Lei è la Barbera, lui il suo vitigno. Vivace, equilibrata, fruttata, aristocratica e sofisticata possiede tante sfaccettature, ma un unico comune denominatore. Vitigno tra i meno antichi del Piemonte quello del barbera è però tra i più diffusi ed è coltivato in prevalenza nelle province di Asti e di Alessandria dove hanno origine le denominazioni Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato. Le prime notizie certe in merito alle uve di barbera risalgono al Settecento e riguardano documenti rinvenuti nella zona di Montegrosso d’Asti. Grazie alla sua resistenza a malattie come la filossera, il vitigno incontrò il favore dei contadini che non ne interruppero mai la coltivazione, aumentandone il successo e la diffusione. E se oggi il Monferrato è la zona che ospita la maggior estensione di superficie vitata a barbera, si trovano aree significative anche nell’Albese dove si produce la Barbera d’Alba.
Regina incontrastata dei vini astigiani, la Barbera, sublime signora in rosso, esprime il meglio di sè nei vigneti delle colline a sud del Tanaro. Paesi come Castello d’Annone, Rocchetta Tanaro, Mombercelli, Incisa Scapaccino o Mombaruzzo scrivono da anni la storia di questo vino che ha in Nizza Monferrato una delle sue patrie d’eccezione. Proprio a Nizza merita fermarsi all’Enoteca Regionale per trovare la più grande selezione di Barbera d’Asti e della Barbera Superiore. Quindi comuni come Calamandrana, Agliano Terme, Isola d’Asti e San Martino Alfieri, dove la produzione resta ai vertici, mentre un cenno a parte merita la zona di Costigliole d’Asti. Appassionati e gourmet ritengono infatti che la Valle Tiglione sia un luogo d’elezione per la Barbera, suggellata anche da una canzone di Bruno Lauzi che si chiama Briccofiore e che racconta di un pranzo di nozze piemontese, della vita e dei suoi conti da pagare.
(La foto in home è del fotografo piemontese Davide Dutto, presto su questo blog!)