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Lo chiamavano Jeeg Robot

Creato il 17 marzo 2016 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

Lo chiamavano Jeeg Robot
"Cuore e acciaio", sembra la premessa di un bel thriller metropolitano.
Ambientato nelle viscere della capitale, fitta di anime nere che vomitano veleno e corrono affannosamente, per la terra, tra le stelle. Certo mica supereroi qualunque, solo uomini che non hanno più paura perché non hanno niente. E allora devi essere per forza così, un cuore pieno d'acciao pronto a vincere contro ogni violento urto e pronto ad ammorbidirti, all'occorrenza.
Amico di nessuno, Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) diventa all'improvviso il paladino dei reietti. Invisibile e disgraziato, che tiene in frigo solo la tristezza e la solitudine di una vita vissuta di riflesso. Viscida e sporca. Uno che se cade nemmeno s'ammazza, però si sente il botto.Il botto di Gabriele Mainetti, qui al suo esordio registico (e che esordio!), riporta alla paura che poi fa l'uomo, nel film di Claudio Fragrasso, Palermo Milano - solo andata. Quando prima di ammazzare qualcuno ci si chiedeva pure "chissà che effetto fa". E le ricordo bene, le parole di Tarcisio (Valerio Mastandrea) a Remo (Ricky Memphis), poco prima di morire."Remo, c'avevi ragione. Se sente er botto".
Lo chiamavano Jeeg Robot
Commovente e spietato, come lo è a tratti Lo chiamavano Jeeg Robot. Un film con gli attributi, coi controcazzi - diciamolo pure! E oggi poterlo dire ha un sapore del tutto diverso, rispetto agli anni '90. Perché oggi ci sentiamo perennemente obbligati al confronto con l'onnipotente bandiera a stelle e strisce. Perché i supereroi è roba che appartiene a loro, dove andiamo noi italiani provincialotti e morti di fame?E invece andiamo, pronti a sfidare la sorte, la concorrenza oltreoceano. I miliardi di dollari al botteghino e tutte le grandi mele invase dai Chitauri.Non abbiamo sbatacchiamenti e nemmeno un miliardario, genio e filantropo (e pure grande gnocco!), ma abbiamo un cinema italiano pronto a rinascere.
Gabriele Mainetti è l'ennesima conferma, sia benedetto!Dopo il tentativo poco riuscito di Salvatores, con il suo Il ragazzo invisibile, Mainetti se ne esce con un film sorprendente con tanto di botto.Tutto è credibile, parliamo di un film nostro, di un supereroe de noantri. Che faresti se un giorno ti accorgessi di avere i superpoteri?Non diciamo cazzate, abbiamo pensato tutti la stessa cosa...
Lo chiamavano Jeeg Robot
Ed è già cult la scena di Ceccotti che sradica il bancomat e se lo porta a casa. Stendendo banconote sporche di inchiostro.Lo chiamavano Jeeg Robot ha il pregio unico di mettere in risalto le qualità del nostro cinema. Attori talentuosi, mostri che vendono l'anima pur di entrare nel personaggio. Claudio Santamaria lo definirei un Tom Hardy italiano, che sembra avere solo il fisico per certi ruoli, per certe situazioni. E invece ha tutto, perché mentre finge di essere al mondo tanto per starci, poi si rivela per quello che realmente è. Eroe per caso, ma necessario. Certo Santamaria è pure la voce del Batman di Christopher Nolan. Voglio dire... E Luca Marinelli è un matto scocciato che ti rimane addosso. Un figlio di una super mignotta, detto Lo Zingaro, pieno di amor proprio, fanatico estremista delle icone pop degli anni '80. Ogni sua performance vocale è un omaggio distorto e allucinato, pregno di violenza e follia.Un villain che non vuole restare crocifisso al muro, che snobba Tarantino e poi sporca di sangue un telefono bianco. Bianco per sbaglio, eppure così significativo.
Lo chiamavano Jeeg Robot
Questo Jeeg Robot è un supereroe atipico, forse esclusivamente nostrano. Che ti violenta e ti protegge, mentre la ruota gira e tu sei costretto a vedere tutto. Il mondo com'è, come non vorresti che fosse. E non poteva mancare la sensibilità di un personaggio femminile che smuove la coscienza del supereroe, che lo rimette in vita. La ragazza che vive nel mondo parallelo, sorvegliato dal grande e potente Jeeg - e interpretato da una bravissima Ilenia Pastorelli - smussa l'oscurità degli angoli più neri della notte. Lei è l'innocenza e la verità che fa male, che indossa l'abito di una principessa e vive combattendo come una guerriera. Quella che ti fa notare che con le scarpe di camoscio non sei per niente credibile, ma al tempo stesso ti sprona e ti convince che puoi davvero salvare il mondo.
Forza Hiro', che se poi viene il giorno delle tenebre... succede un macello!

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