Magazine Diario personale

Livigno, vent’anni dopo.

Da Elenatorresani

Livigno, vent’anni dopo.Erano vent’anni che non ci venivo, ma l’età che avanza mi rende insopportabile il caldo delle spiagge almeno quanto l’alito che odora di aglio. E così eccomi di ritorno a Livigno, che non tradisce e regala temperature deliziose e piumoni gonfi, morbidi, pannosi.

Giusto il tempo di indossare un pile, e io e il mio cane pirata ci tuffiamo nella folla di bipedi e quadrupedi che farcisce la via principale di questo paesone di vallata, nevrotico di tariffe extradoganali.

La prima considerazione da ultra-trentenne è che Livigno è profondamente tamarra, nonostante le arie chic che si dà. La bulimia di insegne, cartelloni, scritte, pupazzi farebbe perdere l’orientamento anche allo shopper più in bussola: tanto che ti tocca fermare la gente con in mano la borsa che ti interessa e chiedere, per misericordia, dove diavolo l’ha comprata.

Livigno, vent’anni dopo.
Tuttavia c’è un particolare che è talmente ridondante da non poter sfuggire nemmeno al turista più sbadato: che grosse famiglie storiche – commercialmente prolifiche come lepri – hanno sistemato figli, parenti e cugini nei loro negozi sparsi per Livigno come pepe sugli spaghetti al cacio.

E così troverete i Galli e i Mottini, ad esempio, che vendono abbigliamento sportivo, scarpe, grandi marche, casalinghi, occhiali e orologi, senza farsi mancare la ristorazione e chissà cos’altro.

Ma guai a cercare una libreria: a Livigno ci sei per fare sport o shopping. Tutto il resto è per speleologi appassionati di rarità. Ogni tanto incontri un giornalaio per sbaglio, soffocato da tutte le insegne di sigarette, alcolici e profumi duty-free, mica che ti venga voglia di leggere. Ma di libri apparentemente nemmeno l’ombra, guai a voi.

Senza contare l’overdose di tecnologia d’avanguardia, ma la pressoché totale assenza di internet point o di aree wireless; l’abbondanza di animali ma la sconcertante mancanza di negozi dedicati – che se per caso a casa, prima di partire, non hai fatto il conto giusto delle scatolette ti tocca passare in macelleria a comprare un porcellino da latte per nutrire l’affamato fido.

A Livigno poi ci sono i proprietari di cani più antipatici del mondo: tutti impettiti col loro guinzaglio stretto in mano e quell’aria da padrone col pedigree. Amabili come un dito nel culo.Voglio dire: normalmente tra proprietari ci si scambia effusioni, saluti con le vocine da castrati, informazioni sulla regolarità intestinale o sulla disponibilità all’accoppiamento. Cose così. Qui invece paiono tutti socio-repellenti, salvo rare e piacevoli eccezioni.

Livigno, vent’anni dopo.
C’è di buono che si mangia bene. E la bellezza trionfa tutta intorno, anche per una culo-di-piombo come me. E pazienza per il resto. Basta partire preparati.


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COMMENTI (1)

Da Adriano
Inviato il 14 agosto a 20:35
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Un paio di commenti: 1- Esiste una libreria, 100 metri a sud del punto dove è stata fatta l'ultima foto. www.labotianoa.it 2- Esistono anche diversi negozi con cibo (e altro) per cani. In alternativa ci sono dei supermercati. 3- La simpatia dei padroni non viene consegnata assieme al patentino del pedigree dei cani... ;-)