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Lo sbarco Alleato e la mafia

Creato il 11 luglio 2013 da Casarrubea
Robert Capa (foto di)

Robert Capa (foto di)

Presentiamo uno degli innumerevoli documenti che dimostrano come e perchè la mafia fu coinvolta nello sbarco alleato, mediante un’azione di guerra psicologica e di intelligence che gli inglesi avevano cominciato a preparare già con i primi piani di sbarco in Sicilia risalenti al 1940 e che gli Americani misero a punto con l’approvazione, da parte dell’Oss, del cosiddetto piano Corvo giànell’estate del 1942.

Il documento, che qui di seguito riportiamo, grazie alla concessione della Casa editrice, fa parte dell’antologia che abbiamo preparato per i tipi di Castelvecchi, dal titolo “Operazione Husky. Guerra psicologica e intelligenge nei documenti inglesi e americani sullo sbarco”, uscito nei primi giorni di questo mese di luglio. Gli autori, Mario José Cereghino ed io, abbiamo voluto dare, in tal modo, un contributo al dibattito sul tema. La nostra è una ricerca sugli aspetti meno noti dello sbarco e, soprattutto, su quel retroscena di attività investigative e di penetrazione nell’isola di agenti ben pagati, alla prese con mappe, contatti autorevoli, ricognizioni e innumerevoli altre attività resesi necessarie per preparare il terreno alle operazioni militari. Senza questo lavoro capillare, probabilmente, lo sbarco si sarebbe realizzato in altri modi e tempi.  Per buona parte del 1942 e per il primo semestre del 1943, la presenza di centinaia e, forse migliaia, di agenti, opportunamente reclutati tra le società siciliane delle più grandi metropoli degli Usa, e soprattutto a New York, Filadelfia, Chicago, Boston e addestrati  in apposite scuole, svolse un compito inedito e quasi totalmente sconosciuto: costruire ponti radio di comunicazione nell’isola e tra questi e alcune centrali operative nel Mediterraneo; eliminare fisicamente i nemici, mediante apposite “formazioni di sicari”; rendere agevole la fase militare di quello straordinario evento che fu lo sbarco. In prima fila troviamo sempre e comunque, i siciliani, il cui dialetto fu il primo interfaccia con una realtà che britannici e americani conoscevano ben poco.

Il lettore avrà modo, già con questo documento, di valutare quanto il familismo, la struttura sociale, il senso dell’onore e dell’appartenenza possano avere contribuito a realizzare gli obiettivi degli Alleati. Ma vi si fa anche diretto riferimento alla mafia (si noti l’esplicito uso di questo termine nell’allegato “C”), allo stesso modo in cui in altri documenti di dichiara di “valorizzare” le organizzazioni criminali per gli scopi finali che i vari uffici preposti alla guerra psicologica si proponevano.

GC

Copertina libro Operazione Husky (Castelvecchi)

Copertina libro Operazione Husky (Castelvecchi)

Dipartimento della Guerra (Washington).

Tna/Pro, Wo 204/3701.

Piano militare speciale per la guerra psicologica in Sicilia

9 aprile 1943

La questione

Sviluppare un piano per la guerra psicologica in Sicilia, in aggiunta alle operazioni militari alleate (in fieri o in atto). Indurre i siciliani a favorire l’invasione militare dell’isola e conseguire il loro appoggio (sia attivo sia passivo).

Incrementare le difficoltà dell’Asse nella difesa della Sicilia.

Rafforzare (e, se necessario, forgiare) l’antagonismo dei siciliani nei confronti dell’Italia continentale e della Germania.

La politica ufficiale degli Stati Uniti d’America

Non vi è stata finora alcuna politica ufficiale americana diretta in modo esplicito alla Sicilia. Gli Stati Uniti mirano alla distruzione del regime fascista e alla liberazione del popolo italiano. L’Italia desidera una pace senza ritorsioni, una sovranità assoluta nel dopoguerra e i benefici enunciati dalla Carta Atlantica (che includono l’accesso libero ed equo alle materie prime del globo, alla fine del conflitto).

I fattori strategici fondamentali

La liberazione della Sicilia dal dominio militare dell’Asse darà un forte impulso al nostro controllo sul Mediterraneo, metterà a disposizione degli Alleati ottime basi operative per la prosecuzione della guerra, priverà l’Italia e la Germania di importanti risorse di agrumi e vitamine e di due terzi delle forniture di zolfo. La liberazione della Sicilia colpirà enormemente il morale dell’Italia, incoraggerà la resistenza in Grecia,  Iugoslavia e Albania, faciliterà la guerra psicologica verso l’Italia continentale, indurrà la Turchia e la Spagna [nazioni neutrali] a guardare a noi con favore. […]

I fattori della guerra psicologica (elementi costanti)

Nel corso di una lunga storia di sfruttamento e oppressione politica, la maggioranza della popolazione siciliana ha sempre vissuto in condizioni primitive. Contadini e operai soffrono la povertà. Nel 1936, il 41 per cento delle abitazioni ospitava più di due persone per stanza, il 23 per cento più di tre persone. Solo il 35 per cento delle abitazioni è dotato di cucina. L’acqua corrente è presente appena nel 45 per cento delle case. Il basso livello di vita è in gran parte il risultato del sistema devastante

del latifondo. Il 60 per cento delle terre coltivabili è racchiuso in grandi possedimenti, estesi in media 700 acri. I proprietari terrieri sono assenti. I contadini vivono generalmente nei villaggi e percorrono ogni giorno sei o sette miglia per raggiungere i campi. La stratificazione sociale dipende dal modello economico. La nobiltà, le classi benestanti e i professionisti istruiti, che occupano il vertice della piramide sociale, incutono timore e rispetto. La combinazione di povertà, sfruttamento e corruzione governativa ha sempre condotto a frequenti sommosse. […] Nel 1921, l’analfabetismo toccava il 49 per cento della popolazione; nel 1931, il 40 per cento. Nel resto d’Italia raggiungeva, Il dialetto siciliano risulta quasi incomprensibile agli altri italiani. I siciliani si considerano differenti dai continentali. La maggioranza dei giovani comprende e parla l’italiano. Ma in famiglia e con gli amici si parla solo siciliano. Molti hanno visitato gli Stati Uniti e parlano un po’ d’inglese. Il nucleo familiare costituisce un’entità molto forte. Le famiglie imparentate formano dei clan. Gli oltraggi e i danni

sofferti da una singola famiglia, quindi, si trasformano in questioni che toccano tutte le famiglie imparentate. Nascono così le faide. I siciliani sono cocciuti, piuttosto suscettibili, spiccatamente individualisti e si offendono facilmente. Sono noti

per essere delle «teste calde». Sono estroversi, stravaganti dal punto di vista emozionale e vendicativi. Perdono facilmente la pazienza e passano alle vie di fatto. Sono abituati a portare rispetto a chi sta sopra di loro. Per contro, diffidano di tutti i rappresentanti dello Stato, anche dei fascisti. Il cinismo verso il regime si è sempre affiancato al desiderio di spremerlo il più possibile. Un impiego statale è tenuto in grande considerazione. Migliaia di siciliani sono emigrati negli Stati Uniti nei primi trent’anni di questo secolo. Molti hanno fatto ritorno nell’isola con i loro risparmi, stabilendosi nelle città d’origine. In generale, l’atteggiamento nei confronti dell’America è positivo. In Sicilia vivono molte migliaia di veterani italo-americani della Grande Guerra. I legami tra i siciliani d’America e i loro familiari nell’isola sono sempre stati mantenuti tramite le associazioni di mutuo soccorso [presenti negli Stati Uniti], che di solito portano il nome della città d’origine.

I fattori della guerra psicologica (elementi rilevanti)

L’ingresso in guerra dell’Italia ha pericolosamente indebolito l’economia agricola della Sicilia. I prodotti più importanti sono gli agrumi, le noci, il grano duro, l’olio d’oliva, il vino, le verdure, lo zolfo e il sale. La Sicilia importa grano tenero, carne, pellami, prodotti tessili e carburante. La gran massa della popolazione vive appena al di sopra dei livelli di sussistenza. La consegna obbligatoria dei prodotti agricoli (che lo Stato paga pochissimo) e l’alto costo della vita provocano forti difficoltà. La guerra colpisce specialmente i contadini. I loro problemi sono aumentati a causa dell’assenza di fertilizzanti, che giungevano dall’Africa settentrionale. Di conseguenza, i raccolti

sono ora diminuiti. Molti nascondono i loro prodotti e li vendono a caro prezzo alla borsa nera. Si registrano sommosse frequenti, arresti e pesanti punizioni. Le condizioni dei lavoratori urbani sono addirittura peggiori, dal momento che sono costretti ad acquistare tutto ciò che consumano. Da quando è stato creato l’Afrika Korps [al comando del maresciallo Erwin Rommel], la Sicilia si è riempita di soldati,

aviatori e funzionari tedeschi. L’invasione dell’Africa settentrionale da parte delle truppe alleate ha provocato un sostanziale aumento delle truppe germaniche di stanza in Sicilia. I bombardamenti alleati sono stati pesanti. I rapporti tra la popolazione civile e i militari tedeschi sono tesi. Sono sorti problemi a causa delle relazioni tra i soldati tedeschi e le ragazze siciliane. Molti ufficiali e soldati germanici sono stati assassinati. Al momento, i tedeschi escono la sera solo in gruppi di tre o più.

Risulta impossibile stabilire quanto siano diffusi e organizzati i nuclei separatisti. Tuttavia, si tratta probabilmente di piccole minoranze. La situazione locale è sfavorevole al governo centrale. Negli ultimi tempi, il re, il principe ereditario e il segretario del partito fascista hanno ritenuto necessario visitare l’isola. Il recente rimpasto dei gerarchi è il segnale che in Sicilia prevale l’insoddisfazione. Sembra che stiano tornando in vita i Fasci dei lavoratori, le cooperative e le formazioni socialiste, sorte tra il 1901 e il 1914. Secondo alcune informazioni, è risorta la mafia (una società segreta votata alla vendetta). Un rapporto indica che non sono stati effettuati arresti in

una certa città in rivolta, giacché è risultato impossibile incarcerare tutte le persone coinvolte. Il fascismo non sembra aver attecchito in Sicilia. Tuttavia ha enormemente favorito i politici locali, ai quali ha sempre assicurato gli incarichi pubblici.

Alcuni soggetti che avevano guidato l’invasione dei latifondi negli anni 1918-20, sono ora gerarchi fascisti e possidenti. Nel 1927 vi erano in Sicilia 60.000 imprese (ognuna impiegava da una a cinque persone). L’intervento del governo fascista,

al fine di incrementare la produzione, ha colpito pesantemente l’isola (più che al Nord). In seguito alle recenti direttive emanate dal governo in fatto di mobilità lavorativa, alcuni gruppi sono stati obbligati a spostarsi nell’Italia continentale. Nel 1941, inoltre, Mussolini ha ordinato di trasferire al Nord la maggior parte dei gerarchi siciliani. La lacerazione forzata dei legami familiari ha quindi potenziato i fermenti di rivolta.

I fattori della guerra psicologica (elementi di pressione)

Gli sforzi del regime fascista in Sicilia si concentrano specialmente sui mezzi d’informazione (controllati dalle sedi locali del partito) e sui quotidiani e i periodici pubblicati nell’isola. Non vi sono prove che la Germania dedichi un’attenzione particolare alla Sicilia. È la macchina propagandistica fascista a esaltare l’assistenza prestata all’Italia dalla Germania, la sua potenza e l’ammirazione [della popolazione] verso le truppe tedesche. Le attività della Gestapo sono indubbiamente correlate a quelle della polizia segreta fascista.

Fattori positivi

La popolazione siciliana non è affatto benevola o leale nei confronti del governo centrale. Il regime non ha mai beneficiato l’economia dell’isola. I latifondi abbandonati, lo sfruttamento economico e l’impatto provocato dalla guerra, sono la causa della povertà e della sofferenza delle masse. Sono molto diffusi il nepotismo e il monopolio degli incarichi statali. La presenza massiccia delle truppe germaniche pesa sulle scarse risorse alimentari dell’isola. I tedeschi si comportano con arroganza nei confronti della popolazione. I siciliani si affidano fortemente ai clan familiari, sono coscienti della loro cultura autoctona e non si identificano con i continentali. Sono sempre esistiti nuclei separatisti ed elementi radicali. Non sono però molto organizzati.

Per tradizione e temperamento, i siciliani sono orgogliosi e aspri nel carattere. Sono propensi all’azione diretta. La filosofia e lo spirito del fascismo non hanno mai attecchito in Sicilia. Risultano forti il rispetto dei siciliani verso gli Stati Uniti e l’affetto nei confronti dei familiari emigrati in America. Si registra un profondo ripudio della guerra e delle attività militari. In seguito all’invasione [alleata] dell’isola, le risorse alimentari e l’assistenza da noi fornite alla popolazione produrranno sentimenti positivi tra i siciliani. È probabile che ai nostri agenti risulti facile infiltrarsi nell’isola e individuare dei nascondigli.

Fattori negativi

I nostri agenti troveranno difficoltà a operare. La polizia segreta italiana e tedesca mantiene la Sicilia stretta in una morsa. Il caos sociale si accompagnerà alla disorganizzazione durante i furiosi combattimenti che, con ogni probabilità, seguiranno

allo sbarco delle nostre truppe.

L’eclissi del partito fascista (che gli Alleati intendono annientare) condurrà al crollo dell’autorità governativa. Gli elementi clandestini fascisti potrebbero attuare forme di

resistenza contro gli Alleati. Il disordine si intensificherà a causa dello scarso senso delle regole da parte degli isolani (che è innato) e per la loro insofferenza nei confronti di ogni forma di disciplina.

Conclusioni

Gli Stati Uniti godono di una considerazione insolitamente positiva tra i siciliani. Da un punto di vista temperamentale, i siciliani sono sensibili alla strategia psicologica da noi attuata. Sono stanchi della guerra e si riscontra un fermento che potrebbe condurre a

una rivolta generalizzata. Il controllo della Sicilia rafforzerà la nostra posizione strategica.

Linee d’azione

Occorre sfruttare concretamente gli elementi sopra menzionati, al fine di: promuovere la resistenza passiva e l’ostilità verso il regime fascista; infiammare il rancore e l’antagonismo verso i tedeschi; convincere i siciliani dei sentimenti amichevoli degli americani; incoraggiare le frizioni tra i siciliani e i soldati italiani; organizzare e preparare gli elementi dissidenti, al fine di utilizzarli nella resistenza attiva; distruggere, tramite atti di sabotaggio, le risorse economiche e la rete delle comunicazioni, secondo le direttive del comando alleato; predisporre speciali piani operativi per la guerra psicologica, in collegamento con i piani militari per l’invasione. Ciò permetterà di organizzare il personale che assisterà le forze militari al momento dello sbarco e diindividuare i punti d’attacco. Allo scopo di rendere effettive le linee d’azione sopra menzionate, è necessario:

infiltrare agenti americani (civili e militari di origine siciliana, in grado di parlare il dialetto e con contatti personali all’interno dell’isola), al fine di ottenere informazioni a carattere psicologico e militare e di stabilire le comunicazioni tra la Sicilia e il nostro quartier generale nell’Africa settentrionale. Una parte di questi agenti è già stata arruolata ed è già in viaggio verso il teatro di guerra; reclutare nell’Africa settentrionale elementi siciliani affidabili; attivare emittenti radio clandestine nell’Africa settentrionale

e in Sicilia; selezionare e addestrare (negli Stati Uniti e nell’Africa settentrionale)

elementi da utilizzare in Sicilia come nuclei organizzativi, sovversivi e operativi, affinché conducano la guerra per bande. […]

Allegato «C»

[…]

Organizzare e preparare gli elementi dissidenti, al fine di utilizzarli

nella resistenza attiva

a) stabilire contatti con gli esponenti dei nuclei separatisti, con i lavoratori disillusi, con i gruppi clandestini radicali (ad esempio, la mafia), allo scopo di fornire loro tutta l’assistenza necessaria;

b) dotare di armi e munizioni gli elementi della popolazione che decidano di passare dalla nostra parte;

c) organizzare e assistere materialmente i gruppi che conducono la guerra per bande;

d) assistere materialmente i membri attivi di tali gruppi e le loro famiglie;

e) promuovere la produzione e la circolazione di materiale stampa clandestino. […]


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