Magazine Media e Comunicazione

Lie to me: una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.

Creato il 07 luglio 2010 da Valentediffidente
Lie to me: una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.La settimana scorsa, causa il caldo torrido e afoso, ho acceso il condizionatore e mi sono piazzato seminudo sul divano in sala. Ho acceso il tivvì e ho iniziato a fare zapping. Su Fox, un canale Sky, mi sono imbattuto nel viso enigmatico di uno dei miei attori preferiti: Tim Roth. Per chi non lo conoscesse, consiglio assolutamente di guardare Rosencrantz e Guildenstern sono morti, Le Iene e/o La leggenda del pianista sull'oceano. In un altro post devo assolutamente parlarvi anche di Zona di Guerra (1999) un film durissimo del quale è regista.
Torniamo a me che faccio zapping e mi trovo faccia a faccia con Tim. Io non amo le serie tv. Non è un atteggiamento snob, anzi. E' una questione di metodo. Le serie tv le percepisco come libri che puoi leggere per metà, per poi attendere l'anno successivo per sapere se termina o continua. Sono state tante quelle che mi hanno coinvolto: Deadwood, Lost, Heroes, Frasier, Californication, Il mio nome è Earl. Il problema è che il mio corpo manca dell'enzima che gli permette di concentrarsi e allinearsi alla loro tempistica. L'unico modo che ho per seguire una serie tv è aspettare che finisca, procurarmi il dvd e guardarmela in full-immersion.
Così mi sono imbattuto in Tim Roth e Lie to me. E' la storia di uno studioso di linguaggio del corpo esperto in microespressioni. Gli episodi sono girati molto bene, i dialoghi sono molto ben costruiti e le storie, di ottima qualità, sono supportate anche da filmati e documenti fotografici di processi e avvenimenti reali. Se state pensando che è una buffonata, posso solo dirvi che il tutto ha delle notevoli basi scientifiche, poste sul lavoro di Paul Ekman, notissimo psicologo statunitense professore di psicologia al Dipartimento di Psichiatria dell'Università della California. Il tutto parte dalla scoperta che alcune espressioni del visto, che trasmettono le emozioni, non hanno una determinazione culturale ma sono universali nella cultura umana. In poche parole, come aveva già detto Darwin, le emozioni (rabbia, vergogna, dolore, disprezzo, ecc...) si tramettono in quelle che si chiamano microespressioni e sono un patrimonio comune a tutta l'umanità. La fortuna ha voluto farmi imbattere proprio nel primo episodio della prima serie. E' stato un contagio immediato e mi sono dovuto procurare tutti gli episodi. La prima serie è volata via in un attimo. La cosa assurda, che sconfina nel patologico, è che ho iniziato a prendere appunti sulle microespressioni e l'altra sera ho fatto un esperimento. Ho registrato il discorso di un politico in tv e me lo sono riguardato al rallentatore. Se prendo per buono quello che ho imparato da Lie to me, il politico in questione, non stava mentendo... stava solo recitando il discorsetto a memoria senza, per altro, credere a quello che stava dicendo. Inutile aggiungere che ne consiglio caldamente la visione, non di Gaspar.. ops!, di Lie to me. Se volete fare 30 bé, fate 31 e guardatevelo in lingua originale. Poi tornate qui e ditemi che ne pensate e non provate a mentirvi... vi smaschererei senza problemi!!
http://feeds2.feedburner.com/PiccoleVitalitDiUnaMorteQuotidiana

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :