Raccontare la bolgia paradisiaca dello stadio San Paolo esplodere a salutare il primo scudetto sotto il Vesuvio o descrivere un contrasto fra Hateley e Altobelli sulla tre quarti nerazzurra non è per nulla facile. Allo stesso modo non si può descrivere Inghilterra-Usa senza pensare (almeno per un attimo) a Joe Gaetjens, l’haitiano che con la maglia degli Stati Uniti segnò la rete della storica vittoria per 1-0 sui maestri inglesi. E quando il Portogallo affronta la Costa d’Avorio al Nelson Mandela Bay Stadium di Port Elizabeth, non si può non immaginarsi a Lisbona e convincersi, scrivendo, di aver (davvero) visto Fernando Pessoa dietro una finestra.
Scrivere di calcio è facile a certi livelli, difficile a certi altri. Parlare della classe e della bellezza formale del gioco di Roberto Baggio o di Diego Armando Maradona, mano de Dios e piede sinistro di San Gennaro, può essere banale o profondo come un qualsiasi resoconto giornalistico.
La partita di calcio è lo spettacolo agonistico più difficile da raccontare. In campo si muovono e agiscono venticinque personaggi a loro modo protagonisti o comprimari il cui movimento può essere pensato o improvviso, ma può anche conformarsi a schemi noti o del tutto nuovi… La gran parte di questi personaggi viene dimenticata per la loro stessa fugacità, per l’avvicendarsi velocissimo degli spunti, dei fatti e dei contrasti. La palla corre da una porta all’altra con traiettorie spesso maligne che si disegnano nella rete mentre il frastuono sale oppure svanisce.
Antonio Gurrado e Francesco Savio in questa loro antologia, Anticipi, posticipi (estratta dalle rubriche “L’anticipo” e “Il posticipo” che gli autori curano su Quasi Rete, il blog della “Gazzetta dello Sport”), alternano resoconti di partite a osservazioni e note pungenti riuscendo a rappresentare con originalità e ironia (grazie anche a interessanti contaminazioni e a un linguaggio disincantato, lucido, acuto, intelligente) quel nodo aggrovigliato e confuso di passioni che è una partita di calcio.
Colpiscono molto Antonio Gurrado e Francesco Savio per fantasia, vena ed estro verbale. La loro è una scrittura agile, sempre un poco sopra le righe, tecnicamente inappuntabile, a tratti mordace e sarcastica, assolutamente inventiva. Una scrittura di qualità (di una leggerezza che riesce a essere allegra e malinconica al tempo stesso) con tutto il fascino dell’understatement e con notevoli spunti di ironia che conquistano e fanno pensare.
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