Published on luglio 7th, 2014 | by radiobattente
0Poteva essere una strage: un inizio ironico (nel senso che ironizza sul fascino per le tragedie di certo giornalismo), ma non molto distante dalla realtà.
Il crollo del viadotto Petrulla, lungo la strada a scorrimento veloce Licata-Ravanusa, ha avuto il “felice” bilancio di soli 6 feriti, nessuno per fortuna in gravi condizioni.
Le ferite però sono molte altre; questa zona non è nuova infatti a crolli.
Nel 2009 la strage era stata sfiorata lungo la strada a scorrimento veloce Caltanissetta-Gela (e non sullo stesso tratto di strada come riportato da alcuni quotidiani); anche in quel caso “solo” feriti, oltre che tanti disagi.
Anni prima era toccato invece a un altro viadotto, sito in territorio di Licata lungo la S.S. 115, a balzare agli onori delle cronache, in quel caso non per un crollo ma per un cedimento. Nessuna vittima ma tanti incidenti di lieve entità.
In quel caso ci sono voluti “appena” 5 anni per riportare tutto nella norma, tempistica di poco inferiore per riparare il crollo lungo la Gela-Caltanissetta. Inevitabile a questo punto chiedersi tra quanto sarà ripristinata la viabilità lungo questo tratto, considerando che in Sicilia (ma in tutto il Sud Italia in generale) i tempi di realizzazione delle opere subiscono sempre lievitazioni economiche e temporali.
Ma ci sono altre opere finite nel mirino della magistratura negli anni passati: un esempio è dato dalla galleria lungo la strada per Riesi, realizzato a quanto pare con cemento depotenziato.
E di cose se ne dicono tante; si dice che il cemento è il business della mafia, così come si dice che le opere non vengono realizzate a regola d’arte. Si dice che i controlli latitano.
Tre viadotti crollati in meno di dieci anni sono un messaggio chiaro che qualcosa non va.
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