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Peccato davvero, le premesse per una serie tv cult c'erano tutte. Ammettiamolo, di storie di pugilato in questi anni ne sono state riprodotte davvero a bizzeffe in ambito cinematografico, l'ultimo esempio agli oscar di quest'anno: "The Fighter". E la maggior parte di questi con risultati eccellenti (Million dollar baby, per citarne uno). Questo perchè la boxe ha un fascino unico che si adatta perfettamente alla poesia di un film,soprattutto il tipo di film all' "americana": sogno- sacrificio-debutto-riscatto-trionfo (rigorosamente in quest'ordine). Ma,chi come me, si innamora perdutamente dei protagonisti di queste bellissime storie di rivincita personale, avrà sicuramente accolto con gioia la notizia che sarebbe stata realizzata una serie tv (stile one-man show) incentrata interamente sulla vita di un pugile, per analizzarne tutti gli aspetti della vita quotidiana, religiosamente e indissolubilmente collegati alla disciplina della boxe. Si,perchè l'elemento più evidente di Lights out, è proprio il pugilato. Un combattente rimane prima di tutto un pugile, dentro e fuori dal ring.
Il nostro protagonista Patrick Leary è prima di tutto "Lights", il suo soprannome pugilistico, con cui lo conoscono tutti, e solo per sua moglie è Patrick. Nonostante si sia ritirato da cinque anni per volere di Theresa, madre delle sue tre figlie, il fantasma di un suo ipotetico ritorno continua a perseguitarlo,soprattutto perchè la situazione economica in casa Leary comincia a vacillare e il nostro fighter escogiterà qualunque mossa (anche andando contro la sua stessa etica) pur di risollevare la sua famiglia, e soprattutto, pur di realizzare il sogno della moglie,desiderosa di diventare medico. Nel frattempo, dovrà anche risolvere i guai del suo scapestrato (anche lui ex pugile) fratello, riuscire a mandare avanti la palestra di famiglia, cercare di non deludere suo padre (ex allenatore) con cui ha parecchie faccende in sospeso, e non finire tra le mani del gangster del quartiere (Rocky vi dice qualcosa?). La trama è molto interessante e articolata, nonostante si imposti essenzialmente su due filoni ben delineati: la vita di Patrick fuori dal ring, e quella di Lights su di esso (perchè sappiamo tutti dopo il primo minuto che Lights tornerà a combattere). è lui il vero fulcro dell'azione,da cui poi si dipanano tutte le altre storie, sempre sotto la sua ombra. La scelta dell'attore (in questo caso Holt McCallany) per questo tipo di serie risulta essenziale, poichè è da lui che dipenderà il risultato. Holt McCallany è decisivo:imbruttito, sporco,massiccio,risoluto, interpretando Lights e allo stesso tempo generoso, affettuoso, protettivo da Patrick.
Anche il resto del cast è sorprendente: soprattutto Pablo Schreiber (che qualcuno di voi avrà già visto in The Wire e in The Manchurian Candidate) e Catherine McCormack (Theresa), che interpreta un personaggio forte, decisivo, e non la classica ombra, ruolo molto spesso riservato alle compagne dei pugili (come Adriana in Rocky).
La lista non si fermerebbe qui, tutti gli attori sono degni di nota. Lights out non è composto solo da un'ottima recitazione: di certo la sceneggiatura non è sbalorditiva ma è l'atmosfera che cattura.
Un'atmosfera violenta, violenza mai esplicita (non ci sono delle scene particolarmente cruente) ma brutale nella mentalità, nei giochi di potere, nelle logiche di un mondo (quello pugilistico) sempre sfruttato fino all'osso, senza averne il giusto riconoscimento. Un mondo duro che si contrappone invece alla vita familiare, dove un pugile smette anche solo per un momento i panni del combattente, e indossa quelli di uomo. Ma è proprio l'uomo a pagare gli scotti del pugile e viceversa. Infatti nonostante questa dicotomia netta ed evidente, tra la vita sul ring e quella fuori, i due mondi finiscono per mescolarsi non in un amalgama fluido, ma in un impasto pieno di grumi, di contraddizioni, di sofferenze. Lights out mette a nudo questi giochi di luci e ombre in un affresco che accoglie tutti i dettagli della tradizione pugilistica (non sono certo dinamiche nuove quelle rese,a partire anche dalle origini irlandesi della famiglia Leary) ma le amplia e le stende con pennellate ora pastose ora leggere. Un prodotto che qualunque appassionato di boxe e qualunque amante delle serie tv sui generis vorrebbe vedere. Forse non sarà un capolavoro ma il finale amaro e adrenalinico, la colonna sonora, molte scelte registiche e l'atmosfera cupa (tanto da sembrare HBO e invece siamo su FX) rendono Lights Out una serie tv assolutamente da consigliare.
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