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E chissà se il vento con un po’ di fortuna ci porterà in Francia.Vento. Quello a cui si affidavano i “mongolfolli”, i pionieri del volo. Quello che spinge lo sguardo lontano quando siamo con i piedi per terra. Quello che ci riporta alla mente la nostalgia, gli odori, la voglia di vivere di chi abbiamo amato. Livelli di vita di Julian Barnes è un libro che sembra sia stato scritto dal vento. Frasi spezzate, pezzi di sogni, vite frammentate che ci vengono sussurrate da una voce che inizia a prendere corpo piano piano.Le frasi spezzate diventano periodi, i periodi lunghi capitoli e i personaggi da costellazioni a stelle luminose e solitarie.Attraverso sogni, arte, amore e perdita Barnes ci racconta della vita: dalle sue vette luminose alla discesa più difficile. Ad aver reso “celebre” questo volume infatti è l’ultimo capitolo; una lunga, amara e malinconica confessione di un Barnes vedovo, in cerca delle parole, quelle giuste, per raccontare e capire il senso di ciò che è accaduto.Cosa fare quando la mongolfiera tocca terra? Come continuare a sognare quando l’amore della nostra vita ci rifiuta? Come conservare lo sguardo volto al futuro, quando colei che contribuiva a tenerlo vivo ci ha lasciato all’improvviso?Bisogna affidarsi al vento. Bisogna camminare. Bisogna smettere di lottare e immergersi nella vita, nel dolore, nella morte, nella passione. Bisogna mettere insieme cose che insieme non sono state mai e vedere cosa succede.Un inno alla vita, che si chiude con la celebrazione della morte.Un romanzo che vi farà perdere quota, tornare con i piedi per terra, sprofondare, rialzarvi e infine trascinare.Un libro da leggere a piccole dosi, magari in una giornata ventosa e chissà forse, con un po’ di fortuna, potreste ritrovarvi in Francia.Alla prossimaDiana
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