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ll sonno aiuta la memoria?

Da Marta De Cristan

dormire

Sono state fatte molte ricerche per capire se il sonno aiuti o meno la memoria. In genere si ritiene che il sonno sia un fenomeno naturale che ci consente di recuperare le energie spese durante la giornata, ma le ricerche hanno dimostrato che durante il sonno il cervello non si riposa, anzi,  registra un aumento dell’attività elettrica, del consumo di ossigeno e dell’impiego di energia in alcune aree. Uno degli scopi di questa attività cerebrale è proprio quello di rafforzare la memoria!

Nel 2005 i ricercatori del  Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC), (l’ospedale ufficiale dei Boston Red Sox), hanno dimostrato come una buona notte di sonno inneschi nel cervello cambiamenti che aiutano a migliorare la memoria. I risultati di tale ricerca sono stati pubblicati dalla rivista Neuroscience.
Uno dei ricercatori spiega “I nostri studi precedenti hanno dimostrato che un periodo di sonno potrebbe aiutare le persone a migliorare le loro performance nello svolgimento di alcuni  compiti della memoria, come la riproduzione di scale di pianoforte, ma noi non sapevamo esattamente come o perché questo stesse accadendo” ; e prosegue “In questa nuova ricerca, utilizzando la risonanza magnetica funzionale, possiamo effettivamente vedere quali parti del cervello sono attive e quali sono inattive mentre i soggetti sono in fase di test, e questo ci permette di capire meglio l’influenza del sonno sulla memoria e sull’apprendimento”.
Quando una persona impara informazioni nuove, quali un elenco di parole o una scala di pianoforte, il ricordo è vulnerabile, necessita di essere consolidato. Il consolidamento del ricordo è frutto di un rafforzamento delle connessioni tra le varie cellule cerebrali e, per anni, si pensava fosse legato alla pratica e al passare del tempo, ma ora si è dimostrato che il tempo trascorso dormendo svolge un ruolo chiave in questo processo.
Lo studio ha preso in esame 12 studenti ai quali è stata insegnata una sequenza di movimenti delle dita della mano, poi è stata testata la loro capacitò di richiamare questa sequenza sia dopo 12 ore di sonno che dopo 12 ore di veglia, mentre una risonanza magnetica misurava l’attività del cervello.
Conclusione: dopo aver dormito i compiti mnemonici vengono eseguiti in modo più rapido e preciso.
Questa nuova ricerca potrebbe spiegare perché i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di dormire di più rispetto agli adulti e, in particolare, perché i neonati dormono quasi tutto il giorno. Infatti, i  bambini sono in uno stato quasi costante di apprendimento, hanno una quantità immensa di materiale nuovo da consolidare e, di conseguenza, questo intenso periodo di apprendimento potrebbe richiedere una grande quantità di sonno.

L’8 gennaio 2014, sulla rivista Neuron, è stato pubblicato uno studio di due ricercatori italiani, Chiara Cirelli e Guido Tononi. L’articolo è frutto di anni di ricerche. Tononi afferma ”il sonno è il prezzo che il cervello deve pagare per l’apprendimento e la memoria. Durante la veglia, l’apprendimento rafforza le connessioni sinaptiche in tutto il cervello, aumentando il dispendio di energia e saturando il cervello di nuove informazioni”. Il sonno permette al cervello di eliminare le informazioni superflue (smart forgetting – dimenticare in maniera intelligente) e di integrare il materiale appena appreso con i ricordi già consolidati, in modo che il cervello possa ricominciare il giorno dopo fresco e pulito.

Questa è sicuramente una buona notizia per quanti amano dormire, ma, attenzione, questo non vuol dire che per ricordare si debba dormire tutto il giorno! 

;-)

Al prossimo venerdì,
Marta

 


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