Dopo mesi di psicodrammi piddini, di pantomime del buon governo e di proclami deliranti del tribuno ricciuto (uno scenario tanto deprimente da aver consentito a Berlusconi di assumere un rilievo da statista) la Grande Ruota della politica sembra che abbia deciso di riprendere a muovere i suoi ingranaggi.
La resa dei conti all’interno del M5stelle e la ventilata fuoriuscita di un numero di Deputati e Senatori bastanti a costituire dei gruppi autonomi in entrambi i rami del Parlamento, rovescerebbe completamente gli equilibri sui quali si sta reggendo l’esecutivo presieduto da Enrico Letta.
Una prospettiva che avrebbe, come prima conseguenza, il passaggio del pallino del gioco dalle mani del centrodestra a quelle del Partito Democratico. Per Letta sarebbe un’arma a doppio taglio: se la debolezza del Pdl dovrebbe garantirgli una maggiore libertà d’azione e una minore esposizione ai condizionamenti, d’altro canto verrebbe meno l’alibi per un’azione di governo poco incisiva, affrettando di fatto il momento in cui il Premier dovrà iniziare a presentare i risultati del suo operato.
Anche perchè i malpancisti, memori delle vicissitudini post elettorali, di fronte alla tangibile ipotesi di un nuovo equilibrio di maggioranza, potrebbero diventare scalpitanti, contribuendo ad accelerare l’ora degli esami per Letta.
Ad ogni buon conto, dopo mesi di fiction ovattata e surreale, il processo alla senatrice Gambaro di lunedì prossimo potrebbe essere il preludio ad una fase politica ben più dinamica.
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