Perché scrivi?
La classica domanda che mi rivolgono, soprattutto perché il mio trascurabile sito è letto da una manciata di persone.
Porre domande è molto più difficile che rispondere, anche se non sembra. Io potrei vomitare un fiume di parole per tentare di riassumere una rappresentazione che non porterebbe a nulla. Innanzitutto la scrittura è la sintesi grafica della sonorità della lingua. Il nostro modo d’esprimersi, il cosiddetto linguaggio, altro non è che la traduzione di pensieri in modo organizzato per interagire con il mondo circostante.
Per me le parole sono una passione; acquistano significato attraverso la lettura ovvero la loro produzione in testi scritti. Si tratta dell’organizzazione di ciò che penso e che tanto mi unisce e allontana dalle altre persone. Senza esagerazioni è il nesso di una vita, il bisogno di misurare l’invisibile movimento che ci riguarda. Scrivere è l’amabile tentativo di misurarsi con la certezza che dei simboli stampati potranno raccontare solo uno scorcio del mondo. Diventa un preteso per comunicare con gli altri, e con se stessi; un possibile incontro, visto che parlando non è detto ci si comprenda.
Non so quando è nato in me questo desiderio di esprimermi, forse quando sono rimasto deluso o quando sono stato frainteso. Allora comunicare le mie emozioni in un testo, senza affogarci dentro, è diventato un piacere. Poter dire con poche parole qualcosa di così profondo: “Il vero amore è una quiete accesa“.
Magazine Diario personale
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