Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/University of Idaho
E’ una delle lune del nostro Sistema solare più studiate e riserva ogni giorno sorprese ai ricercatori. Parliamo di Titano, il più grande satellite naturale di Saturno e unico nel suo genere perché possiede un’atmosfera densa, oltre a conservare allo stato liquido mari e laghi di idrocarburi (azoto e metano). Da poco più di dieci anni i ricercatori di tutto il mondo tengono d’occhio questa luna grazie alla sonda Cassini-Huygens della NASA, che continua a inviare a terra immagini straordinarie di Titano. Come questa che vedete qui sopra, in cui la sonda ha ripreso, per la prima volta in maniera così definita, un fenomeno noto come riflessione speculare dei raggi di Sole, riflessi, per l’appunto, proprio dalla liscia superficie dei bacini di Titano.
Il punto speculare si trova a Sud del più grande bacino di Titano, il mare Kraken. Il raggio solare in questione, catturato il 21 agosto 2014, è stato talmente brillante da riuscire a saturare il Visual and Infrared Mapping Spectrometer (VIMS) montato su Cassini ed è stato addirittura possibile osservarlo attraverso la foschia a lunghezze d’onda molto più basse rispetto a quanto fatto finora, fino a 1,3 micron. La parte meridionale del mare Kraken (in alto al centro dell’immagine) mostra un margine luminoso di depositi evaporati che indicano che il mare era più grande in passato ed è diventato più piccolo proprio a causa dell’evaporazione.
I dati a più alta risoluzione ottenuti durante questo flyby mostrano, invece, il corridoio che unisce Kraken a un altro grande mare, il Ligeia (in alto a sinistra), coperto – anche se parzialmente – da un brillante complesso di nuvole a forma di freccia e costituite da goccioline di metano liquido, che costantemente rimpinguano i laghi e i mari.
L’immagine è stata realizzata colori naturali, ma non quelli che vedremmo se ci trovassimo di fronte al Polo Nord di Titano. In questa immagine il rosso corrisponde a 5,0 micron, il verde a 2,0 micron e il blu a 1,3 micron: queste lunghezze d’onda rappresentano le “finestre” che gli strumenti all’infrarosso di Cassini possono attraversare per osservare la superficie di Titano. In realtà ad occhio nudo un essere umano non vedrebbe altro che nebbia, come in questa foto qui sotto.
Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute
Per saperne di più:
Clicca QUI per visitare il sito della missione Cassini
Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni