Lo sguardo dei lupi

Creato il 23 marzo 2011 da Roberto1972

Guardami negli occhi (Cortesia: G. Kramer).

Lontano, oltre gli ostacoli.

Stai lavorando al computer mentre il tuo cane (Canis familiaris) è accucciato sulla brandina. Poi tu alzi gli occhi e lui, che in fondo era lì vigile come sempre, solleva un po’ la testa: gli occhi si cercano, i vostri sguardi si incrociano. “Anche questo è un segnale di addomesticamento“, pensi con l’orgoglio tipico dell’Homo sapiens. Ora invece siete in campagna. Tu guardi lontano, forse qualcosa oltre gli alberi: ma il tuo cane guarda te, solo te, e molto difficilmente seguirà il tuo sguardo verso quel punto lontano. Ma, se accanto a te ci fosse un lupo (Canis lupus), lui sì che andrebbe a guardare là, dove sono andati i tuoi occhi.

Questo è in fondo quanto hanno dimostrato Friederike Range e Zsofia Virany, biologhe cognitive del Wolf Science Center di Ernstbrunn, in Austria, con un articolopubblicato su “PLoS ONE”. Sembra infatti che il lupo, diretto antenato del nostroCanis familiaris, sia in grado di seguire la traiettoria di uno sguardo anche oltre una barriera fisica. Quella che sembrava un’abilità propria dei Primati e di alcuni corvi si sviluppa invece negli antenati dei cani domestici a partire dai 4 mesi di età. Finora si era creduto che il lupo non fosse attirato da alcun atteggiamento umano di tipo comunicativo, quale appunto uno sguardo o un dito che va a indicare un preciso punto. “Siamo stati veramente sorpresi dalle nostre scoperte”, esclama infatti Range.

Le due ricercatrici hanno allevato nove cuccioli di lupo originari del Nord America e nati in cattività. Nei primi 5 mesi, i lupi sono stati sottoposti a un corso di ubbidienza solitamente destinato ai cani, e poi hanno continuato ad interagire con l’uomo e con cinque cani adulti di diverse specie. Già a 14 settimane di età, sei dei nove cuccioli di lupo hanno dimostrato di poter seguire lo sguardo umano che si rivolgeva lontano. Tale capacità era raggiunta da tutti i cuccioli entro le 23 settimane di età. Le biologhe austriache hanno quindi utilizzato un piccolo muro, oltre il quale potevano dirigere il loro sguardo: in questo caso, l’istinto nel lupo di muoversi per andare a cercare un oggetto, al di là dell’ostacolo, non si sviluppa prima delle 16 settimane. Addirittura solo con la maturità compare il desiderio di saltare quel muro. Quindi, secondo le biologhe, l’abilità nel seguire uno sguardo rivolto agli spazi aperti è pressoché innata. Invece la capacità di andare oltre un ostacolo sembra basarsi su un differente processo cognitivo, legato all’età dell’animale.

I lupi sono inoltre più tenaci nell’attività di ricerca, rispetto ai corvi e ai Primati. Infatti il lupo, quando non trova nulla di interessante oltre l’ostacolo, non reagisce più a nuovi stimoli. Al contrario, quando si trova di fronte a uno spazio aperto ricomincia comunque a perlustrare visivamente l’ambiente. Invece corvi e Primati dopo un insuccesso sembrano rinunciare a qualunque ulteriore ricerca, sia oltre una barriera sia in uno spazio aperto. Range e Virany ipotizzano che si tratti di un adattamento evolutivo dei lupi, certamente più dediti alla caccia rispetto alle scimmie antropormorfe e agli uccelli. Infatti può essere poco utile tornare in un luogo ristretto che ha offerto poco già alla prima esplorazione, mentre una nuova ricerca in un luogo più aperto è sempre consigliabile. Perciò essere in grado di leggere la direzione dello sguardo di un altro individuo può rappresentare un importante mezzo di comunicazione e un efficace aiuto nella ricerca di una preda.

Allo stesso modo è stata in precedenza pubblicata sulla rivista “Animal Cognition”l’evidenza che i cani non sono capaci di seguire lo sguardo di una persona rivolto a uno spazio aperto. “Questa è una chiara differenza fra i lupi e i cani”, puntualizza il biologo Marc Bekoff, dell’Università del Colorado. “In realtà non sappiamo perché “, commenta Range. “Potrebbe comunque essere quello che noi uomini, padroni dei cani, abbiamo voluto”. Infatti nel processo di selezione delle razze canine, da noi stessi compiuto, potremmo (più o meno inconsciamente) aver preferito quelle razze più attente solo a noi e meno propense a guardarsi intorno. La capacità di seguire lo sguardo di un altro individuo non è propria solo degli umani. Quindi può non essere direttamente collegata alla capacità di capire ciò che effettivamente l’altro sta pensando. Tutto questo mette sotto una nuova luce le possibilità di socializzazionedei lupi e le modalità con le quali il nostro amico cane si è evoluto dall’antenato lupoide.

E ora, se tu stessi lavorando al computer e accanto a te ci fosse accucciato un lupo, che cosa potrebbe succedere? Questo non viene detto nell’articolo di Range e Virany. Come sempre accade nella ricerca, c’è spazio per altre ipotesi e nuovi studi.

(Roberto Insolia – Quarantadue)

Range F, & Virányi Z (2011). Development of gaze following abilities in wolves (canis lupus). PloS one, 6 (2) PMID: 21373192


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