Oggi è ospite della nostra Biblioteca Romantica ARIANNA TESO, che cura con alcuni amici (il gruppo "I Demiurghi") il blog http://demiurghiracconti.blogspot.com/ ( hanno anche una pagina collegata su Facebook) .La loro prima pubblicazione riguarda l'anteprima ai racconti di una squadra di intervento militare in epoca romana, la Coorte XXI Frates. Pur non essendo una serie prettamente romance i racconti relativi ai personaggi della coorte prevedono anche storie d'amore.Uno di questi racconti è DOMINE ET SERVA e Rachele l'ha letto per noi. Aife è una sedicenne romana che non vuole accontentarsi del destino che la società ha riservato per lei.Marco è il futuro prefetto di Augusta Taorinorum e, dopo un incontro fortuito, non esita a fare della giovane la sua schiava. Non sa che lei nasconde un segreto, ma la passione li avvolgerà senza lasciar loro scampo e, vittime di un Fato beffardo, le loro vite si intrecceranno in un parallelismo storico-fantastico riconducibile alle esperienze di vita di ognuno di noi. LA STORIAL’autrice ci cala con maestria nel mondo e nella mentalità dell’Impero Romano del IV sec. d. C. e in particolare in quella di Marco, guerriero romano che tornando a casa dopo molti mesi di missione in Gallia, incontra per strada una splendida fanciulla e ne rimane così ammaliato da reclamarla come schiava: la sua.In realtà Rhea, questo il nome con cui si presenta Aife, non è una schiava ma non può dimostrare la sua identità per cui è costretta a vivere nella casa del suo ‘Padrone’: “Ti prego, aspetta! Io…” Tentò ancora lei, ma fu zittita dall’occhiata trionfante e dal sorriso feroce di Marco.“Tu ora sei mia, Rhea. Sono un militare e sono tenuto ad applicare la legge. Il vagabondaggio è un reato e per punizione starai a servizio come schiava per un periodo minimo di sei mesi. In seguito il costo della tua liberazione verrà abbuonato alla cifra simbolica di cento sestertii.”“No! Ma io non ho fatto nulla!!”“Eri forse in compagnia?” Le chiese autoritario.“N-no…”“Mi hai forse detto dove eri diretta?”“No.”“Ci sono tracce di briganti qua intorno?”Lei si guardò sconsolata attorno. “No.”“Quindi stavi vagabondando.”“No.”“No?”“Tu puoi vederla così, signore, ma io non stavo vagabondando. Mi sono semplicemente persa.”“Vuoi che ti accusi di essere una schiava fuggiasca? Sai cosa fanno ai fuggiaschi?”Rhea, questo era il suo nome ora, doveva ricordarselo, sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Di male in peggio. “Non sono una schiava, signore.”“Da adesso lo sei. Sei la mia schiava e mi chiamerai padrone, sono stato chiaro?” Il rapporto tra i due all’inizio è ironicamente complicato. Rhea con la sua giovane età, con la sua arguzia e voglia di vivere coinvolge Marco in una serie di esilaranti e a volte non proprio benevoli scherzi, che fanno sorridere anche noi lettori. Marco è travolto dall’esuberanza di questa deliziosa ragazza, è incapricciato dalla sua bellezza e innervosito dai suoi tentativi di riscattarsi come donna libera. Ridendo, giocando, litigando e stuzzicandosi, Rhea e Marco si innamorano e trascorrono due mesi di beato amore. Erano passate due settimane da quando era arrivata nella sua domus e dovunque si girasse Marco vedeva il segno del suo passaggio. Come i fiori che aveva sparso ovunque. Specie sul suo letto. Come il muro del peristilium che stava attraversando, ora perfettamente bianco dopo che lei aveva ingaggiato una squadra di operai, che aveva dovuto pagare ovviamente, per ricoprire a calce gli affreschi. Si ricordava bene del giorno in cui aveva datoquell’ordine: erano nel peristilio, proprio in quel punto, e lui le aveva detto in presenza di altri servitori: “Mi raccomando Rhea, starò via tre giorni, quando torno voglio che questo peristilio sia pulito come se fosse stato appena imbiancato.” Aveva messo nel tono di voce una lieve minaccia che lei doveva aver colto, mavolutamente frainteso.Marco era appena rientrato dal suo ultimo incontro d’affari alle terme, e guardava attentamente ogni minimo dettaglio della casa, temendo di scoprire l’ultima bizzarra idea della sua nuova schiava.Rhea. Una giovane perla di rara bellezza classica. Fosse stato solo per i fiori sarebbe stato contento. Per l’imbiancata pazienza, era da tempo che sua moglie pensava di rinnovare gli affreschi. Peccato che tre sere prima quella piccola pazza avesse preparato il triclinium per una cena con dei cuscini dai colori improponibili: blu, arancione, rosso. Quando, alla fine della cena, aveva chiesto spiegazioni, lei aveva risposto candidamente: “Ho eseguito il tuoordine: che non si veda nemmeno una macchia. Siccome alcune non venivano via, ho provveduto a mascherarle.”Decisamente, sotto a quegli arancioni e a quei rossi le macchie non si notavano. Per non parlare di quando aveva accuratamente pulito e lucidato le sue caligae: aveva preso l’ordine alla lettera facendogli trovare anche i chiodi ben lucidi. In un mucchietto a parte. Ridacchiò divertito, nemmeno in legione si erano inventati scherzi del genere.Sospirando si inoltrò nel corridoio colonnato del peristilium, considerando che erano passati abbastanza giorni. Aveva deciso di lasciarla ambientare prima di prenderla come amante e ancora non si spiegava tutti quegli scrupoli, nei confronti di una schiava oltretutto. Si fermò allarmato nel notare un vaso colmo di fiori di campo pericolosamente in bilico. Avvicinandosi di corsa lo spostò in fretta al centro del basamento, sapendo quanto sua moglie tenesse a quel vaso cretese. Lo scroscio d’acqua che lo inondò dall’alto lo fece bestemmiare vigorosamente: si era appena messo quella toga pulita in vista della cena di quella sera con i notabili della città.Scrollatosi l’acqua dal viso, vide un sasso dondolare dietro al basamento su cui era posato il vaso. Era appeso a un filo di lana bianca che ben si mimetizzava con il marmo della colonna. Il filo ondeggiava come una coda di gatto, strisciando lieve a terra mentre seguiva inesorabile il dondolio del sasso, non più trattenuto dal peso del vaso. Seguendo il filo bianco verso l’alto, risalì alla corda dei velarii su cui si avvolgeva come una carrucola e a cui era statoappeso un secchio. Il secchio in questione era stato agganciato a quel filo di lana bianca che ora lo teneva quasi sottosopra. Il marchingegno era semplice e diabolico, fortuna aveva voluto che l’altrettanto diabolica autrice di quegli scherzi non fosse stata perfida al punto di usare altri liquami, invece che la semplice acquache gli impregnava i vestiti. Acqua profumata alla rosa, per la precisione. Con una persistente nota di gelsomino.“RHEAA!!!”L’urlo riecheggiò potente per la domus. La domina … resasi conto dell’espressione di sofferenza della ragazza davanti a lei. E comprese l’amara realtà. Soppiantata da una schiava. L’aveva visto nello sguardo acceso del marito nei confronti della giovane Rhea, l’aveva capito da come Marco non reclamasse lei tutte le notti, ma sempre andasse da quella ragazzina nel suo nuovo alloggio privato, inconcepibile che venisse concesso tanto a una semplice schiava. Ma in quel momento capì quanto fosse grande l’amore che quei due condividevano. Amore incondizionato e consapevole quello di Rhea, incosciente e passionale quello di Marco. Ma indubbiamente amore.Rendendosi conto di essere osservata, la schiava chinò il capo vergognosa e si affrettò a rialzarsi per riprendere il proprio lavoro.Le parole della matrona le giunsero al cuore come stilettate. “Tu lo ami. Povera piccola.”Incapace di reggere la tensione e la compassione che aveva percepito nella voce della domina, la giovane schiava si sciolse in un pianto dirotto crollando nuovamente in ginocchio. Con un sospiro Laetitia carezzò la testa della giovanissima donna in ginocchio davanti a lei e con parole gentili la blandì e la consolò, ascoltando poi la sua storia. Non disse nulla, ascoltò e basta, sentendosi il cuore lacerare dal dolore quando la ragazza sollevò su di lei gli occhi colmi di lacrime, implorando il suo perdono per quel suo cedimento emotivo.Guardandosi, entrambe compresero l’amore e la devozione l’una dell’altra nei confronti dello stesso uomo. E nessuna delle due accettava di dividerlo con l’altra. Stavano limitandosi a subire quella consuetudine sociale contro cui era impossibile andare.Per Rhea è giunta l’ora di tornare dalla sua famiglia e fugge. Questo libro è un test per la linea dei racconti dei Demiurghi e certamente ne seguiranno molti altri. E’ nato come racconto a puntate sul blog http://demiurghiracconti.blogspot.com/ per presentare il personaggio di Marco Sestio Augusto con lo scopo di ridurlo e renderlo in seguito un prologo a un romanzo vero e proprio.La linea temporale di questo racconto e di tutti i romanzi della Coorte XXI Frates saranno romance storici ambientati nell'Impero Romano del IV sec. d.C. intrisi di fantasy e con una bella storia intricata sotto, visto che si tratta di un reparto di investigazione ci sarà da investigare. Ma protagonisti assoluti della storia saranno i due principali scelti per ciascun membro della Coorte che troverà la sua anima gemella. Questa storia ha partecipato al concorso letterario: La voce dei Sogni 2010, (indetto da Onirica Edizioni) a cui l’autrice Arianna Teso si è piazzata terza. Attualmente è di nuovo in concorso a "Il giallista inedito" e pertanto non è ancora ufficialmente pubblicato (ma lo sarà presto). L'AUTRICEARIANNA TESO è nata nel 1976 ed è cresciuta con una mamma divoratrice di romance. Il passaggio da lettrice a scrittrice l'ha fatto solo di recente. E’ analista programmatore, grafica e stampa e cartotecnica, curatrice e revisore di bozze per studenti universitari.
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