Sembra lo slogan di un noto marchio cosmetico, ma è un dubbio, se vogliamo, che inizia a tormentare parecchie donne, che non solo non riescono a smettere di acquistare qualsiasi cosa, bensì molto spesso non trovano soddisfazione al termine dei loro acquisti.
Abbiamo voluto indicare in linea generale il termine shopping e non associare nessun aggettivo, proprio perché questa parola, come il suo significato, è stato demonizzato non poco negli ultimi tempi. Basta pensare a quando proponiamo al nostro compagno: “Andiamo a fare shopping?” Nella quasi totalità dei casi ci troviamo di fronte a risposte di questo tipo: “No, mi dispiace ho da fare“; “Perché non vai con le tue amiche?”; oppure “Assolutamente no, tu mi fai impazzire quando mi chiedi di andare a fare shopping, torno a casa con il mal di testa“.
Chiusa questa parentesi tra il grottesco e il comico, torniamo ad analizzare una dipendenza che sta interessando sempre più donne. Perché si diventa shopping addicted? Per varie ragioni: per colmare delle carenze affettive; perché a nostra volta siamo vittime di un’altra brutta sindrome denominata dell’“accumulatore seriale”; o più semplicemente abbiamo una tale disponibilità economica che non troviamo altro modo (o meglio non vogliamo trovare altro modo) che investirla in scarpe, abbigliamento e accessori.
Quando lo shopping non è piacere ma un malessere psicologico
Il mezzo che oggi più che mai “aiuta” a spendere denaro, anche quando la disponibilità fisica non c’è è la carta di credito, croce e delizia delle shopping addicted. Ma come ogni “strumento”, se non utilizzato con parsimonia, self control e intelligenza, finisce con diventare un’arma a doppio taglio. Compri oggi e paghi tra un mese, ma il conto alla fine arriva e se non ci si impongono dei limiti di spesa, eccedere nelle spese è un attimo. Poi arrivano le lacrime da coccodrillo una volta aperto l’estratto conto bancario…
Chi diviene dipendente dallo shopping inizialmente non riesce a vedere il comportamento come problematico, considerandolo un sollievo immediato dallo stress e una fonte di gratificazione personale. Proprio questa illusoria ricompensa iniziale rinforza il comportamento, determinando poi processi compulsivi e ripetitivi. Quando il comportamento diviene più frequente, sentimenti di grandiosità possono portare l’individuo a immaginarsi immune dagli effetti negativi della propria attività compulsiva. La perdita di controllo, derivante dalla spinta a comprare più di quanto sia necessario o ci si possa permettere, è spesso seguita da depressione, vergogna e senso di colpa. Talvolta si arriva ad evitare totalmente il confronto con gli altri , ad isolarsi nel proprio mondo immaginario.I soggetti più a rischio
Donne. Sono le donne i soggetti considerati a rischio da shopping compulsivo. Recentemente questa problematica sembra coinvolgere anche una certa nicchia di uomini. Si tratta di ragazzi giovani, istruiti e con discrete possibilità economiche. Spesso sono professionisti che si mostrano interessati alla moda, alla cura di sé e la cui identificazione con il ruolo maschile risulta sicuramente meno tradizionale. Lo shopping compulsivo rimane tuttavia, soprattutto in Italia, un disturbo più rappresentato dalla popolazione femminile. L’età media di insorgenza è stimata intorno ai 17/18 anni , ma la presa di coscienza del problema generalmente sopraggiunge circa un decennio dopo l’esordio.
La “cura”
Care amiche di Moda e Style vi lasciamo con un paio di aforismi a tema, tratti da due libri che vi consigliamo col sorriso:
“Dovrebbero includere lo shopping tra le attività ad alto rischio cardiovascolare. Il cuore non mi batte mai così forte come quando vedo un cartello di RIDOTTO DEL 50%“.
Sophie Kinsella (Madeline Wickham), I Love Shopping, 2000
“Lo shopping è terapeutico e per questo direttamente ricollegabile al nostro umore. Andiamo a far compere quando abbiamo bisogno di riflettere, passeggiamo fra i negozi con sguardo famelico, guardiamo le vetrine e fra una presa di coscienza e un nuovo paio di scarpe ritroviamo la serenità“.
Sonia T. Grispo, Come vivere alla moda, 2012