Lo sciopero del 12. Serve solo a salvare la faccia?

Creato il 07 dicembre 2011 da Laperonza

Fermo il diritto inviolabile allo sciopero inteso come forma di protezione e tutela dei diritti dei lavoratori rimango perplesso sui tempi coi quali viene convocato quello di lunedì prossimo. Non perché non ci sia da scioperare, altroché. La mia perplessità deriva da questo improvviso ritorno di fiamma sindacale, specie da parte di CISL e UIL che, dopo anni di sudditanza nei confronti del potere, sia esso politico che economico (ricordo uno fra tutti l’episodio dell’accordo di Pomigliano), si risvegliano come da un sonno indotto chimicamente e si accorgono di avere un ruolo. E anche la CGIL, pur essendo forse il sindacato più combattivo, si è a lungo appiattita su posizioni politiche e di rendita, tutelando più il proprio potere di trattativa che quello reale dei lavoratori. I sindacati in Italia non fanno più i sindacati da tempo immemorabile e oggi, nel momento in cui siamo chiamati a tirare la cinghia per salvare il salvabile, con provvedimenti che possiamo giudicare giusti o sbagliati ma che comunque vanno nella direzione di un risanamento complessivo degli immensi danni causati al Paese da quasi due decenni di berlusconismo, indicono uno sciopero che suona come il rumore del cancello della stalla quando i buoi sono già tutti fuori. Auguriamoci almeno che lo sciopero del 12 dicembre segni un ritorno alla presa di coscienza del ruolo del sindacato e non soltanto un gesto postumo per salvare almeno la faccia.

Luca Craia


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