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Fondata appena un anno fa per il commercio dei piedi buoni, la ditta Del Piero&Diego; è già in liquidazione: «L’anno scorso è l’anno scorso - chiarisce Gigi Del Neri, a precisa domanda - e se penso che due non sono complementari come attitudini, non giocano assieme». Più chiaro e onesto non poteva essere. Ne resterà uno solo, sul campo, s’intende. «Sicuro, a meno che gli altri non giochino in dodici, tredici o quattordici». Non resta che sperare in Sepp Blatter, chissà. La nuova dottrina in casa Juve, il 4-4-2, ha abolito il trequartista, e come seconda punta resta un posto. Questione di scelte, e di buon senso. «Non c’è alternativa, c’è solo il ruolo: chi gioca meglio, va in campo». Primo assioma di Del Neri che vale per tutti. A partire dagli attaccanti ad ora arruolati: Trezeguet, Amauri, Iaquinta, Del Piero e Diego. «Due giocano, tre no», taglia corto il tecnico.
A occhio c’è da credergli, se l’avanzamento per meritocrazia fu la prima legge promulgata da Gigi già da virtuale juventino, ancora prima di mettere la firma. Del resto, al di là dei paragoni, sotto la bandiera della Samp l’allenatore è uno che ha fatto fuori Cassano, per cinque partite, ricavandone cinque vittorie. Andrà dritto sparato pure stavolta, a patto che la società lo protegga, se mai venisse tempesta di risultati. E Diego seconda punta, per lui è una novità relativa: «Son quattro anni che faccio così - spiega - come con Doni all’Atalanta. Diego è un Doni. Come la duttilità dei giocatori è una risorsa importante». Al solito, comanderanno i risultati, perché quelli si chiedono, a ogni tecnico. «Il tempo dirà se funziona - ripete Del Neri - ci dirà se abbiamo ragione».
Sul prato sarà possibile formare ogni società offensiva, allora, tranne quella fondata da Alex e Diego: «Io gioco con una punta centrale e un trequartista dietro. O con due punte alte, mai due punte basse». I due restano idoli delle folle, se il capitano ha preso l’ovazione ieri nel giro di campo, e il brasiliano ha fatto lo stesso sul palco in piazza, a Pinzolo. Ci fosse ancora qualche dubbio, però, sarà la dittatura del gruppo: «Qui siamo una squadra di calcio, con nessuna preclusione per alcun giocatore. Ci sono le condizioni fisiche, la forma». Senza fare polemiche, please, è la richiesta: «Inutile creare dei contrasti che non ci sono: in dodici o tredici non possiamo giocare. Tutti devono essere disponibili a giocare o non giocare, nella stessa maniera».
Zero spazi per trattative: «Io do per scontato il mio concetto: l’allenatore ha le sue idee e poi cerca di inculcarle». Converrà adeguarsi in fretta. Il dubbio per oggi pomeriggio, contro l’Al Nassr di Walter Zenga (a Rovereto alle 17, biglietti dai 10 ai 30 euro), lo leva subito: «Del Piero sta bene, e giocherà». Domenica era toccato a Diego. Altre variazioni: probabili Sissoko ed Ekdal in mezzo, Grosso e Grygera sulle corsie posteriori. Di fianco ad Alex, Trezeguet o Amauri, come da istruzioni. Qualche avvertenza agli spettatori: «In queste partite si possono fare delle brutte figure - dice il tecnico - anche se il risultato interessa sempre. Ci sarà da correre e soffrire». E da ricementare l’anima: «Bisogna cambiare la mentalità, aggressiva e vincente». Il resto non gli importa, anche della fascia di capitano lasciata da Trezeguet: «A ’sta roba do poco peso, sono pettegolezzi da bar». Dove, di Del Piero e Diego, si parlerà.
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Intanto mi scuso con gli stomachi deboli per aver messo i colori della maglia del tizio nella foto sul blog...non accadra' piu'...giuro.
Un anno fa quando arrivo' Diego scrissi sul forum che avevo creato e che amministravo all'epoca che era un doppione di Del Piero e che assieme non funzionavano.
Gli amici della seconda squadra cittadina mi fecero notare che invece i 2 erano assolutamente compatibili in quanto uno un trequartista e uno una punta.
Sul come sono andate lo cose lo scorso anno e' meglio non tornare....mi limito a dire che uno molto ma molto piu' competente di me,come l'attuale allenatore della seconda squadra torinese,....dice le stesse cose.
Non e' che ci volesse un genio a capirlo....
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