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Lifeless Planet – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 14/07/2014

Cover Lifeless Planet

PC Pegi 12 TESTATO SU
PC

Genere: , , Piattaforma

Sviluppatore: Stage 2 Studios

Produttore: KISS ltd

Distributore: Lace Games

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 06/06/2014

Lifeless Planet – Recensione PC

EUR 15,38

VISITA LA SCHEDA DI Lifeless Planet

Pro-1Intriga e stimola l'esplorazione, anche grazie a una trama interessante... Contro-1… Che però perde pezzi per strada, ma risale la china grazie a un bel finale

Pro-2Ambientazioni non prive di fascino... Contro-2… Ma il comparto grafico lascia a desiderare

Pro-3Suoni ed effetti atmosferici d'impatto Contro-3Alcune fasi di gioco poco ispirate e prezzo di lancio elevato

Stage 2 Studios vi dice niente? E David Board? Sono il team di sviluppo e lo sviluppatore principale di Lifeless Planet che, per parole proprio di quest’ultimo, “è più di un videogioco”. Intesa come espressione creativa di un qualcosa che ispiri forti sensazioni e come la culminazione di anni di esperimenti e ambizione, David col titolo di cui andremo a parlarvi quest’oggi aveva intenzione di proporci qualcosa di diverso da quello che oggigiorno producono i grandi sviluppatori e pubblicano i grandi publisher – in parte riuscendoci – e per farlo ha creato qualcosa di unico e di inaspettato. Allo stesso tempo, utilizzando quanti più tools a sua disposizione per ridurre lo spesso enorme gap tecnologico che separa le produzioni indie da quelle ritenute dalla massa solitamente più importanti.

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UNA SEMPLICE MISSIONE, UNA INCREDIBILE SCOPERTA

L’ascesa degli indie è sotto gli occhi di tutti, così come l’importanza che ormai ricoprono nel settore, proponendoci chicche e novità che i grandi sviluppatori e le grandi aziende di pubblicazione diffidano nel rilasciare con grande frequenza, temendo per il futuro delle loro serie più riuscite, che vendono e continuano a macinare record di vendite così come sono, afflitte da problematiche ormai croniche, indietro tecnologicamente e chi più ne ha ne metta. La più grande sfida degli indie, oltre a quella di arrivare sul mercato – situazione che oggi è notevolmente migliorata grazie alle tantissime piattaforme digitali che si prestano a questo scopo – è spesso quella di raccontare, farci vivere e respirare un tipo di esperienza che si discosti quanto più possibile dal “già visto”; Lifeless Planet rientra proprio in questa categoria. Sfruttando location di gioco aliene, desolate e a noi sconosciute, gli sviluppatori ci gettano in pasto ad un mondo che ci riserverà più d’una sorpresa nel corso delle circa cinque ore necessarie per giungere ai titoli di coda; ore che andranno a comporsi perlopiù di fasi esplorative, senza rinunciare a fasi platform e puzzle, come analizzeremo più approfonditamente a breve, mentre la storia (che inizialmente sembrerebbe quasi non esserci) prende forma, diventa interessante, per poi mostrarsi banale, quindi ancora una volta intrigante, per i risvolti che la produzione di Stage 2 Studios ci riserva nel corso del finale.

Nei panni di un solitario astronauta americano su di un pianeta apparentemente deserto e arido, il compito da portare a termine sarà quello di andare alla ricerca del nostro equipaggio. Superate le prime fasi, molto semplici per giunta, entreremo a conoscenza di alcune meccaniche, come quella del livello di ossigeno variabile, che ci costringerà con frequenza irregolare nel cercare stazione di rifornimento, in modo da evitare il soffocamento per proseguire le nostre ricerche e perlustrazioni. Questo finché compare una piccola comunità filorussa davanti ai nostri occhi, un villaggio abbandonato, ma che ci fa ben sperare sulla presenza di altri umani – vivi e vegeti – su quel maledetto pianeta pieno di sabbia e rocce, maestosi rilievi montuosi e vulcani in attività, che vanno a costituire le location di gioco. In realtà, è proprio qui che inizia la nostra avventura: realizzata e superata la perdita di un componente della nostra spedizione, troveremo lungo il nostro cammino tutt’una serie di registri di dati sparsi all’interno del mondo alieno, che ci daranno spunti e dettagli sulla storia di quel pianeta, sugli scopi dei russi a riguardo e, pian piano, sulla razza aliena al centro del progetto, soprattutto di quel portale che ha permesso loro di comunicare e spostarsi attraverso mondi diversi; mondi distanti anni e anni luce, che allo stesso modo hanno dovuto subire i drastici cambiamenti apportati dalla razza umana, nel tentativo di rendere quei luoghi abitabili, quindi colonizzarli, per stabilire un nuovo inizio, lontano dal pianeta Terra. Il titolo, che si svolge intorno agli anni ’70, si pone a cavallo tra un classico titolo esplorativo – il riferimento ideale potrebbe essere proprio Dear Esther – e un puzzle/platform dalle meccaniche molto basilari e non particolarmente originali. Sono proprio queste, la qualità sempre piuttosto banale dei puzzle ambientali da risolvere e ad una trama con alti e bassi, che il titolo non riesce ad essere più di quello che ci aspettavamo in un primo momento; nonostante ciò, la voglia di andare avanti e svariati collezionabili, dai minerali ai dossier scritti, aiutano a raggiungere senza intoppi il finale del racconto, per onor di cronaca molto bello, che potrebbe benissimo estendersi ben oltre le circa cinque ore richieste per una prima run piuttosto veloce. Una longevità comunque di tutto rispetto tenendo conto delle peculiarità del videogioco, che non ci sentiamo di criticare a priori, nonostante il prezzo di lancio di circa venti euro e la sola localizzazione in inglese potrebbero rappresentare due aspetti negativi per molti appassionati videogiocatori del Bel Paese.

Peccato per la mancanza di mordente nelle fasi puzzle, così come per l’inserimento di features che a lungo andare appaiono appena abbozzate e mal sfruttate; parlavamo del livello di ossigeno, che andrà in riserva soltanto in tre/quattro situazioni di gioco, ossia quando dinnanzi a noi si parerà davanti una stazione di rifornimento. A tal proposito, non sarebbe stato meglio sviluppare un’interfaccia dedicata per questa situazione, tenendo anche in considerazione che proprio l’interfaccia di gioco è praticamente quasi inesistente? E lo stesso dicasi per il braccio meccanico di cui entreremo in possesso, praticamente utile solo ed esclusivamente per “cliccare” su tasti speciali di porte e strutture aliene; e ancora, le riserve utili per potenziare il nostro jetpack – che di base ci permetterà di eseguire solo due salti in sequenza – in modo tale da superare grosse distanze tra le piattaforme poste in quello che potremmo definire come un “sentiero” verso la conoscenza. C’è tanto che può essere legato al concetto di “superficialità” e in fin dei conti è un grosso peccato considerando che le location di gioco – in generale il mondo alieno ricreato – sono state realizzate in maniera brillante, ben pregne di un’atmosfera aliena e inquietante, e tempeste di polvere e sabbia che vanno ad alternarsi al ciclo giorno/notte, ampliando l’immersione delle fasi giocate e il senso di isolamento costante a cui si è costretti, nel bene o nel male. Inevitabilmente, un mondo di gioco così vasto, anche se avrete a che fare con un’esperienza di gioco piuttosto lineare, porta qualche problema con sé: ci riferiamo a sporadici bug o alla qualità molto povera delle texture che nel dettaglio e più da vicino fanno sfigurare il gran lavoro compiuto dagli sviluppatori sul mondo di gioco, ma che nel complesso, anche grazie a effetti sonori e ad un accompagnamento minimalista, rendono il risultato apprezzabile, soprattutto nella realizzazione di scorci e skyline non prive di fascino.

Lifeless Planet – Recensione IN CONCLUSIONE
Tra la gran quantità di titoli indie rilasciati recentemente, Lifeless Planet è uno dei più interessanti per trama e ambientazioni di gioco, peccato che tutto questo finisca ben presto per infrangersi contro le barriere innalzate da un basso budget di sviluppo e da un po' di superficialità degli sviluppatori stessi, che hanno forse inserito più feature di quante ne servissero in un titolo prevalentemente esplorativo. Perché se la loro volontà era quella di fornire al videogiocatore un'esperienza diversa, oltre che solitaria, lo scopo è stato certamente raggiunto anche grazie a location suggestive e aliene; tuttavia, in ambito gameplay a parte le fasi platform c'è poco da salvare: i puzzle appaiono banali e atti a smorzare esclusivamente le lunghe esplorazioni, mentre altre feature sono a malapena abbozzate e di nessuna utilità in un tipo di esperienza come questa. ZVOTO 6
Voto dei lettori6.5
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