Magazine Bambini
l bambino non è la famiglia bensì il bambino fa parte della famiglia.
Mettere i figli al centro, sempre e comunque, non è saggezza. Considerarli nostro unico obiettivo e fare qualunque cosa in loro funzione, non serve a farli crescere, anzi è il contrario. Ne limita l'autonomia e la capacità di vivere in contesti diversi dalla famiglia.
Dedicargli tutto il tempo a disposizione e soddisfare i loro bisogni, prima ancora che li esprimano, non è bene è solo voler attutire i sensi di colpa che spesso ci affliggono. Tra l'altro quest’atteggiamento li porta ad averci in pugno e a far fare a loro la parte del "grande" mentre è un loro diritto essere dei bambini e ad avere un genitore che "comanda".
Mentre lei parlava, mi è tornata in mente una strofa di una canzone di Ligabue che in questi giorni mandano spesso alla radio "... e il bambino più grande mi mena davanti a tutti gli altri, mio padre che passa, mi salva e mi condanna per sempre"... ovvero non possiamo proteggerli sempre e da tutto, se vogliamo che crescano.
Il dialogo è importante se limitato al giusto.
Parlare con i bambini è fondamentale, è il motore della relazione che instaurano con il genitore ed anche una base importante per la conoscenza, tuttavia non bisogna eccedere, ovvero se una cosa non si deve fare non si fa, concisa deve essere la spiegazione della motivazione, primo perché non sempre hanno la capacità di comprendere un discorso troppo articolato, secondo perché altrimenti ai suoi occhi ci staremmo solo giustificando e questo non gli permetterà di considerare il comportamento come veramente vietato. Un genitore che si "scusa" non da sicurezza a un bambino e questo e', e potrebbe essere, un problema.
Non si fa la guerra per il cibo.
Il momento dei pasti non deve trasformarsi in un braccio di ferro tra noi e loro né sulla quantità né sulla qualità, inutile intestardirsi ad esempio per la storia delle verdure ma continuare a proporle normalmente, prima o poi le mangerà e sbagliato e' anche usare frasi come "mangia che così diventi grande" o ricatti di altro genere. Devono mangiare per soddisfare un bisogno e farlo con piacere, non vederlo come dovere o peggio ancora imposizione.
Ognuno ha il suo modo per rilassarsi, rispettiamolo.Non demonizzare il dito in bocca né altri comportamenti che per noi sembrano inusuali, loro li usano per tranquillizzarsi e sono del tutto positivi, un po' come quando noi ci sdraiamo sul divano dopo una giornata particolarmente stancante, a non fare niente.
Insomma ho raccolto un po' di materiale su cui lavorare, perché l'errore è spesso dietro l'angolo e si nasconde in quei comportamenti che diciamo di tenere per il loro bene. Ecco sembra non sia così.
Io ho preso appunti e dovrò di sicuro lavorare sul punto 1, ed anche sul cibo sono spesso una "bega", con mio figlio che a volte mi rimprovera e se ne esce con "mamma calma eh! Un attimo di pazienza!"
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