“Gli esseri umani sono una specie deviata e guasta e non c’è guarigione, solo lenimento”.
Questa frase pronunciata da Harry Hole starebbe benissimo sulla sua lapide. Per nostra fortuna l’ex ispettore della polizia di Oslo, protagonista della saga scritta da Jo Nesbø, è ancora incredibilmente vivo.
Harry, sopravvissuto per miracolo alla storia precedente, ha vissuto per tre anni a Hong Kong, lavorando nel recupero crediti (un ruolo che ha svolto in modo insolitamente incruento e quasi gentile).
Quando Oleg, il figlio dell’unica donna amata – disastrosamente – da Harry, si trova accusato dell’omicidio di un tossico, il nostro si sente costretto a tornare. Convinto della sua innocenza, riprende a navigare a vista in una Oslo in cui molte cose sono cambiate: sono sorti quartieri noti e modernissimi, sono cambiati per l’ennesima volta i padroni dello spaccio. Sono cambiati anche i rapporti di potere, nella città, e il vecchio nemico, l’arrogante ed efficiente Mikael, sta diventando capo della polizia.
Ritrovare l’orientamento è difficile.
A guidare Harry ci penseranno Oleg, dalla galera, i pochi amici ancora presenti in polizia e infine Cato, un barbone filosofo.
Ma Harry, in fondo, è costretto come sempre a camminare da solo, a procedere grazie al suo intuito, per evitare trappole, bugie e deviazioni.
La seconda protagonista del corposo romanzo (oltre 400 pagine) è la violina, una droga sintetica che domina non solo il mercato e le piazze di Oslo, ma anche le menti e le azioni dei personaggi.
I colpi di scena sono così tanti, per fortuna del povero recensore, da togliere ogni possibilità di raccontare la trama, anche per sbaglio, in modo compiuto.
Al potenziale lettore basti sapere che Harry percorre fino in fondo il cuore nero di Oslo e del nostro Occidente, rischiando di affogarci.
Che il nostro ritorna a farsi di Jim Bean, e la droga liquida non sarà l’unica che lo accompagnerà lungo la strada.
Che farà di tutto per creare il lieto fine, che cercherà di sognare una vita finalmente normale con Rakel, che ci crederà davvero.
Fino alle ultime pagine, come noi.
Alla prossima, Harry….
Marco Zanette