Lo Stato e l’aborto: segnali allarmanti dalla Spagna

Da Femminileplurale

Il 20 dicembre scorso il governo spagnolo guidato da Mariano Rajoy ha approvato una legge che stabilisce la possibilità di abortire solo in caso di stupro o di pericolo per la salute della donna, pericolo che dovrà essere attestato da due medici. Di fronte a questo, che è stato definito, “il più grave attacco ai diritti delle donne dalla dittatura franchista” le donne spagnole non sono state a guardare.

Da un lato, è stata lanciata in Internet una campagna dal titolo “Nuca Màs” (ovvero “Che non accada mai più”). Accanto a questo slogan sono stati posti due simboli che riportano alla mente il tragico fenomeno degli aborti clandestini: ferri da maglia e grucce. Centinaia di donne si sono fatte fotografare con questi in mano e le hanno fatte circolare su Facebook e su Twitter con gli hashtags #AlertaFeminista e #abortolibre.

Si è poi organizzata una manifestazione dal nome “Il treno della libertà“. Il 1° febbraio, da tutta la Spagna, partiranno convogli pieni di donne dirette verso Madrid per protestare contro il progetto di legge del governo Rajoy. Lo scopo sarà quello di consegnare alla Camera dei deputati, il seguente appello, scritto da Alicia Miyares, e intitolato “Perché io decido”:

Perché io decido a partire dall’autonomia morale, che è la base della dignità personale, non accetto imposizioni, o proibizione alcuna per quanto riguarda i miei diritti sessuali e riproduttivi e, perciò, la mia realizzazione come persona. Come essere umano autonomo mi rifiuto di essere sottomessa a trattamenti degradanti, ingerenze arbitrarie e tutele coercitive nella mia decisione di essere o meno madre. 

Perché sono libera invoco la libertà di coscienza come il bene supremo su cui fondare le mie scelte. Considero cinici quelli che fanno appello alla libertà per limitarla e malevoli quelli ai quali non importandogli la sofferenza causata vogliono imporre a tutti i propri principi di vita basati su ispirazioni divine. Come essere umano libero mi nego ad accettare una maternità forzata e un regime di tutela che condanna le donne alla “minore età sessuale e riproduttiva”.

Perché vivo in democrazia e sono democratica accetto le regole del gioco che tracciano i confini dei diritti dai peccati e della legge dalla religione. Nessuna maggioranza politica nata dalle urne, per molto assoluta che sia, è legittimata a convertire i diritti in delitti e ad obbligarci a seguire principi religiosi mediante una sanzione penale. Come cittadina esigo che quelli che ci governano non trasformino il potere democratico, salvaguardia della pluralità, in dispotismo.

 Perché io decido, sono libera e vivo in democrazia esigo dal governo, da qualunque governo, che promulghi leggi che favoriscano l’autonomia morale, preservino la libertà di coscienza e garantiscano la pluralità e la diversità di interessi. Perché io decido, sono libera e vivo in democrazia esigo che si mantenga l’attuale Legge sulla salute sessuale e riproduttiva  e sull’interruzione volontaria di gravidanza per favorire l’autonomia morale, preservare la libertà di coscienza e garantire la pluralità di interessi di tutte le donne“. 

La notizia ha destato molte preoccupazioni anche in Italia dove si moltiplicano le iniziative a difesa del diritto di aborto e di solidarietà nei confronti delle donne spagnole.

Una tra queste la lettera diffusa da Usciamo dal silenzio, rivolte alle giovani donne e in difesa della legge 194.

La Casa Internazionale delle donne di Roma sta invece organizzando un presidio per il 1 febbraio che si terrà a piazza Mignanelli (sede dell’ ambasciata di Spagna) dalle 15,30.

Altri presidi, riportati nel sito della rete womenareeurope, si terranno:

MILANO: via Fatebenefratelli 26, dalle ore 14.00, sotto al Consolato spagnolo
FIRENZE: via de’ Servi 13, orario da definire, sotto al Consolato spagnolo
REGGIO CALABRIA: corso Garibaldi, di fronte al teatro “Cilea” dalle ore 16.30

Partecipiamo!


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