Magazine Diario personale

Lo diciamo a Liddy?

Creato il 30 ottobre 2014 da Povna @povna

Siamo di nuovo alla vigilia di venerdì, che è anche vigilia di ponte. La ‘povna si è organizzata per trascorrerlo in giro, attraversando mondi. Così domani andrà a scuola (passando prima dal forno aperto all’alba, per un giro di schiaccia); poi, dopo due ore di lezione, e due di imboscamento, andrà in piscina con l’Ingegnera Tosta. Quindi prenderà un treno, scenderà alla stazione nota, e andrà a trovare mamma ‘povna; infine salirà su un altro treno, in direzione nord. Lì la aspetta una cena di amicizia, e poi, a sera tarda, un gatto a righe sopra il letto. E poi un fine settimana di impegni cadenzati di famiglia e di amicizia si dispiegherà in tutta la sua millimetrica puntualità. Oggi, dunque, per non farsi mancare niente, aveva una cena a casa della Venexiana, concordata sciuè, sciuè, ieri pomeriggio. Nel mezzo, è andata a scuola, ha spiegato l’intertestualità, Montale e gli schemi metrici (con una poesiola ad hoc composta da lei medesima), ha nuotato ottantaquattro vasche, preparato la valigia, fatto una torta salata spinaci e noci tritate, messo sulla classe virtuale i materiali per la settimana prossima, preparato (e corretto) una verifica, spedito al figlio di Mickey Mouse un aiuto per i suoi primi saggi brevi (fa la terza, e la sua prof., come Stordita, glieli dà senza spiegarli), mandato a Quaglia un’altra serie di materiali per le sue classi (con quelli inviati in precedenza ci ha campato finora, la ‘povna una settimana circa), revisionato un paio di circolari per i corsi di aggiornamento. Poca roba, in sostanza, oggi è stata una giornata leggera.
Ciò nonostante, di fare recensioni troppo articolate non ha tempo, ché domani la prima ora la aspetta al varco. Si limita dunque alla segnalazione di un libro dolce-amaro, ma intelligente e bello, per il venerdì del libro.
Perché Lo diciamo a Liddy? è sostanzialmente questo, una storia agra sicuramente, ma molto ben scritta, piacevole, della lunghezza giusta: una garbata riflessione, sotto una specie romanzesca che ricorda la commedia di interni, su quanto la famiglia possa essere, insieme, sopra e sottovalutata.


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