A capo del grande im-pero del Frutteto c’era Pero Ottavo, un albero colto che si divertiva a leggere il giornale locale nel tempo in cui non era occupato a far spuntare ed accrescere le sue pere.
Un giorno, dopo aver letto le ultime notizie, scosse preoccupato i suoi rami e, contrariamente alla sua abitudine di farsi i fatti suoi, mandò alle altre piante di quel frutteto, amiche da lunga data, un messaggio segreto trasmesso da alcuni insetti suoi servitori che avevano frequentato con grande profitto un corso di telecomunicazione.
Quel giorno infatti, il giornale era pieno di proteste di destra, di sinistra, di centro e di circonferenza ed il Pero ne era rimasto particolarmente colpito.
Il messaggio quindi diceva:”Però! Come sta cambiando il mondo! Possiamo fare qualcosa per fermarlo?”
Il primo a rispondergli fu il melo che era un seggio rassegnato.
“Non è vero che cambia, è sempre stato così, me lo ricordo bene.”
Il fico, che era un tipo lamentoso e faceva sempre un mucchio di fichi, mandò un messaggio negativo:”Questo è un mondo male-fico. Ma non me ne importa un fico”.
La vite invece si mise a piangere come una vite tagliata, poi, impaurita, comunicò:”Cielo! Cominceranno gli attentati alle nostre vite!”
“Non è il casi di aver paura. Non ci demoralizziamo troppo” disse il Pero.
“Piuttosto anche per noi diventa urgente protestare. La protesta è un diritto sacrosanto. Io sono deciso a pero-rare la causa degli alberi trascurati ed oppressi dagli uomini e per questo vi invito tutti, per difenderci dal cambiamento, a fare uno sciopero.”
“Che vuol dire sciopero?” singhiozzò la vite.
“Smettere di far crescere le nostre creature? Far diventare secchi i nostri rami? Allora si che ci farebbero fuori!”
“Non dico questo” rispose il Pero.
“Ma qualcosa di più raffinato. Faremo dei frutti senza sapore e così gli uomini che si divertono a torturarci inventando sempre nuovi incroci, si accorgeranno che è molto meglio tornare al buon tempo antico quando la frutta non era congelata, obesa e tinta con strani colori, ma era dolce, piccola e saporita e non marciva dopo due giorni. E’ sempre uno strazio veder morire subito le proprie creature.”
Così il Pero, il Melo, il Fico e la Vite cominciarono a fornire agli uomini frutti sciocchi credendo di convincerli a tornare indietro nel tempo.
Ma gli uomini erano ormai sulla via della contestazione e vollero far vedere che il mondo andava come volevano loro.
Cominciarono quindi a preferire gli stranieri: banane, manghi, avocados e tanta altra frutta che veniva dall’altro mondo.
E l’imperatore Pero, avvilito, scosse i suoi rami e disse:”Che botta, ragazzi! E’ stato proprio come ricevere un calcio nel pero-ne!”
Nicoletta Martiri Lapi