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LITIGARE CON METODO - di Daniele Novara e Caterina Di Chio

Creato il 10 settembre 2013 da Ilibri
LITIGARE CON METODO - di Daniele Novara e Caterina Di Chio LITIGARE CON METODO - di Daniele Novara e Caterina Di Chio

Titolo: Litigare con metodo
Autore: Daniele Novara e Caterina Di Chio
Editore: Erickson
Anno: 2013

volume, edito da Erickson, è a firma di due importanti pedagogisti ed esperti dell’argomento: Daniele Novara, consulente e formatore, dirige dal 1989 il Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti (CPP, www.cppp.it ) e Caterina Di Chio, insegnante di scuola primaria, esperta in gestione maieutica dei conflitti e in educazione sessuale.

Il libro raccoglie e organizza il lavoro di ricerca e l’esperienza del CPP di Piacenza, protagonista ormai da anni nel panorama nazionale e internazionale in ambito educativo, e si suddivide in due parti, curata ciascuna dai due autori. Nello specifico, la prima parte tratta dei presupposti teorici e del cosiddetto metodo “litigare bene”, ideato appunto da Daniele Novara; la seconda parte espone i risultati di una ricerca sperimentale sulla funzione evolutiva dei litigi infantili.

Per tutto il volume gli autori partono dal presupposto di dover ancora oggi scardinare l’idea di fondo secondo cui il litigio è un fattore negativo, una forma di violenza fra bambini, un conflitto di cui si devono ricercare cause e colpevoli per poi pensare alla “giusta punizione”. Gli autori affermano fin dalle prime pagine come in realtà il conflitto, fra bambini e a scuola, sia in realtà un’esperienza di limite, una forma di relazione più evoluta. Da qui il percorso, a sentir loro, “sovversivo”, nel senso che la formula del progetto è “di giustificare il litigio a proporre il litigare come competenza”. Sembra quasi inverosimile, soprattutto in ambito didattico, ma l’idea di fondo è proprio quella secondo cui sia possibile “litigare bene”, “litigare con metodo “, ovvero affermare che sia < necessario sviluppare competenze per imparare a litigare in modo efficace, mantenendo vive le relazioni senza dover “eliminare” le persone >. E questo vale soprattutto per i bambini, nella loro esperienza evolutiva, ma vale anche per gli adulti.

Il metodo è definito “maieutico”, un approccio, cioè, che mira all’acquisizione di un saper fare, a stimolare e a sostenere i meccanismi che consentono di imparare. Tre sono le caratteristiche specifiche: la comprensione interna, la dimensione della sostenibilità personale e la reciprocità relazionale. Le fasi sono due, una pars destruens potremmo dire e una construens, o “quattro passi”, come li definisce l’autore:

- il primo passo indietro: non cercate il colpevole

- il secondo passo indietro: non imponete la soluzione

- il primo passo avanti: fateli parlare fra loro del loro litigio

- il secondo passo avanti: favorite l’accordo tra loro stessi

L’obiettivo immediato è pertanto favorire un clima di serenità diffusa, così da stimolare una forma di apprendimento relazionale. Gli autori dimostrano, dati alla mano, che gestire maieuticamente le situazioni di contrarietà favorisce un apprendimento che è:

1. attivo, perché è il bambino che è chiamato a gestire attivamente la situazione di contrarietà

2. collaborativo, poiché si realizza all’interno di un’interazione fra pari

3. intenzionale, in quanto mette in gioco anche processi motivazionali e volitivi

4. contestualizzato, in quanto si riferisce a situazioni di litigio reali

5. riflessivo, poiché chiede agli alunni di riflettere sull’esperienza conflittuale

6. conversazionale, perché utilizza il linguaggio (grafico, verbale o scritto) per favorire il confronto e la negoziazione tra i protagonisti.

Leggendo il libro si mette in discussione il ruolo di educatore che ciascuno di noi può trovarsi a ricoprire, sia in famiglia che a scuola, invita cioè noi adulti a non temere quell’esplosione di energia che è normale si verifichi nei litigi, perché i bambini hanno risorse formidabili che devono essere adeguatamente attivate e messe in gioco. Esemplare la dedica in incipit: “A tutti i bambini e le bambine che da piccoli sono stati puniti per aver litigato. Questo libro è dedicato a loro, perché quella punizione non debba più ripetersi e perché possano essere liberi di litigare bene!”.

  

 

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