Maurizio Sarri è finito nella bufera in seguito alle deplorevoli parole rivolte nei confronti di Mancini. Ora rischia una lunga squalifica.
Al termine dell'incontro di Coppa Italia tra Napoli e Inter, vinto dai nerazzurri per 2-0, a far discutere non è tanto la partita giocata, ma quanto avvenuto al di fuori del terreno di gioco. Sul finire del match, infatti, ha avuto luogo un duro scontro verbale tra i due tecnici che sono stati, di conseguenza, espulsi. Durante il post partita, Mancini ha spiegato l'accaduto e ha usato parole dure nei confronti del tecnico partenopeo: " Sarri è un razzista e uomini come lui non possono stare nel calcio. [...] Ha usato parole razziste, io mi sono alzato per chiedere al quarto uomo come mai 5 minuti di recupero. E lui ha iniziato a inveire contro di me urlando frocio e finocchio, io sono orgoglioso di esserlo se lui è un uomo. Ma le persone così non possono stare nel calcio sennò non migliorerà mai. 60 anni, si deve vergognare. Il quarto uomo era lì, ha sentito, non ha detto niente".
Sarri, invece, si è giustificato in questo modo: " Ero nervoso per l'espulsione a Mertens. Sono cose che in campo succedono e devono finire lì. Sono andato a chiedergli subito scusa negli spogliatoi e ora mi aspetto che anche lui faccia lo stesso. Può darsi io l'abbia offeso, ma secondo me sono cose che devono rimanere in campo".
Una brutta caduta di stile per il tecnico toscano che ci aveva abituato a far parlare di sé per le sue grandi qualità tecnico-tattiche. A prescindere da tutto, le parole pronunciate dall'allenatore azzurro sono assolutamente da condannare con la massima fermezza ed è infatti molto probabile che Sarri venga pesantemente sanzionato. Non solo sanzioni pecuniarie; arriverà molto probabilmente una pesante squalifica. D'altronde il tecnico non è nuovo a simili episodi.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Due anni fa, quando guidava l' Empoli in Serie B, al termine della sfida con il Varese, si lasciò scappare un'altra espressione poco felice: "Il calcio è diventato uno sport per froci". Ecco che dunque la sua posizione, in virtù di questa dichiarazione passata, si aggrava, in quanto risulta essere recidivo. Tra l'altro, l'allenatore con le sue dichiarazioni post partita ha contribuito a far crescere le polemiche. L'assenza di scuse esplicite e dirette e il suo richiamo all'omertà non sono, infatti, passati inosservati e hanno sollevato un ulteriore dibattito. Soprattutto in un momento storico dove l'omertà regna sovrana, far passare inosservati tali atti non sarebbe stata la soluzione migliore e, dunque, la trasparenza di Mancini non va condannata. È vero, molto spesso accade che le cose che si dicono sul campo rimangano sul campo, ma non in certi casi, non in questo caso. Sarri ha passato moltissimi anni nelle categorie inferiori ( Eccellenza, Serie D, Lega Pro, Serie B) prima di approdare in Serie A e, probabilmente, è stato da sempre abituato a convivere con insulti e parole grosse che caratterizzano il calcio dilettantistico. Ovviamente, data la scarsa visibilità che queste categorie hanno, rispetto alla massima serie italiana, imprecazioni, insulti, offese e quant'altro non hanno mai fatto notizia. Se si pensa alla frase prima citata, in occasione di Varese-Empoli di due anni fa, si ha modo di constatare che tale episodio non ebbe poi grande risonanza. Purtroppo per lui, in questo caso le ha pronunciate sedendo su una panchina di Serie A e quindi dall'alto del suo ruolo e della sua visibilità hanno fatto tanto scalpore. Giustamente, allenando il Napoli e giocando un quarto di finale della Coppa Italia, non può permettersi di pronunciare certe frasi. Questo non significa che pronunciare tali offese nelle categorie inferiori sia giusto, ma data l'importanza e la visibilità della Serie A, ci vuole sicuramente maggiore attenzione e sensibilità. Gli allenatori sono infatti chiamati ad avere delle condotte esemplari e inattaccabili. La loro rilevante posizione fa sì che questi debbano avere un compito anche educativo e formativo e Sarri, in tale circostanza, non ha assolutamente tenuto una condotta educativa e culturalmente corretta.
Sarri, uomo di valori
Come spesso accade in queste circostanze, il rischio è sempre quello di estremizzare fatti, parole e situazioni. Sarri non è un criminale. È un ottimo tecnico ma prima di tutto è un ottimo uomo. Ha, da sempre, messo in mostra valori positivi e fondamentali che lo hanno contraddistinto e lo hanno portato così in alto e, tra questi, c'è proprio il rispetto. Gli infelici epiteti nei confronti di Mancini non volevano essere diretti a mancare di rispetto a lui o ad altri, e nemmeno erano volti ad offendere gli omosessuali. Sarebbe quindi errato considerare l'allenatore azzurro come un razzista e un omofobo. Molto probabilmente se ne è già pentito e, se potesse tornare indietro, non lo rifarebbe. Questo avvenimento non avrà come sola conseguenza una lunga squalifica; inciderà in modo negativo sulla sua persona e sul futuro della squadra. Da apprezzato e stimato allenatore per gli ottimi risultati rischia, infatti, di portarsi dietro, in Italia e in Europa, dove la notizia sicuramente si è diffusa, l'etichetta di maleducato e omofobo. Il Napoli dovrà, invece, difendere il primato senza il condottiero che li ha egregiamente guidati al primo posto in classifica.
Dunque, sottolineando la gravità del fatto e ribadendo la condanna nei confronti di tali offese, è però necessario usare buon senso e cautela quando si parla di un allenatore e di un uomo, Sarri, che, fino a ieri, si era meritato il rispetto di tutti.