Esistono dei romanzi avvolgenti grazie al calore che solo certe immagini sanno riprodurre,
Viviana Picchiarelli
esistono delle storie capaci di restarti dentro con quel sapore dolce amaro che solo certi eventi hanno il potere di evocare, esistono dei racconti di vita vera in grado di tenerti sospesa generando quell’effetto di straniamento spazio temporale che solo certi squarci di una quotidianità autentica e ormai tramontata hanno la forza di creare. “La Bottega della Sarta” è uno di quei romanzi. Uno scritto delicato e prezioso quanto feroce e crudele è lo sfondo su cui si muovono i personaggi. Santa Maria degli Angeli (Assisi). Tra il 1941 e il 1945. Anni cruciali, spartiacque tra un prima, strenuamente ancorato alle tradizioni, e un dopo, irrimediabilmente mutevole. La storia, quella che poi sarà sui libri e di cui oggi siamo figli, irrompe nel microcosmo della realtà angelana dei primi anni quaranta del secolo scorso. L’Italia che entra in guerra, il conflitto in Albania, l’armistizio dell’otto settembre, il passaggio del fronte, i campi di concentramento.
Una storia corale che ha, però, il suo fulcro nella vicenda personale di Vittoria, la sarta della bottega del titolo, giovane sposina che dopo solo quindici giorni di matrimonio vede il marito Francesco partire per l’Albania. Da lì in poi tutta la sua vita e quella dei personaggi che la circondano sarà scandita dal rincorrersi degli eventi di guerra e delle ripercussioni degli stessi su un quotidiano che si cerca di vivere, per quanto possibile, mantenendo un barlume di normalità.Ed è proprio questa normalità che viene descritta nei gesti precisi con i quali Vittoria misura, taglia, imbastisce e cuce. Ed è ancora la normalità che si riscontra nei momenti in cui Vittoria, impasta, intride, cuoce, stempera. La consuetudine e la semplicità di una vita genuina, nonostante le ristrettezze imposte dalla guerra, come difesa dalle brutture di un conflitto, terminato il quale niente sarà più come prima. “Io penso che normali non si torna più! Però dobbiamo accontentarci! Siamo vivi e siamo insieme!” Tante le tematiche forti che questo libro ci regala. La donna, la sua forza. In ogni epoca La famiglia, àncora di salvataggio. Da riscoprire La fede, compagna dell’esistenza. Per riflettere La memoria, valore imprescindibile. Per non sbagliare. Quadri di vita paesana e contadina nella pellicola in bianco e nero della guerra.
Amneris Marcucci è nata a Città di Castello nel 1951, ultima di sette figli. Compiuti gli studi al Liceo Plinio il Giovane, si è laureata in Lettere presso l’Università di Perugia all’età di ventitré anni. Nello stesso anno si è sposata con l’uomo della sua vita e si è trasferita a Santa Maria degli Angeli dove attualmente vive e lavora come insegnante presso il Liceo Scientifico di Assisi. Dalla madre dice di aver ricevuto il dono della fede e un forte senso della Provvidenza che ha provato a trasmettere alle sue tre figlie. Si è formata in ambiente cattolico a stretto contatto con i frati francescani; ai tempi del Liceo è stata molto importante per lei l’esperienza della Gioventù Studentesca; è Terziaria francescana. Dell’autrice sono stati pubblicati un libro di poesie “Il profumo del tempo” (Ed. GESP Città di Castello 2004) , “Nonna Clelia ed altri racconti” (Ed. GESP Città di Castello 2004) ed il romanzo “ Primule e carrarmati correva l’anno 69” ” (Ed. GESP Città di Castello 2007) . Restano inediti i testi teatrali che l’autrice ha curato per varie attività scolastiche ed extra.
Viviana Picchiarelli