La crisalide nel fango è il romanzo d’esordio di Matteo Viviani e innegabile ed evidente è la contaminazione professionale dell’autore sul romanzo. Noto come inviato de Le iene, ma con un passato davvero multiforme che vede tra le sue varie esperienze anche il maestro d’arte e disegnatore orafo, Viviani ha senz’altro interiorizzato alcune delle realtà più angoscianti e morbose con cui ha avuto contatto attraverso la sua carriera nel celebre programma d’inchiesta e le ha tradotte in un romanzo feroce, pulp, a tratti brutale.Le voci narranti sono tre, una è quella di Alessandro Hintergran, trentenne di origine svizzera che si trasferisce a Milano per intraprendere la carriera di scrittore ma che, tuttavia, non fa altro che vivacchiare nel vizio e in un vita dissoluta; al suo punto di vista si alterna quello di Raffaele Caneschi, impiegato delle Poste anonimo e frustrato dalla vita su cui cerca selvaggiamente una rivincita. La terza voce è anonima e delirante ma è il legame tra Alessandro e Raffaele, un legame folle è oscuro che traccia il destino anche di Sonia, adolescente eterea e pura, sorprendentemente alienata dalla realtà.La scrittura è scorrevole, veloce, con numerosi dialoghi (cosa si cui tuttavia non vado proprio pazza in generale), a tratti decisamente molto cruda, senza alcuno scrupolo nel turpiloquio, che credo rappresenti una scelta volontaria dell’autore, nell’intenzione di tratteggiare la durezza e lo squallore in cui vivono i personaggi, stagliati in una grigia periferia milanese.Penso potrebbe piacere a chi ama il genere noir fatto di vicende aspre, morbose, così lontane dalla quotidianità ma al contempo così vicine, così come in Come di comanda di Ammaniti o Trilogia della città di K. di Kristof; sono realtà che non vorremmo vedere ma da cui non riusciamo a distogliere lo sguardo, attirati dall’orrore tanto quanto dalla bellezza.Post realizzato in collaborazione con BloggerItaliaMagazine Lifestyle
La crisalide nel fango è il romanzo d’esordio di Matteo Viviani e innegabile ed evidente è la contaminazione professionale dell’autore sul romanzo. Noto come inviato de Le iene, ma con un passato davvero multiforme che vede tra le sue varie esperienze anche il maestro d’arte e disegnatore orafo, Viviani ha senz’altro interiorizzato alcune delle realtà più angoscianti e morbose con cui ha avuto contatto attraverso la sua carriera nel celebre programma d’inchiesta e le ha tradotte in un romanzo feroce, pulp, a tratti brutale.Le voci narranti sono tre, una è quella di Alessandro Hintergran, trentenne di origine svizzera che si trasferisce a Milano per intraprendere la carriera di scrittore ma che, tuttavia, non fa altro che vivacchiare nel vizio e in un vita dissoluta; al suo punto di vista si alterna quello di Raffaele Caneschi, impiegato delle Poste anonimo e frustrato dalla vita su cui cerca selvaggiamente una rivincita. La terza voce è anonima e delirante ma è il legame tra Alessandro e Raffaele, un legame folle è oscuro che traccia il destino anche di Sonia, adolescente eterea e pura, sorprendentemente alienata dalla realtà.La scrittura è scorrevole, veloce, con numerosi dialoghi (cosa si cui tuttavia non vado proprio pazza in generale), a tratti decisamente molto cruda, senza alcuno scrupolo nel turpiloquio, che credo rappresenti una scelta volontaria dell’autore, nell’intenzione di tratteggiare la durezza e lo squallore in cui vivono i personaggi, stagliati in una grigia periferia milanese.Penso potrebbe piacere a chi ama il genere noir fatto di vicende aspre, morbose, così lontane dalla quotidianità ma al contempo così vicine, così come in Come di comanda di Ammaniti o Trilogia della città di K. di Kristof; sono realtà che non vorremmo vedere ma da cui non riusciamo a distogliere lo sguardo, attirati dall’orrore tanto quanto dalla bellezza.Post realizzato in collaborazione con BloggerItaliaPossono interessarti anche questi articoli :
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