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Lo Stalking e Facebook

Da Ilnazionale @ilNazionale
Lo Stalking e Facebook

immagine da http://technorati.com

2 DICEMBRE – Il termine inglese “stalking” ha diversi significati e può essere tradotto in diversi modi: “tendere un agguato”, “inseguire furtivamente”, “perseguitare”. In realtà non esiste una definizione generalmente accettata del termine ma comunemente si intende un insieme di comportamenti molesti e continui, tenuti da un individuo nei confronti di un altro, che provocano in quest’ultimo stati d’ansia e di paura che possono arrivare a comprometterne la quotidianità.

Lo stalking si svolge con appostamenti nei pressi del domicilio o, più in generale, degli ambienti frequentati dalla vittima, pedinamenti, telefonate e messaggi indesiderati, spesso con contenuti osceni, tutto ciò con lo scopo di ottenere un contatto diretto.

Nell’ordinamento giuridico italiano lo stalking è considerato reato dal 2009, grazie all’introduzione nel codice penale dell’articolo 612 bis che prevede la reclusione dai sei mesi ai quattro anni per “chiunque, con condotte reiterate minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato d’ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.

Tuttavia la legge che avrebbe dovuto tutelare le persone, vittime di questa subdola forma di violenza, in realtà non ha ottenuto i risultati sperati.

Le vittime sono per la maggior parte donne ed è sconsolante constatare che l’andamento del fenomeno non è assolutamente calato dopo l’introduzione del reato di stalking. Gli omicidi di donne per mano di familiari o di un partner sono in costante aumento dal 2009 ed una percentuale preoccupante di queste morti sono precedute da atti persecutori, che non cessano neanche in seguito a denunce e querele.

Secondo alcuni dati statistici sembrerebbe che 1 stalker su 3 anche dopo la denuncia continui con gli atti persecutori. I dati dimostrano quanto la questione sia seria e portano a riflettere sul problema, che è prioritario, soprattutto adesso, a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro la violenza sulla donna celebrata lo scorso 25 novembre.

Nel giugno 2011 Facebook, il social network più popolato e famoso, ha fatto parlare di se in merito al problema. Il Supremo Collegio ha stabilito che è punibile per stalking colui il quale minaccia una persona con video e messaggi inviati tramite Facebook.

I Giudici di legittimità, con la suddetta sentenza, hanno confermato la custodia cautelare per atti persecutori pronunciata dal Tribunale di Potenza nei confronti di un uomo che aveva inviato fotografie e filmati osceni alla ex compagna. Il soggetto in questione aveva avuto nei confronti della donna pesanti comportamenti persecutori, inviando video e immagini che lo ritraevano durante i rapporti sessuali con la ex ed uno di questi filmati era stato inviato anche al nuovo compagno della donna.

La Corte Suprema ha quindi confermato che la persecuzione attuata tramite Facebook è idonea a configurare il reato di stalking.

Dopotutto, nonostante Facebook abbia semplificato molto le vite di tutti rendendo immediata la comunicazione e, di conseguenza, più veloce lo scambio delle informazioni, studi recenti hanno dimostrato che la dipendenza da questo famoso social network sia sempre più in aumento provocando in molti soggetti comportamenti disturbati con conseguente depressione e stati d’ansia.

La facilità con cui si condividono sul network i fatti personali, usando Facebook come una sorta di diario, porta spesso a creare situazioni ambigue e problemi nei rapporti con le persone. Molti si conoscono tramite Internet, si creano relazioni online e passano gran parte della giornata connessi a controllare chat, email e i social network, con la preoccupazione di lasciarsi scappare occasioni di lavoro, di amicizia o di conoscenza.

L’ex compagno o l’ipotetico partner rifiutato ha tramite Facebook più occasioni per controllare e seguire la persona interessata e, soprattutto, il social network rende tutto estremamente semplice.

Per questo motivo bisognerebbe utilizzare questo mezzo di comunicazione in modo responsabile, cercando di sfruttare al massimo la comodità e l’utilità dello strumento senza però renderlo pericoloso.

Benedetta Marangoni


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