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Lo hobbit: nani, stereoscopia, fan service e buone cose

Da Eldacar
Quando è uscito Il Signore degli Anelli, ormai nel lontano 2001, ho provato sensazioni contrastanti: ero super felice per avere finalmente a portata di mano un insieme di fantasie nerdiche tutte da guardare, un po' come quando misi le mani per la prima volta su Daggerfall, per capirsi. Ma ero pure un po' triste, perchè sapevo che quel momento sarebbe stato per certi versi lo sputtanamento di un qualcosa di puro e per pochi, nel nome della massa. Insomma, dal giorno dopo, tutti a parlare di fantasy senza conoscere D&D;, il che era fastidioso assai. Per fortuna comunque, la trilogia, ha finito per soddisfarmi e fomentarmi come poche altre cose prima a livello di entertaiment. L'uscita di questo Lo Hobbit, in un certo senso, ha suscitato in me, 11 anni e passa dopo, quasi le stesse sensazioni. Parliamo infatti di una pellicola ispirata a un altro libro non altrettanto famoso e che, alla fine, resterà comunque un qualcosa di molto distante dal pubblico (come probabilmente è accaduto all'opera principale di Tolkien, che resta in ogni caso un mattone a prescindere dalla trasposizione). Il rischio di avere a che fare con un minestrone fan service era alto e quello che è accaduto, puntualmente, conferma l'ipotesi. Intendiamoci, Lo Hobbit è un gran bel prodotto ma sarà ricordato per il discorso del doppio numero di frame al secondo, piuttosto che per altro. Si perchè, di fatto, Lo Hobbit lancia un nuovo standard che rappresenta il futuro del cinema e su cui molto ancora, comunque, ci sarà da lavorare. L'effetto finale infatti è molto innaturale e finisce per evidenziare le cose artefatte a schermo rendendolo addirittura grottesche a tratti. Un po' come vedere un documentario su Sky HD, che con una foresta cupa e piena di mostri c'entra praticamente zero. Il punto è però che per via della stereoscopia, ora è tutto esattamente come se fosse proiettato in 2D ma esponenzialmente più immersivo. La cosa basta per immaginare un domani di sbavate potenti nei cinema attrezzati.
Per il resto Lo Hobbit scorre via sereno con picchi di una bellezza entusiasmante e qualche momento down veramente imbarazzante (pochi minuti per fortuna), proprio per accontentare chi con queste cose qui, ha sempre avuto poco a che fare. Ovviamente parliamo di una trama quasi completamente ribaltata che passa dalla quasi fiaba su carta a un prequel action della trilogia vera con cui condivide il mood (e un bel po' di personaggi che non avrebbero dovuto esserci).
Nel complesso, pollice alto, senza gettarsi in inutili spoiler. Un po' troppi nani, quello si può dire.

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