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Lo spazio di appartenenza

Da Infanziadelbambino

Vediamo oggi come si è sviluppata la giornata al nido durante tutti questi mesi. All’inizio dell’anno scolastico ricorderete vi ho parlato dell’importanza di instaurare con i bambini una routine che dia sicurezza ai piccoli frequentatori della struttura.

Oggi, dopo sette mesi di frequenza, così come si sono evolute le attività anche l’inizio della giornata è evoluto, ma non è cambiata. Il punto fermo della mattina è rimasto: ritrovare educatrice e bambini nel proprio spazio è rassicurante e rilassante.
Ogni gruppo segue la sua educatrice di riferimento nel proprio spazio. Questo è fatto dal primo giorno e si farà fino all’ultimo.
Lo spazio di appartenenza si evolve, all’inizio dell’anno trasmette sicurezza al bambino, con il passare dei mesi diventa uno spazio vissuto dal gruppo. Permette al bambino di raccontare all’educatrice e ai propri “amici” le avventure quotidiane.

Al mattino spesso l’educatrice per instaurare il dialogo e per creare complicità nel gruppo, domanda ai bambini con chi sono venuti al nido e si chiede anche cosa hanno fatto il giorno prima quando sono tornati a casa. I bambini non essendo ancora capaci di collocarsi nello spazio e nel tempo, dicono la prima cosa che gli viene in mente, ma ascoltandoli, diventano più sicuri nel raccontare le loro esperienze e così crescendo si sentono più liberi di descrivere un pomeriggio passato a casa.

Quindi lo spazio di appartenenza è un luogo che ha un clima affettivo forte, che viene creato all’inizio dell’anno, ma che resta immutato. Evolve perché all’inizio dell’anno avrà giochi e arredi adatti al gruppo, ma durante l’anno cambiano le esigenze dei bambini, quindi cambia lo spazio. Alcuni giochi vengono tolti, si raccoglie l’angolo morbido, per permettere ai bambini maggior movimento senza pericolo di inciampare nei cuscini.
Capita a volte che l’educatrice e il gruppo restino nello spazio tutta la mattina, se i bambini lo richiedono. Si può rinunciare all’attività programmata, si resta nello spazio leggendo i libretti o giocando con le costruzioni.
L’importante non è fare, ma far stare bene i bambini.

La routine inizia con il gioco del chi c’è e chi non c’è, e ora che i bambini si conoscono tutti, è divertente vedere come si cercano e di come domandino “Perché non c’è?”.
Sono curiosi e chiedono tranquillamente perché hanno sempre ottenuto risposta.
Al nido dove ho lavorato questo giochino divertente si faceva con un cartellone su cui avevo disegnato una casetta che indicava il nido. Sul cartellone avevo incollato dei quadratini di velcro. In una scatoletta colorata avevo riposto dei cd con incollata la foto di ogni bambino e il velcro. Tutte le mattine con il gruppo prendevamo la scatola e ogni bambino attaccava la propria foto sul cartellone.
Mi ricordo che erano tutti orgogliosi di aver messo la loro foto e alcuni bambini mi dicevano “Io ci sono!”.
Alla fine le foto che restavano nella scatola erano i bambini che quel giorno erano assenti. Era divertente perché i bambini salutavano i loro amici che erano a casa.


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