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Lo sguardo poetico su un massacro - seconda parte

Creato il 05 novembre 2010 da Sulromanzo
Lo sguardo poetico su un massacro - seconda parteDi Paola Paoletti
A sangue freddo di Capote
Un'improvvisa pioggia cominciò a tamburellare sul tetto. Il suono sembrava il rat-a-tat-tat dei tamburi di una parata e dopo poco entrò Richard Hickock scortato da sei guardie e dal cappellano, che già recitava sottovoce le preghiere. Hickock fu il primo dei due assassini di Holcomb ad essere giustiziato: avevano deciso di procedere in ordine alfabetico.
Truman Capote in “A sangue freddo” riporta con grande sensibilità il momento dell'esecuzione capitale dei due responsabili del massacro dei Clutter.Non un uomo, ma la pioggia, un elemento della natura, apparentemente insensibile, dà il via all'esecuzione.Anche la volta precedente si è visto che Capote riserva alla Natura il ruolo di guida sapiente.
Quella notte del 14 aprile 1965, in quello spazio predisposto per le esecuzioni di stato, la natura con la sua amorevole impassibilità si rese presente. La partecipazione musicale della pioggia donò a quel momento la sua dovuta solennità.A quello spazio chiamato “l'angolo” o “il magazzino” e dove, oltre la forca, si tenevano cianfrusaglie e pezzi di macchinari inutilizzati, la Natura fu la prima a donare gravità.
La solennità di quel luogo e di quel momento ha senso per il fatto che lì la Vita e la Morte s'incontrarono e si incontrano ogni volta che ciò si ripete, e si scambiano il ruolo, sempre.Fu, e lo è ancora, il momento del mistero, il momento in cui vengono evocate l'essenza e la fragilità più profonde dell'essere umano: la sua dipendenza da quel legame arcano che esiste tra la vita e la morte.
Quella cerimonia “sacra” era dedicata a Richard Hickock e Perry Smith, come era naturale, ma anche ai quattro membri della famiglia Clutter, le vittime, e ancora di più era offerta al pubblico presente e ogni volta anche a noi, i lettori.
Il momento dell'esecuzione è il tempo della meditazione sul valore della vita e sul senso che le dona la morte. Ed è per questo che Truman Capote nelle pagine precedenti riporta tutte le diatribe, intercorse in quel periodo sulla pena di morte.All'affermazione che a Hickock e a Smith non era stata concessa nessuna possibilità, date le posizioni dei giudici e la linea dell'accusa, i sostenitori della pena di morte controbattevano che anche ai quattro membri della famiglia Clutter non erano state date possibilità.
È laggiù, nel “l'Angolo”, che ciascuno di noi trova la risposta a tutte queste diatribe.
L'irritazione che l'ispettore Dewey provò, durante l'esecuzione nel vedere che alcuni colleghi scherzavano, nacque dalla consapevolezza che quello era il tempo della meditazione e la cerimonia era sacra.Abbiamo già visto che per l'ispettore Dewey il momento dell'esecuzione non fu appagante. La morte degli assassini non fece sentire la giustizia e portò quelli come Dewey ad una consapevolezza più profonda, ad una catarsi di tutt'altro tipo.
Perry Smith è colui che ha eseguito tutti e quattro i delitti, quest'uomo dalla corporatura piccola e dallo sguardo timido è il vero feroce assassino. Quest'uomo che intenerisce l'ispettore Dewey, come anche la signora Mayer, la moglie del vice sceriffo, la quale si prodiga per preparare pietanze che siano di gradimento al prigioniero; quest'uomo, Perry Smith, è colui che la notte del massacro, quando intuisce che Hickock ha intenzione di violentare Nancy Clutter, la difende minacciando con il fucile Hickock, ma poi qualche ora dopo la uccide barbaramente.
Nel momento in cui i piedi da bambino di Perry cominciarono ad oscillare sulla forca, il feroce assassino si portò dietro tutto il peso della sua infanzia senza via d'uscita.

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