Ombre diffuse, di Andrea Ribezzi, Luglio Editore.
La trama. Massimo Ravera è di nuovo sulla scena: il poliziotto anticonformista dalla cocciuta testardaggine investigativa e dai rapporti esuberanti con le donne e i superiori, ci conduce in una Trieste di metà anni ’90, che ristagna, sonnolenta, nel facile perbenismo.
La morte di uno scienziato egiziano del Centro di Fisica Teorica di Miramare, le rotte internazionali dei traffici illeciti e gli ambienti dello spaccio di droga e della prostituzione, sono gli scenari dove si troverà a indagare stretto dalle spietate, per lui inspiegabili, procedure d’apparato. Ma, come spesso accade, nulla è come sembra: parallelamente alla morte dello scienziato si innescano una serie di avvenimenti che, partendo da presupposti diversi e lontani, finiranno poi per trovare una convergenza. Ravera, riappropriandosi della veste che maggiormente gli si addice, e accettando malvolentieri le rigide regole imposte dalle indagini ufficiali, scopre un vaso di Pandora dagli sviluppi imprevedibili in un mondo dove tutti hanno qualcosa da nascondere. Si lancia come sempre a capofitto nell’inchiesta che si addentra nel sottobosco della prostituzione e dello spaccio di stupefacenti e coinvolge anche i traffici illeciti internazionali e i servizi segreti della ex Jugoslavia.
Giudizio. L’ analisi a volte spietata del male si accompagna ad una spasmodica ricerca della verità, là dove molti fingono di non vederla. La trama, in linea con le vicende narrate, prende vita in una Trieste minore, per nulla iconografica, lontana dagli sfavillii e dalle immagini da cartolina; grazie alla forma dialogata, le persone si svelano lentamente al lettore con le parole e i gesti, in tutta la loro umanità e le loro miserie. Figura centrale del racconto è ancora una volta il nonno Settimo che rientra da protagonista come memoria storica e per sostenere il nipote nei momenti più difficili: un confronto/incontro generazionale dal forte valore simbolico per imparare a mitigare le esuberanze con saggezza e umiltà e soprattutto a coltivare l’arte del dubbio. Libro consigliato, per gli amanti del giallo, ma non solo.
A cura di Maria Irene Cimmino