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LIMBA: a Fonni la festa è finita

Creato il 20 dicembre 2010 da Zfrantziscu
di Michele Podda
Si, è finita da oltre 10 giorni senza che vi sia stato alcun "iscontzu", e dunque neanche "acontzu", come le cattive cassandre avevano previsto. D'altronde le previsioni erano facili facili: stessi attori, stesso copione, il teatrino non poteva cambiare. Non ho sentito di abbandoni con porte sbattute, di lancio di scarpe verso i responsabili della drammatica situazione della lingua sarda, di condanne clamorose verso il cattivo operato della Regione Sarda in tutti questi anni. I casi sono due:
  1. i partecipanti erano convinti che la Regione, o meglio gli apparati regionali preposti, abbiano operato nel migliore dei modi; in quel caso dovevano ringraziare per l'impegno, la competenza e i risultati raggiunti, ed elargire dei suggerimenti per rendere ancor più felice la situazione;
  2. i partecipanti erano consci e convinti della latitanza della Regione e degli errori commesi: in quel caso dovevano farlo capire in ogni modo a tutti i sardi, e sopratutto "pretendere" assunzione di responsabilità da parte di politici e burocrati regionali, nonchè di impegno, con tempi e modalità prestabiliti, a realizzare le loro proposte/richieste.
Non credo possibile il primo caso: il grido d'allarme, con calde lacrime di coccodrillo, è emerso forte dai responsabili degli Uffici regionali e dai politici, i quali come abbiamo visto in precedenza, lamentavano " che la lingua resta relegata in zone sempre più ristrette; che anche in quelle zone ristrette, solo il 13% dei bambini ormai parla in sardo con i genitori; che non ci si deve vergognare di essere sardi; che la lingua sarda deve tornare nelle famiglie..." e chi più ne ha più ne metta. Essi stessi ammettono dunque, se ve ne fosse bisogno, che le cose sono messe molto male. Non si è avverato il secondo caso: giornali e televisione non hanno riferito di scontri feroci con accuse gravi rivolte dai partecipanti alla conferenza verso i responsabili del destino ormai segnato della "limba". E non vale la scusa che i mass media snobbano la questione in argomento: le notizie di cronaca le danno comunque, dunque una contestazione quantomeno vivace, per non dire fragorosa, l'avrebbero sicuramente segnalata. Non si è sentita "una mosca volare", come si diceva; un silenzio tombale. Non resta che ipotizzare un terzo caso: anche i partecipanti, studiosi e studiati, editori e pubblicati, conferenzieri e convegnisti, soddisfatti comunque di esserci e di rinvigorire i loro rapporti col potere (piccolo certo, ma sempre meglio di niente), si sono appiattiti sulle posizioni "sofferenti" dei responsabili regionali e, enunciate le loro attente analisi e gridati in coro gli auspici più sinceri, non dimenticando di sollecitare più fondi per la lingua, SI SONO SEDUTI, concordando sulla necessità di più frequenti conferenze e convegni sull'argomento. Non tutti forse, ma la gran parte certo; e chi non ritiene che così stiano le cose, si affretti a farlo sapere, in qualunque modo, almeno servendosi della disponibilità di blog come questo, che almeno in parte sopperiscono all'ostracismo messo in atto dai grandi quotidiani dell'isola nei confronti della lingua sarda. Qualcuno dei partecipanti dica chiaro quali sono le difficoltà ad attuare iniziative forti per introdurre il sardo obbligatorio nelle scuole, per difenderlo dall'italiano, per accrescerne il prestigio. Provi qualcuno a riferire, sinteticamente, quali sono state le proposte concrete da parte di singoli partecipanti, quali le conclusive promesse dell'Assessore e del Presidente, quali le CERTEZZE, se ve ne sono. Spero che "i partecipanti" non si risentano per la tirata d'orecchi che qui si vuole significare, perchè colpe ne hanno sicuramente, ma sopratutto perchè IN LORO E' RIPOSTA LA SPERANZA di tutti coloro che credono in una rinascita vera e concreta della limba. E per carità: che nessuno ripeta, in modo affrettato, lo slogan regionale che d'ora in poi saranno i bambini a istruire gli adulti sulla lingua sarda. Perchè allora davvero è finita, "su mundu s'est zirande in cherbeddu".Caro Michele, hai ragione, per quel che può, questo blog supplisce alla disinformazione imperante sulla lingua sarda, imperante ma per fortuna non totalizzante, visto che Sardegna 1 e la Nuova Sardegna non sono distratte. L'Unione sarda, per dire, ha parlato della Conferenza di Fonni in una riga all'interno di un trafiletto su Corte apertas a Fonni e anche la televisione del gruppo non ha certo contribuito ad informare. Ma proprio per questo, la tua invettiva è assai poco fondata. Perché avremmo, noi del solito "teatrino", dovuto rovesciare le sedie e sbattere le porte, visto che l'assessore della Cultura ha fatto proprie gran parte delle proposte di Su Comitadu pro sa limba sarda e del più complessivo movimento linguistico sardo? Per fare esercizi muscolari? O per stare nel solco del qualunquismo secondo cui, tanto, la politica è tutto un magna magna?Chi, come me, non trova affatto appassionante il gioco destra, sinistra, su e giù, ha interesse a vedere se il governo e il parlamento sardi vorranno rispettare le promesse nei confronti della lingua sarda e delle altre lingue alloglotte. L'assessore ha preso impegni assai soddisfacenti e ha illustrato le linee del Piano triennale per la lingua che corrisponde, non in tutto magari, ma in larga parte sì, a quel che anche nella Conferenza di Fonni si è chiesto. Il problema è, semmai, se gli impegni saranno mantenuti. Dire "tanto non ci credo" o, al contrario, "finalmente abbiamo risolto il problema" è infantile. L'atteggiamento più congruo mi sembra sia, come al poker, andare a vedere. Ed è quello che noi del "teatrino" vogliamo fare.PS - Quel che tu dici, che "anche in quelle zone ristrette, solo il 13% dei bambini ormai parla in sardo con i genitori", non è vero. Quel 13% è una media nazionale fra i paesi in cui i bambini sardo parlanti sfiorano il 90% e i paesi in cui i bambini sardo parlanti si avvicinano a zero. E, a costo di dispiacerti, credo sia vero che nei centri in cui i sardo parlanti superano di poco la metà degli abitanti, la speranza di una nuova alfabetizzazione è riposta nei giovanissimi che impareranno il sardo a scuola. Non basterà, sarà necessario che il sardo sia visibile in tutti i contesti, dalle strade agli uffici, dai negozi ai toponimi. Ma questa è la scommessa per il futuro.  [zfp]

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