Nel carcere di Valle Grande si ricorda il suicidio di un ventunenne, avvenuto otto mesi fa. Il ragazzo è stato catturato dopo un tentativo di fuga, attaccato da cani poliziotto e picchiato selvaggiamente. Recluso in cella di rigore, dopo ripetuti maltrattamenti, ha finito per impiccarsi. I giornalisti indipendenti parlano di una prigione dove gli ufficiali si arricchiscono sulla pelle dei reclusi, sottraendo risorse alimentari per il mercato nero e facendo confezionare pasti di scarsa qualità nutritiva e di poca sostanza. I prigionieri soffrono la fame, sono malnutriti, spesso malati, anemici e hanno gravi problemi psicologici. Le guardie vivono mesi lontane dalla loro famiglia, sono trattate male da un punto di vista economico e finiscono per vivere in condizioni simili ai reclusi. Sono persone di basso livello culturale, spesso corrotte, dedite al contrabbando e al traffico di droga. Vendono ai reclusi visite familiari, chiamate telefoniche, persino controlli medici. Le galere cubane sono tenute coscientemente in una situazione di degrado, lontana mille miglia dalle condizioni minime di igiene e di umanità.
Il Tribunale Supremo di Cuba ha inflitto una condanna a cinque anni nei confronti di Angel Santiesteban-Prats, accusato di presunta violazione di domicilio e di lesioni personali. Lo scrittore ha sempre sostenuto la sua innocenza, affermando che non ci sono prove contro di lui e che tutto il castello accusatorio si basa sulla dichiarazione di un tenente colonnello della Sicurezza di Stato. Angel Santiesteban-Prats ha detto che i suoi problemi con la giustizia sono cominciati quando ha deciso di scrivere un blog: Los hijos que nadie quiso. Da quel giorno lo scrittore – che ha vinto un Premio Casa de las Américas – è stato perseguitato dalla polizia politica cubana. La Comunità Internazionale deve protestare per l’ingiusta detenzione di Angel Santiesteban-Prats, avvenuta per motivi politici, camuffati da reati comuni.
Featured image, stemma di Cuba.