Mi sono imbattuta in questo romanzo molto prima che Hollywood decidesse di trasformarlo in una nuova trilogia cinematografica ma ammetto di averlo letto dopo un paio d'anni che prendeva polvere su uno scaffale della mia libreria. Il motivo è banale e immagino per molti sacrilego: non ho una buona opinione sulle doti narrative del gran vecchio Tolkien. La mia esperienza proveniva chiaramente da Il Signore degli Anelli che ha dato poi origine a quell'esercito di cloni che fanno bella mostra di sé in qualsiasi libreria presente nel tessuto urbano e oltre. Il signore degli Anelli è pallosissimo. Questo è stato il mio commento alla fine di quella mastodontica lettura che non mi ha lasciato niente di niente. Mi sono sempre chiesta come si potessero apprezzare quelle lunghissime poesie o canzoni in rima (e non) elaborate dall'elfo o dall'hobbit di turno per sottolineare un particolare momento della storia, o quelle descrizioni minuziosissime delle inevitabili guerre tra creature del male e del bene, gli assedi a città cinte da mura, le frequenti crisi di identità del lagnosissimo Frodo, eccetera eccetera eccetera..Lo stile ampolloso e autoreferenziale di Tolkien è insopportabile. Questo pensavo e questo tuttora penso relativamente al Signore degli Anelli. Ma il discorso cambia del tutto se parliamo de Lo Hobbit, che tra l'altro è stato scritto svariati anni prima rispetto al suo più celebre successore. L'elemento più evidente è il cambio di registro espressivo e narrativo. Se nel Signore degli Anelli il linguaggio è ricco di costruzioni linguistiche complesse e pieno di arcaismi, qui invece si fa semplice e scorrevolissimo. Il motivo è dei più semplici infatti il romanzo si rivolge ai bambini e necessariamente dev'essere immediato e facilmente comprensibile. La storia vede al centro Bilbo Baggins che viene coinvolto, suo malgrado, in una grande e pericolosa avventura affianco ad un gruppo di nani, interessati a tornare in possesso del loro tesoro sequestrato da lunghi anni da Smog, un terribile drago alato che vive nella Montagna solitaria, un tempo regno dei nani. L'avventura è ricca di colpi di scena e di umorismo intelligente. Compare anche il vecchio Gandalf che però ha un ruolo veramente marginale. La storia ci spiega anche come Bilbo è entrato in possesso sia dell'Anello che della spada Pungolo, che tanto spazio avranno nel romanzone successivo. Sono rimasta molto colpita dall'eccezionale immediatezza del libro che è scritto talmente bene da riuscire alla grande anche come fiaba narrata a voce a bambini che non sanno ancora leggere. Voto 7
Magazine Cinema
Mi sono imbattuta in questo romanzo molto prima che Hollywood decidesse di trasformarlo in una nuova trilogia cinematografica ma ammetto di averlo letto dopo un paio d'anni che prendeva polvere su uno scaffale della mia libreria. Il motivo è banale e immagino per molti sacrilego: non ho una buona opinione sulle doti narrative del gran vecchio Tolkien. La mia esperienza proveniva chiaramente da Il Signore degli Anelli che ha dato poi origine a quell'esercito di cloni che fanno bella mostra di sé in qualsiasi libreria presente nel tessuto urbano e oltre. Il signore degli Anelli è pallosissimo. Questo è stato il mio commento alla fine di quella mastodontica lettura che non mi ha lasciato niente di niente. Mi sono sempre chiesta come si potessero apprezzare quelle lunghissime poesie o canzoni in rima (e non) elaborate dall'elfo o dall'hobbit di turno per sottolineare un particolare momento della storia, o quelle descrizioni minuziosissime delle inevitabili guerre tra creature del male e del bene, gli assedi a città cinte da mura, le frequenti crisi di identità del lagnosissimo Frodo, eccetera eccetera eccetera..Lo stile ampolloso e autoreferenziale di Tolkien è insopportabile. Questo pensavo e questo tuttora penso relativamente al Signore degli Anelli. Ma il discorso cambia del tutto se parliamo de Lo Hobbit, che tra l'altro è stato scritto svariati anni prima rispetto al suo più celebre successore. L'elemento più evidente è il cambio di registro espressivo e narrativo. Se nel Signore degli Anelli il linguaggio è ricco di costruzioni linguistiche complesse e pieno di arcaismi, qui invece si fa semplice e scorrevolissimo. Il motivo è dei più semplici infatti il romanzo si rivolge ai bambini e necessariamente dev'essere immediato e facilmente comprensibile. La storia vede al centro Bilbo Baggins che viene coinvolto, suo malgrado, in una grande e pericolosa avventura affianco ad un gruppo di nani, interessati a tornare in possesso del loro tesoro sequestrato da lunghi anni da Smog, un terribile drago alato che vive nella Montagna solitaria, un tempo regno dei nani. L'avventura è ricca di colpi di scena e di umorismo intelligente. Compare anche il vecchio Gandalf che però ha un ruolo veramente marginale. La storia ci spiega anche come Bilbo è entrato in possesso sia dell'Anello che della spada Pungolo, che tanto spazio avranno nel romanzone successivo. Sono rimasta molto colpita dall'eccezionale immediatezza del libro che è scritto talmente bene da riuscire alla grande anche come fiaba narrata a voce a bambini che non sanno ancora leggere. Voto 7
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