- il dipendente va avvertito, verbalmente, che l’azienda non è per nulla soddisfatta delle sue prestazioni e che, persistendo tale situazione, potrebbe venir considerata anche un ipotesi d’interruzione del rapporto di lavoro;
- vanno aumentati i controlli sugli aspetti dell’attività che sono sotto scrutinio, prestando attenzione che ciò non diventi motivo di discriminazione; i controlli devono essere mirati sugli elementi che stanno provocando la deviazione;
- va sospeso qualunque intervento a favore dell’individuo come singolo, sia di natura formativa, motivazionale ed, ovviamente, economica.
Si comprende, di conseguenza, ciò che si deve fare, quando si sia arrivati alla decisione di procedere con il licenziamento di un dipendente:
- l’allontanamento non può essere deciso ed effettuato dall’oggi al domani;
- il dipendente, nel periodo d’osservazione, non va sottoposto ad azioni discriminatorie, né ad atti che possano essere interpretati come mobbing strategico;
- il licenziamento di un dipendente prevede una pianificazione strategica aziendale e tattiche che i capi devono condividere con altre figure aziendali; vi sono condizioni di età anagrafica, contribuzione utile ai fini della pensione e tipo di deviazione che, strategicamente, possono indicare quale processo scegliere tra i tre metodi con cui si possono risolvere i rapporti di lavoro: dimissioni forzate del dipendente, risoluzione consensuale del rapporto e, infine, licenziamento. Il funzionario od il consulente di risorse umane è colui che deve dare un indirizzo in questo senso.
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