di Pierfranco Bruni
Ci sono stati futuristi, anche nel Sud, che si sono espressi e sono rimasti futuristi. Ce ne sono stati altri che hanno superato il Futurismo. Ovvero lo hanno “sorpassato”. Ma nessuno in quel contesto si è potuto considerare fuori o ha vissuto quel contesto considerandosi indifferente all’operazione svolta da Marinetti.
Il Sud è stato non solo un riferimento. Ma lo è stato perché ha rappresentato un laboratorio di ricerca e di esperienza. Si pensi a quegli artisti , a quei poeti e scrittori che si sono formati nella temperie del Futurismo e che poi si sono incamminati verso altri riferimenti. Due scrittori calabresi ne sono un esempio nel quadro delle verifiche meridionali. Leonida Repaci e Raul Maria de Angelis. Di Repaci, poi passato ad altri lidi, resta come documento la sua stagione futurista con la pubblicazione della tavola parolibera Lo O (lo Zero), che la si trova nella rivista futurista dell’ottobre 1917 “Procellaria”. Ma De Angelis ha sviluppato nel suo viaggio letterario una bella coerenza. Comunque resta fondamentale il suo aber fatto conoscere Maria Zambrano al pubblico filosofico e letterario italiano. De Angelos, infatti, lo scrittore, resta non solo tra le sue pagine narrative e poetiche ma in tutto un “costume” letterario che abbraccia un Novecento da rileggere e da ridiscutere. Raoul Maria De Angelis fu uno scrittore e un giornalista i cui natali sono nella ragnatela della Calabria ma la sua formazione si sviluppa intorno ai grandi dibattiti culturali romani. Scrive romanzi importanti con i quali si aprono dibattiti e prospettive per il Novecento letterario europeo. De Angelis è l’aurore, tra l’altro, di “Inverno in palude” del 1936, di “Oroverde” del 1940, di “La peste a Urana” del 1943, di “Panche gialle – sangue negro” del 1959, di “Amore di Spagna” del 1968, di “Moneta falsa” del 1985. Nel 1953 pubblica anche un testo di “Poesie”. Carlo Bo ebbe a scrivere riferendosi all’opera di De Angelis: “…Chi tenterà un giorno la storia del nuovo romanzo italiano, non potrà fare a meno dell’opera di R.M. de Angelis, e questo perché il lavoro dello scrittore calabrese ha un rapporto preciso con le aspirazioni e i sentimenti del nostro tempo vero…”. Un mosaico di prospettive ma il percorso indicato di Carlo Bo è certamente un riferimento. Si tratta di una scrittore che vive pienamente il Novecento tra “realismo” e metafore che si sprigionano in un gioco di immagini e di coloriture come in alcuni passi proprio di “Inverno in palude” che segna un romanzo – nucleo: “I tronchi abbattuti dalle prime bufere sbarrano i sentieri, e la pianura non conserva tracce di uomini e di belve. E la stagione dei cacciatori. I cinghiali scendono dalle montagne, goffi e mostruosi, con gli occhi pazzi di fame e di ferocia e si avventurano fino alle soglie delle casipole di sterpo e di fango; devastano le zone coltivate a grano, abbattendo siepi e staccionate ". Con De Angelis si può andare, comunque, oltre i suoi personali interesse letterari perché riesce a spaziare in un articolato mondo che va dalla letteratura all’arte e da questa alla filosofia. Intrattiene amicizie con scrittori e artisti e si occupa anche di scritti filosofici e sulla cultura filosofica. Tra le personalità che sono entrati nel suo tracciato di conoscenza e di ricerca c’è anche la filosofa spagnola Maria Zambrano (1904 – 1991). Un nome importante che ha soggiornato in Italia, nel suo abitare l’esilio europeo, tra il 1953 e il 1964. Proprio alla Zambrano De Angelis dedica uno scritto significativo soprattutto perché pone la sua ricerca all’attenzione del pubblico e dell’opinione culturale italiana. La testimonianza di De Angelis sulla Zambrano ha un suo valore critico non indifferente che viene pubblicata sul n. 4 de “La Fiera Letteraria” del 24 gennaio del 1954 in un articolo intitolato: “Destino nomade di Maria Zambrano” firmata dallo scrittore Raoul Maria De Angelis. De Angelis annota sulle colonne della rivista ,diretta in quel periodo da Vincenzo Cardarelli e Diego Fabbri, che “Maria Zambrano ha il destino nomade: ora è a Roma reduce dall’Havana. Lei si dice felice di essere tornata in Italia, e a Roma sente di aver ritrovato antiche radici, poiché non esclude di avere lontane origini italiane: a badare al cognome, Zambrano non molto diffuso in Spagna. Forse ci lascerà presto per Parigi o per New York, chissà mai./ Anche per questo, non vogliamo frapporre alcun indugio, per presentarla ai nostri lettori, con uno dei suoi saggi più limpidi di informazione filosofica./Il suo linguaggio testimonia a sufficienza una chiarezza di idee a cui non siamo, da tempo, abituati”. De Angelis, nato a Terranova da Sibari il 4 maggio 1908 e morto a Roma il 5 marzo 1990, non è soltanto un attento giornalista letterario è soprattutto uno straordinario scrittore e pittore e proprio in quell’anno, nel 1954, aveva pubblicato “Apparizioni del Sud”,con la casa editrice S.E.I., e “Storia di uno sconosciuto” da Vallecchi ma i suoi primi romanzi risalgono alla fine degli anni venti. De Angelis ci presenta la Zambrano con una chiave di lettura, soltanto con poche battute, esemplare: “I suoi libri, pubblicati in spagnolo nell’America del Sud, non sono di facile lettura e richiederebbero un’attenta esegesi” (da “La Fiera Letteraria”, cit.). La propone al lettore italiano in un contesto, quello della metà degli anni Cinquanta, di frequente contraddizioni culturali. Il De Angelis scrittore, dunque, è un riferimento nel contesto delle culture del Novecento. Il suo Novecento e il suo “novecentismo” costituiscono processi inevitabile nella cultura italiana. Proporre la Zambrano in Italia ha significato, d’altronde, indicare una strada culturale che è la stessa strada che permette di scavare tra le parole e i linguaggi della sua narrativa e della sua poesia. De Angelis sapeva leggere tra le pieghe delle culture internazionali. Aveva il coraggio della discussione e delle aperture alle culture altre. De Angelis, infatti, fonda e dirige la rivista “Approdi” sulla quale compaiono scritti futuristi e tra i quali una Autobiografia di Anton Giulio Bragaglia, un testo di Leonardo Russo, poesie di Marinetti e Luciano Folgore , un saggio di Giovanni Rotiroti dedicato allo stesso Marinetti. Di questa rivista escono quattro numeri : dal dicembre 1928 al marzo del 1929. de Angelis pur attraversandolo e confrontandosi con il Futurismo lo supera , ovvero lo sorpassa. Da meridionale, comunque, non può non fare i conti con il Manifesto di Mario Antonelli. La Zambrano resta nella sua vita. Non sono come esperienza, ma come riferimento che permette di capire il senso della filosofia dentro i processi culturali e soprattutto dentro la letteratura. Con la Regione Calabria, e con l’Assessore Caligiuri abbiamo avviato, insieme al Comune di Terranova da Sibari, una riflessione sul ruolo de De Angelis nella cultura internazionale.