Elisabetta Pozzi continua a indagare l'universo e la mitologia femminile attraverso la poesia: si incontra e si scontra con il verso e con il ritmo musicale, tesse trame sottili attraverso secoli di creazioni, compie indagini in prospettive contemporanee. Si fa voce di scritture capaci di disegnare ritratti inediti. Ora è la volta di un ritorno: all' Elena di Ghiannis Ritsos, il maggior poeta greco di questo tempo, nella ripresa di uno spettacolo già allestito nel 1990, anno della morte dello scrittore.
Ancora una volta sola in scena, la Pozzi dà corpo e voce alla disfatta di Elena. La donna più bella del mondo, la dea contesa, è ora una vecchia, abbandonata, amareggiata, disillusa. La versione del mito che Ritzos ci offre è un vero e proprio ribaltamento dell'immagine di Elena che la tradizione letteraria ci ha donato. Nel poemetto, rivolgendosi ad un soldato, presenza muta, forse un vecchio amante che torna a farle visita un'ultima volta, lei stessa offre di sé un ritratto assai impietoso. Circondata dal degrado, dal senso di vuoto, da ancelle irriverenti che le fanno dispetti. Cosa resta a questa Elena ora che la sua proverbiale bellezza è svanita? Condannata anche lei, che fu simbolo di incanto e perdizione, ad un destino mortale. L'intensa interpretazione di Elisabetta Pozzi sa regalare alla vecchia Elena memorie, riflessioni, immagini che il tempo non scalfisce e che rimarranno eterne. Colorato dall'accompagnamento musicale di Daniele D'Angelo, il suono puro della poetica colpisce e rapisce. Quarantacinque minuti sono sufficienti per raccontare un mondo distrutto e vuoto, doelnte e bellissimo.
ELENAELISABETTA POZZIda Omero-Euripide-Seferis-Ritzos
con Elisabetta Pozzi
Drammaturgia e Musiche Daniele D'Angelo
Costumi Ilaria Ariemme Luci Marco Grisa
Nata a Genova, frequenta la Scuola del Teatro Stabile di Genova, dove debutta a diciassette anni accanto a Giorgio Albertazzi ne "Il fu Mattia Pascal " di Pirandello, regia di Luigi Squarzina.
Inizia rapidamente ad affrontare un universo di personaggi femminili particolarmente complessi, portandoli in scena grazie a regie tese a valorizzarli incentrando spesso l'intero dramma o l'azione scenica su di loro.
Lavora con nomi importanti del teatro come Luca Ronconi, Peter Stein, Carmelo Bene. Insignita del Premio Eleonora Duse, ha ricevuto quattro Premi Ubu.
Al Teatro Festival Parma 1990 partecipa al "Progetto Ritsos", promosso dall'APA (Attori Produttori Associati), un'associazione spontanea nata in gemellaggio con la Francia per promuovere il giovane teatro contemporaneo, portando in scena il poemetto "Elena". Dalle relazioni con l'APA francese nasce la coproduzione "Basta per oggi" presentata al Festival di Avignone nel 1990, di cui è protagonista in un cast italiano e francese. Sulla spinta delle iniziative dell'Associazione, è fondatrice della TEA (Teatro e Autori), che si occupa della promozione e divulgazione della drammaturgia contemporanea.
Venerdì 5 settembre 2014, al Teatro di San Carlo di Napoli, durante la quarta edizione de Le Maschere del Teatro Italiano presentata da Tullio Solenghi, Elisabetta Pozzi è stata premiata come migliore attrice per la sua interpretazione di Clitennestra nell'Agamennone per la regia di Luca De Fusco. Per il cinema interpreta varie pellicole tra cui "Maledetto il giorno che ti ho incontrato" di Carlo Verdone grazie al quale riceve un David di Donatello nel 1992 come miglior attrice non protagonista. Recita in "Cuore Sacro" di Ferzan Ozpetek.