LO SPAZIO DI LANDINI
Sono movimenti, quelli citati da Landini, che svolgono un ruolo importante nella società, ma non hanno mai pensato ad un aggregato in cui c’è tutto il movimento movimentista. Forse è ambizione di Landini aggregarli tutti per farne una sorta di “movimento” per porsi alla sua guida, ma poi dice di rifiutare la competizione elettorale, lasciando ad altri l’impegno di governare il Paese, fare le leggi, oppure di prepararsi al un’alternativa di governo.
L’impressione che se ne ricava è che in Landini ci sia la volontà di cambiare le cose, ma anche una confusione nell’indicare un’azione per farlo.
In Italia il sindacato ha sempre avuto una dimensione politica. Il “Piano per il Lavoro” di Giuseppe Di Vittorio propose una linea economica e sociale alternativa a quella dei governi centristi. E sul quel terreno si svolsero lotte straordinarie. Quando nel 1955 la Fiom perse la maggioranza alla Fiat, Di Vittorio mise auto criticamente in discussione la politica contrattuale che lui stesso aveva portato avanti. Si trattò di un metodo seguito anche da altri importanti sindacalisti come Lama e Trentin.
Da parte di Landini autocritica non c’è, c’è, invece, la prorompente e incisiva oratoria, dalla quale si arguisce che la colpa di tutto è di Renzi, colpevole, in particolare, di aver rotto il sindacato. Ma se a Pomigliano è stata sconfitta la Fiom, non hanno vinto nemmeno la Cisl e la Uil. Ha perso il Sindacato. Tutto.
E se i partiti su questo fronte non ci sono più, ci vuole un sindacato forte ed unito, l’unico che può difendere i lavoratori, non un movimento imprecisato fatto di tanti pezzi di volontariato, ma un sindacato con idee nuove, un programma, un’azione sindacale, sociale e politica sul terreno dello sviluppo economico, adeguando le sue politiche contrattuali al nuovo che è venuto maturando nel mondo del lavoro.
Tutto questo lo può fare un sindacato più unitario. Se è diviso, come oggi, il sindacato non ce la fa a fronteggiare l’offensiva moderata. Ora Landini cerca una rivincita in future occasioni e ricorda che la Fiom è di gran lunga l’organizzazione più numerosa. Non basta, se il sindacato non trova un terreno unitario, tutti perderanno qualcosa e perderanno soprattutto i lavoratori.