In attesa della primavera, niente di meglio che "immergersi" nei profumi della macchia mediterranea di un'area di grande impatto paesaggistico, da Camogli a Santa Margherita Ligure. Lo zaino che ci si mette sulle spalle è il fardello di cui bisogna farsi carico per entrare in una dimensione paradisiaca, oltre a quello della lunga fatica dell'inerpicarsi su gradoni impervi. Si sale a poco a poco costeggiando il Rio Gentile, fra muretti a secco, in mezzo a una fitta vegetazione di pini, cipressi e tanti ulivi che con le graziose cappellette votive ricordano la dolorosa strada del calvario.
L'abitato di San Rocco, a quota 221 metri, si affaccia sulle propaggini occidentali dello splendido Promontorio di Portofino, ed è affiancato da due agglomerati di vetuste casette, Poggio e La Mortola, da cui ci si inoltra su un sentiero a fondo naturale che conduce nel fitto bosco. Ci si accorge di un progressivo chiarore che riscalda gli umori, in una giornata iniziata con il cielo terso, a quota 610 metri, da cui si scorge la sommità del Monte Portofino.
Il sentiero principale contorna a mezza costa il promontorio, passando per i "bunker", sopra Punta Chiappa e il Passo del Bacio. Un percorso altimetrico piuttosto accidentato ci conduce per circa quattro chilometri alla incantevole Baia di San Fruttuoso, dal vallone del Rio di Cala dell'Oro al Passo del Termine. Alcuni di noi preferiscono raggiungere la più agevole località di Pietre Strette, dove si ergono alti blocchi di conglomerato in un'oscura pineta. Come naufraghi che approdano su un 'isola miracolosa, percorriamo quasi di corsa gli ultimi tratti per giungere alla spiaggetta sopracitata.
Qualche gruppo di temerari si gode in costume l'intenso calore marzolino, splendidi i riflessi sulla superficie del mare, che riflette i colori dell'azzurro cielo, misti al verde dell' intricata vegetazione. Un gabbiano, spuntato chissà come dall'acqua, zampetta dinanzi, osservando noi camminatori che, liberandoci degli scarponi, addentiamo avidi una gustosa focaccia e, come se ci sorridesse, vola via, forse considerandoci "sportivamente" patetici.
Divoriamo le cibarie proprio dinanzi all' Abbazia dei Doria come novelli pellegrini, prima di proseguire per località Prato fra case sparse, alberi contorti e vigneti. Alcuni scelgono di recarsi a Portofino, fiancheggiando un'osteria con pergolato e la Chiesetta di San Sebastiano, pur se affranti dalla estenuante discesa, ammiriamo gli splendidi scorci panoramici sul Golfo del Tigullio fino a Punta Mesco.
La piazzetta-salotto, incorniciata da variopinte casette in cui sono incastonati lussuosi esercizi commerciali, appare sventrata dai lavori di un cantiere, tutt'intorno bianchi gazebo di venditori artigianali tentano di accaparrarsi l'attenzione degli sparuti turisti in cerca di qualche effluvio di leggendaria mondanità. Breve la sosta che precede il cammino fra piante secolari e lecci facendo incantare lo sguardo sulla Riviera di Levante, mentre si compiono gli ultimi sforzi per giungere a Paraggi, dove si erge il celebre castello e poi si imbocca la salita alle Gave, sbucando dinanzi all'omonima cappella.
Un frettoloso sguardo alla Chiesa della Madonna di Nozarego e alla Cappella della Neve per catapultarci verso il porto di Santa Margherita e successivamente in alcuni luoghi di delizie della graziosa cittadina in cui ritemprarci dopo l'intensa giornata fra le meravigliose perle di Liguria. Ci resterà nel cuore il calore di un ambiente denso di profumi e di colori che si fondono magicamente, e restituiscono il sapore di una vita arcaica che si snoda fra viottoli e carruggi a ridosso dell'argentea distesa marina.
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