Titolo: l’Ultima Notte
Autore Giacomo Battara
Casa Editrice: Minerva Edizioni Bologna
Pagg.: 227
La trama. Martin lavora come ascensorista dell’ Empire Hotel a New York, nel turno di notte. Il suo bunker metallico, come lui lo chiama, lo accoglie nel più assoluto anonimato come anonime sono le esistenze di coloro che Martin accompagna chissà dove e per chissà cosa. Pochi sguardi, fuggenti e fuggevoli dei traghettati gli bastano però per capire le loro storie, il loro destino sui quali egli ricama i suoi pensieri.
Martin divide la sua vita con Dolores, una donna amata e desiderata cui un tempo era unito da una passione trovolgente, da un amore che sembrava fosse distinato a durare per sempre. Tuttavia i turni di notte sfasano la giornata e non consentono gli incontri e il dialogo, minano la complicità del rapporto e la fiducia reciproca, alterano lo status mentale e affettivo ingenerando una stanchezza che è anche stanchezza per una vita che non si vuol più vivere, nella sua scansione metronomica di giorni tutti uguali.
Una notte la vita di Martin subisce una svolta imprevedibile e tragica quando accompagnerà in ascensore un uomo che, visibilmente alterato, fugge da una stanza dove si sono uditi degli spari. Da qui Martin inizierà una caccia a colui che ritiene responsabile di un omicidio che lo sconvolge. E il suo mondo verticale si trasforma in orizzontale dove il percorrere le strade alla ricerca spasmodica e affannata dell’uomo che ha commesso quel crimine diventa per lui l’unica ragione di vita.
Il vagare senza meta apparente per New York per giorni mesi anni con l’ossessione che gli mangia l’anima e lo divora insaziabile, in un costante dialogo con se stesso, denso di contraddizioni negazioni e conferme alla ricerca di spiegazioni che non esistono.
Difficile riannodare i fili della propria esistenza nel loro sfiorarsi tragico e sublime sullo sfondo di una città crepuscolare e allucinata dove si annullano le differenze in un non colore che opacizza animi e cose.
Giudizio. Protagonista assoluto del racconto dallo stile crudo e minuzioso che procede inesorabile verso l’epilogo è la solitudine che condanna gli uomini, il loro dolore mai riconosciuto, inesprimibile e mai elaborato.
A cura di Maria Irene Cimmino