Lions e Rotary club: una realtà tutt’altro che massonica

Creato il 05 giugno 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

É negli anni sessanta e settanta del novecento che in Italia si diffonde la consapevolezza che per la tutela dei più deboli le azioni di carità da sole non bastano. Per andare incontro ai bisognosi servono anche servizi che incidano sulle fasce più sensibili della comunità. A livello internazionale questa idea nasce circa cinquant’anni prima con la creazione dei Club di servizio.

Visti da molti come realtà esclusive e in un certo senso massoniche, i club di servizio sono ancora tutt’oggi avvolti in un’ombra di mistero. La realtà, però, è molto più semplice di quello che appare.

Il primo club di servizio nasce a Chicago il 23 febbraio del 1905, quando il giovane avvocato Paul Harris tenne, con tre amici, il primo incontro di quell’associazione che da lì a breve tempo si sarebbe chiamata Rotary Club. Inizialmente il progetto era di creare un “salotto” per mettere in contatto diversi professionisti e contrastare con la deontologia personale il malcostume diffuso nella capitale dell’Illinois in quel perio, ma ben presto si aggiunse la finalità benefica. Oggi il Rotary conta oltre un milione e duecento mila iscritti in quasi tutti i Paesi del mondo e da diversi anni ha un seggio all’Onu come osservatore. Successivamente si formarono altre realtà, come il Lions Club, fondato nel 1917, i Kiwanis, i Soroptimist…

Il Rotary e il Rotaract

Paul Harris – fondatore del Rotary – da Wikipedia

Il Rotary è strutturato in distretti che a loro volta sono sono suddivisi in club. Punto di forza dell’associazione è che i distretti superano i confini geografici e non sono divisi su base nazionale; ad esempio il distretto che comprende buona parte del nord ovest italiano ha al suo interno anche parte della costa azzurra fino ad arrivare al Principato di Monaco.

Le dimensioni dei Club variano: da una ventina di persone al record di 659 iscritti fino del Club di Seattle. Vi è una gerarchia all’interno di ciascuna suddivisione e le varie cariche interne, a partire dal presidente e dal segretario, si rinnovano di anno in anno. Molti, all’interno del Rotary, i club composti dai ragazzi che vanno a formare il Rotaract.

E se qualcuno volesse unirsi al gruppo? Le regole sono abbastanza rigide per quanto riguarda i nuovi membri. Ciascun Club sceglie i propri soci tra i rappresentanti delle categorie professionali presenti sul proprio territorio, persone con una buona reputazione e con meriti culturali, stimati nella professione che esercitano e leader nelle proprie comunità. Il candidato deve essere presentato da un socio appartenente a quel club e solo con l’assenso dei più  può  entrare a farne parte a tutti gli effetti.

Centrale tra le attività del Rotary è poi il servizio alla comunità, principalmente alle categorie più deboli. Ogni anno, sia a livello distrettuale che a livello locale, si sceglie un progetto da portare avanti. Inoltre numerose sono le varie iniziative benefiche organizzate dai singoli club e finanziate attraverso attività, tra cui le più conosciute cene e serate. “Nell’immaginario collettivo – spiega Elena Piovani, Presidente del Club giovanile di Ovada – veniamo associati solo a grandi galà. In realtà, però, il Rotaract è composto da giovani che si mettono in gioco in prima persona per finanziare i progetti in cui credono. Alle cene spesso cucinano gli stessi membri, così da ridurre le spese dell’organizzazione e ottenere fondi maggiori. Proprio così, ad esempio, noi siamo riusciti a comperare degli Ipad a un’associazione di ragazzi disabili. Come progetto annuale, invece, quest’anno abbiamo scelto di concentrarci sulla lotta al tumore al seno”.

In tutto questo, certo non mancano le formalità, per mantenere vivo il senso di appartenenza. Un esempio è la cerimonia della spillatura, dove vengono presentati i nuovi soci ai quali si consegna la spilla del Rotary, oppure la cerimonia dell’onore alle bandiere, dove si ascolta in piedi, in segno di rispetto, l’inno per la bandiera italiana, europea e del club, all’inizio di ogni riunione.

Il Lions Club e i Leo.

L’associazione internazionale dei Lions Club è stata fondata da Marvin Jones, un giovane dirigente di Chicago. Negli anni cinquanta e sessanta si espande in Asia, Europa e Africa ed è cresciuta sino ad avere più di un milione di soci in oltre 45 mila club stanziati in 202 paesi. Il termine “Lions” in origine non era un acronimo, ma lo divenne successivamente utilizzando  le lettere del nome per lo slogan: “Liberty, Intelligence, Our Nation’s Safety”. Lo scopo del club è lo stesso del Rotary, ovvero quello di permettere ai volontari di servire la propria comunità, di soddisfare i bisogni umanitari e promuovere la comunicazione e l’integrazione internazionale.

L’organizzazione interna è la stessa del Rotary con l’eccezione che per quest’ultimo non vale la suddivisione su base nazionale dei distretti. Anche all’interno del Lions sono presenti i club composti da i più giovani, “I Leo”, che vanno dai quattordici ai trent’anni

Anche qui, centrale è l’attenzione all’altro. “Ogni due anni – racconta Mimmo del distretto IA2 del Lions ovadese – organizziamo le paraolimpiadi, dove  sono presenti le principali attività olimpioniche come i 60 e i 100 metri o il lancio del peso. Quest’anno come ospite abbiamo avuto Maurizio Nalin, medaglia d’oro nel pentathlon alle paraolimpiadi in Germania. L’iniziativa ha riscosso un grosso successo e hanno partecipato anche le scuole della zona. Bisogna tenere a mente – ha continuato – che l’appartenenza al Lions è un impegno concreto. I soci sono costantemente attivi in eventi e progetti e, purtroppo, questo è il motivo per cui molti lasciano perdere. E’ molto difficile far capire agli altri che non siamo un salotto ristretto e snob, ma che il nostro scopo è migliore la comunità nel quale il Club opera”.

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