La trama. Una nuova colata di cemento si abbatte sull’Italia, a partire dalla Liguria. Castelli, ex fabbriche, conventi, colonie, ex manicomi, ospedali: tutto si può “riqualificare”, parola magica che nasconde ben altro. Politici locali e nazionali, di destra e di sinistra, imprenditori, alti prelati, banchieri, siedono contemporaneamente in più consigli di amministrazione e si spartiscono cariche pubbliche, concorsi, appalti, finanziamenti. Allo scopo servono anche associazioni culturali o in difesa dell’ambiente, appuntamenti gastronomici, feste e premi. La Liguria sta coprendosi di quasi tre milioni di metri cubi di cemento e se non c’è più posto a terra, si prova sul mare, costruendo nuovi porti per decine di migliaia di posti barca. Non mancano neppure i grattacieli, opera di architetti prestigiosi (Bofill e Fuksas a Savona, Consuegra ad Albenga) che hanno messo da parte qualsiasi scrupolo paesaggistico. Parlando di cemento e di piani regolatori, si arriva necessariamente a parlare della mancanza di regole di una classe dirigente in bilico tra l’imbroglio, la trama del sottogoverno e l’interesse personale. Ma non tutto è perduto, c’è chi si batte e ottiene risultati sorprendenti. Basta cominciare dal basso.
Giudizio. Il libro impone riflessioni serie e decise che comportano una netta presa di posizione. Dati alla mano, gli autori sembrano muoversi all’insegna dell’oggettività e onestà intellettuale, mettendo in dubbio anche le loro considerazioni, qualora qualcuno fosse in grado di smentirle. Ne emerge un quadro ligure preoccupante che finisce per richiamare la realtà nazionale, sempre più degradante e priva di etica, dove solo la legge del guadagno e del mercato sembrano avere seguaci. Da leggere, per comprendere come la Liguria sia prefettamente lo specchio del nostro paese. In tutte le sue contraddizioni. Consigliato.
Il partito del cemento, di Marco Preve e Ferruccio Sansa, Chiare Lettere.