And I stare to you while, with sleepy lips, you smile to the sleep,
while the light rises lazy in our universe
of small, gold letters and bright green.
A childlike candor didn’t leave your face,
at the same time so young, and a thousand years old.
Deep eyes, like water,
like the cobalt and gray waves of the North Sea.
Simplicity of the heart,
reddened envy of the less pure ones,
who can not reach you.
Echoes of distant pain flag themselves in your wry, bitter smile
oh tell me, my love, about the dark crowd that betrayed, killed and humiliated you.
Tell me about that senseless witch hunt,
and then forget.
Forget everything.
Let remain nothing else than the dawn’s spun light ,
beaded by dewy crystals on the edge of our doorstep.
Let no other perfum that your skin in my skin,
and my red curls on your strong arms.
Hold me, as you know,
with those huge, vigorous hands
with which you could easily twist my white neck,
but they wrap me with the same attention
as if would be wrapping a goldfinch.
And you whisper to me: my, my baby, my wren, my little creature,
essence of any good and delicacy;
And for you I’m, at the same time,
innocent Lolita and ruthless wolf.
Never defeated, never won, never given up.
And your perfection, that you throw to me to cover my shoulders,
has the same consistency of the tunics of triumph
that cover the limbs of Artemis, Freedom and Victory.
On the rainy days, in the park, you see me as Diana,
crowned queen of the deers, and of all the beasts of the creation.
And I’m sure that in your innocence all these names,
you do not know them at all;
but their essence, poetic reverb of sublime,
shines from you like the most obvious thing.
And here is your magic, in the expression of the wonderful
unadulterated, uncontaminated
as it was at the beginning of time, at the beginning of everyone of us;
It shines gilded from your face,
and more precious than any gold,
illuminates the universe all around.
E ti fisso mentre con le labbra addormentate sorridi al sonno,
mentre la luce sorge pigra nel nostro universo
di piccole lettere d’oro e verde smagliante.
Un certo candore infantile non ha lasciato il tuo volto,
allo stesso tempo tanto giovane, e vecchio di mille anni.
Occhi profondi come acqua,
come le onde grigie e cobalto del mare del Nord.
Semplicità del cuore,
invidia arrossata dei meno puri,
che non sanno raggiungerti.
Eco lontante di dolore si smorzano nel tuo sorriso ironico, amaro
oh narrami, mio amore, della scura schiera che ti tradì, uccise, umiliò.
Raccontami di quell’insensata caccia alle streghe,
e poi dimentica.
Dimentica tutto.
Lascia che non resti altro che la luce filata dell’aurora,
imperlata di cristalli rugiadosi al limitare del nostro uscio.
Lascia che non resti altro profumo che la tua pelle nella mia pelle,
e i miei riccioli rossi sulle tue braccia forti.
Stringimi, così come sai,
con quelle mani enormi, vigorose
con cui potresti facilmente torcere il mio candido collo,
ma che mi avvolgono con la stessa attenzione
che se stringessero un cardellino.
E mi sussurri: mia, mia piccola, mio scricciolo, mia creaturina,
essenza d’ogni bene e delicatezza;
E per te io sono, allo stesso tempo,
innocente Lolita e spietato lupo.
Mai sconfitta, mai vinta, mai arresa.
E la tua perfezione, che mi getti addosso per coprirmi le spalle,
ha la stessa consistenza delle tonache del trionfo
che vestono le membra di Artemide, Libertà e Vittoria.
Nei giorni di pioggia, nel parco, mi vedi come Diana,
signora incoronata dei cervi, e di tutte le bestie del creato.
E sono certa che nella tua ingenuità tutti questi nomi,
tu non li conosca affatto;
ma la loro essenza, riverbero poetico di sublime,
risplende da te come la più ovvia delle cose.
E qui sta la tua magia, nell’espressione del meraviglioso
non adulterato, non artefatto
così come lo era all’inizio del tempo, all’inizio di ognuno di noi;
Risplende dorato dal tuo viso,
e più prezioso di qualsiasi oro,
e illumina l’universo tutto intorno.