Lo status della Mongolia nelle relazioni internazionali: intervista a Choinkhor Jalbuu

Creato il 27 febbraio 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Per inaugurare la partnership tra l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e il Mongolian Institute of Geopolitical Studies, il cui obiettivo è l’analisi congiunta dell’integrazione euroasiatica e degli equilibri di potere nel nordest asiatico, IsAG ha intervistato Choinkhor Jalbuu, Ambasciatore, Fondatore e Presidente dell’istituto di studi geopolitici mongolo, per meglio comprendere lo status attuale della Mongolia, racchiusa tra due superpotenze come Cina e Russia, e le sue prospettive nelle relazioni internazionali.

 
Negli ultimi anni, la Mongolia ha attirato l’attenzione della Comunità Internazionale grazie al suo tasso di crescita a due cifre (uno dei maggiori tassi di crescita al mondo) e ad un nuovo attivismo internazionale. Secondo lei, quali sono gli aspetti più significativi della ripresa economica e politica della Mongolia?

La Mongolia ha registrato un tasso di crescita a due cifre grazie agli investitori internazionali del settore minerario che, interessati alla significativa dotazione mineraria della Mongolia, hanno investito parecchi miliardi di dollari nel Paese, causando il boom minerario. Inoltre, la democrazia ha continuato a svilupparsi con il funzionamento delle istituzioni democratiche in Mongolia. Tuttavia, ultimamente, la crescita è diminuita bruscamente ad una cifra in quanto gli investimenti esteri si sono interrotti a causa di una mancanza di comprensione e di un accordo finale tra le autorità mongole e gli investitori del settore minerario. Quindi, l’iniziativa più significativa in Mongolia è quella di migliorare il buon governo al fine di presentarsi come una destinazione molto attraente per gli investimenti esteri.

La Mongolia è situata in una delle regioni più dinamiche del mondo, l’Asia Orientale, e in particolare si trova esattamente nel cuore del Nordest asiatico, tra due giganti come Russia e Cina, con le quali condivide lunghi legami storici. Attualmente, come sono le relazioni della Mongolia con questi due Paesi?

Dal punto di vista geopolitico, apparentemente ci sono pochi Paesi con una specifica posizione geografica come quella della Mongolia odierna, ubicata tra due grandi potenze.
I due vicini, Cina e Russia, sono potenze che sono decine di volte più grandi della Mongolia in termini di dimensione geografica, popolazione e potenziale economico. Questi due Paesi, molto influenti a livello mondiale, stanno espandendo il loro raggio di azione geopolitico da centinaia di anni, ed hanno la possibilità di influenzare e condizionare, direttamente e indirettamente, la Mongolia, paese senza sbocco al mare e sottosviluppato con una scarsa capacità. Ed è sempre stato così.
È ovvio che la Mongolia sia molto dipendente da Cina e Russia in quanto condivide i confini solo con queste due Potenze. C’è un’importante clausola nel concetto di politica estera della Mongolia che enfatizza le relazioni amichevoli e la cooperazione reciproca con questi due Paesi.
Innanzi tutto, le tre Nazioni sono vicini contigui in termini di geografia e ambiente. C’è un proverbio che dice che i vicini non si scelgono. La Mongolia non ha scelto Cina e Russia e loro non hanno scelto la Mongolia. Oggigiorno, le tre Nazioni indipendenti, Cina, Mongolia e Russia, esistono una accanto alle altre.
I nostri fiumi scorrono attraverso i rispettivi territori. I nostri laghi costituiscono confini in comune. Animali come antilopi e orsi regolarmente “violano” i confini di Stato meticolosamente definiti con grandi sforzi. Se scoppia un incendio nelle foreste, Mongoli e Russi sono ugualmente in pericolo. Se scoppia un incendio nelle praterie, Mongoli e Cinesi sono ugualmente in pericolo. Si aiutano naturalmente nei momenti del bisogno. E condividono la loro felicità nei giorni buoni. Questo è il destino delle nostre tre Nazioni.
In secondo luogo, le tre Nazioni sono vicini che sono stati esposti a relazioni e connessioni durate secoli e millenni in termini storici.
In generale, Paesi e nazioni confinanti hanno sia relazioni tese che amichevoli durante il lungo arco storico del tempo, nel quale possono collaborare o non collaborare, occupano o vengono occupati. Questo tipo di storia potrebbe essere riscontrato in qualsiasi parte del mondo. Le tre Nazioni, Cina, Mongolia e Russia non hanno evitato quel tipo di storia. Come umile studente di relazioni internazionali non conosco nessun paese o nazione che non sia passato attraverso questo tipo di destino.
Il passato è passato. Il grande William Shakespeare ha scritto: “Disfar le cose fatte già non si ponno”1. Il passato è storia. La storia è la nostra eredità. La nostra eredità è la base per il nostro presente e il nostro futuro. Riferendosi alle relazioni sino-mongole, il leggendario capo cinese Mao Zedong una volta ha dichiarato che “dobbiamo cooperare senza guardare al nostro passato, ma guardando verso il nostro futuro”.
In terzo luogo, le tre Nazioni sono vicini che condividono legami di sangue se i dettagli sono rivelati. Persone con la stessa origine etnica abitano da secoli e decenni i nostri tre Paesi beneficiando di amicizia e cooperazione. Ci sono centinaia e migliaia di matrimoni misti tra loro. Per esempio, intere regioni autonome, repubbliche, province e aree, aimag e somon2 rappresentando importanti unità amministrative di alcuni Paesi hanno la stessa composizione etnica di quella dei Paesi vicini. È una concreta riflessione dei legami storici testimoniata dai secoli.
In quarto luogo, le tre Nazioni sono vicini che hanno profondi legami culturali e religiosi. Le tre Nazioni in quanto secolari vicini hanno tante cose in comune come cultura e religione e i grandi valori che condividono.
In generale, la Mongolia ha antiche e complicate relazioni con Cina e Russia, sebbene recentemente siano migliorate. I capi di Stato di queste superpotenze hanno visitato la Mongolia. La Cina sta fornendo una significativa assistenza finanziaria alla Mongolia mentre la Russia ha allentato varie restrizioni sulla Mongolia.

Vista l’importanza del Nordest asiatico nel settore energetico, quale ruolo potrebbe svolgere la Mongolia?

È nell’interesse nazionale della Mongolia seguire l’esempio di altri paesi di successo senza sbocchi al mare, come la Svizzera, al fine di integrarsi economicamente con i Paesi confinanti, nel nostro caso Cina e Russia, pur mantenendo legami politici e culturali, sovranità e indipendenza.
La Mongolia ha riserve significative. Con i suoi vasti giacimenti di carbone, la Mongolia è in grado di agire come base carbonifera ed esportatore energetico verso la Cina.
La posizione geografica della Mongolia le permette di essere il ponte tra l’Europa e l’Asia, la Russia e la Cina. Tuttavia, non riusciamo a capire come mai il gasdotto, da più parti acclamato come l’affare del secolo tra Russia e Cina, la linea ferroviaria ad alta velocità tra Cina ed Europa attraverso l’Asia Centrale, così come la nuova transiberiana Pechino-Mosca, aggirano tutti la Mongolia, evitando sorprendentemente il collegamento meno costoso e più veloce attraverso l’altopiano mongolo. Ciò potrebbe essere un tipo di ombra dal cosiddetto Triangolo Strategico se lo consideriamo dal punto di vista geopolitico. In qualche modo i Mongoli devono sopravvivere, ma non pensiamo che Russi e Cinesi, i nostri buoni vicini, hanno dimenticato che le significative riserve mondiali di acqua potabile originano dall’altopiano della Mongolia.

Nonostante la crescita economica della regione, l’Asia Orientale ancora racchiude questione controverse, come quella nella penisola coreana che rappresenta una minaccia alla stabilità della regione. Date le buone relazioni della Mongolia con la Corea del Nord, potrebbe operare da intermediario (come già fatto per esempio nel caso dei negoziati tra Giappone e Corea del Nord) per contribuire all’apertura di uno dei Paesi più chiusi del mondo ed aiutarlo a riconciliarsi con la Comunità Internazionale?

La Mongolia già opera da intermediario. Usando le sue relazioni tradizionali, la Mongolia è disponibile ad impegnarsi di più verso la Corea del Nord, sia economicamente sia sotto altri aspetti, aiutandola ad aprirsi. Ci sono alcune discussioni in corso e forse Giappone, Corea del Sud e le altre potenze del negoziato a sei sosterranno l’impegno della Mongolia verso la Corea del Nord.
Quando il Presidente della Mongolia ha proposto due anni fa il cosiddetto Ulaanbaatar Dialogue che continuerà negli anni a venire, aveva in mente proprio le questioni nel Nordest asiatico, e in particolare le continue tensioni nella penisola coreana.

La politica mongola non sembra limitata alla sola Asia. Infatti, attraverso la sua “Politica del terzo vicino” la Mongolia ha stretto forti legami con altri importanti attori globali come Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Corea del Sud, India, e Turchia. Alcuni analisti considerano questa politica come uno strumento per bilanciare l’influenza della Russia e della Cina sulla Mongolia. Potrebbe spiegarci il significato e lo scopo di questa politica?

Nel concetto di politica estera della Mongolia, una importante direzione è tesa a sviluppare relazione di partenariato e cooperazione con Stati Uniti, Giappone, Unione Europea, India, Repubblica di Corea e Turchia e molti altri Paesi asiatici ed europei nel quadro della sua “Politica del terzo vicino”. La politica estera della Mongolia è definita come pacifica, aperta, indipendente e multi-pilastro. Quindi, perché non considerare la “Politica del terzo vicino” come uno dei pilastri fondamentali della politica estera della Mongolia?
Riteniamo che la Mongolia non dovrebbe essere sempre dipendente da uno dei due suoi vicini o da entrambi per tutte le questioni che potrebbero sorgere. Consideriamo che le questioni della “Politica del terzo vicino” non dovrebbero essere limitate solo all’ambito dei problemi politici e di sicurezza.
Nel mondo contemporaneo, l’esistenza di un qualsiasi Paese, il suo sviluppo, la sua prosperità e i suoi interessi geopolitici non sono relativi solo alle questioni militari e strategiche, ma sono anche intrecciati con la soluzione dei problemi commerciali, economici, di investimento e sociali, e specialmente con il bisogno di sviluppare una cooperazione bilaterale e multilaterale tra le Nazioni con l’obiettivo di ridurre la povertà e di scambiare i benefici apportati dalla tecnologia e dalla conoscenza. Questo è un fattore che espande il concetto di “Politica del terzo vicino”. La Mongolia ha buone relazioni con terzi vicini. Questi vicini hanno tutto ciò di cui la Mongolia ha bisogno, come una buona governance, know-how, tecnologia avanzata ecc.

Il segno più importante della Mongolia è il suo rinnovato attivismo sulla scena internazionale. Per esempio, potremmo menzionare la partecipazione alla NATO’s Partnership for Peace, alle missioni di Pace delle Nazioni Unite, l’ammissione all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nel 2012. Inoltre, ha ospitato la Community of Democracies a Ulan Bator nell’aprile 2013, il World Environment Day nel giugno 2013, e nel 2016 la Mongolia presiederà il vertice ASEM. In quest’ultimo caso osserviamo un passaggio di consegne tra Italia e Mongolia. Secondo lei, quali sono i maggiori risultati del vertice ASEM svoltosi in Italia? A cosa si dovrebbe orientare la presidenza mongola dell’ASEM?

La politica interna ed estera di qualsiasi Paese e i suoi interessi geopolitici sono definiti da una serie di fattori, tra cui la localizzazione geografica del Paese, le caratteristiche paesaggistiche, le risorse naturali, l’identità degli abitanti della Nazione, le sue tradizioni ed eredità, così come le sue potenzialità difensive, scientifiche, economiche ed intellettuali. Ciò è più ovvio per piccoli Paesi come la Mongolia.
La Geopolitica o la Politica dello Spazio rappresenta una pratica, un’arte, una scienza nella loro combinazione sulla definizione dei modi e mezzi per attuare la politica militare-strategica, economica e sociale di una determinata Nazione nel suo ambiente geografico storicamente emerso, o in fase di emersione e che emergerà in futuro, e nel contesto intellettuale e di civiltà tradizionalmente consolidato, o in fase di consolidamento o che si consoliderà come risultato della tutela dell’identità nazionale.
Il rinnovato attivismo della Mongolia nelle sue relazioni internazionali, che avete descritto, non scaturisce dal desiderio di divenire un importante player, nemmeno a livello regionale, ma dalla sua apprensione di assicurare la propria sopravvivenza in questo mondo turbolento tra grandi potenze e Paesi influenti. La Mongolia è una vibrante isola democratica funzionante nella regione, riconosciuta poco a poco dagli altri Paesi per il suo avanzato impegno democratico. Pertanto, il mondo ha un importante interesse nel successo della democrazia mongola per dimostrare ai restanti Paesi della regione che la democrazia funziona e porta il successo.
La Mongolia deve fare tutto il possibile per garantire la continuità ereditaria dell’ASEM nel vertice di Ulan Bator, aggiungendo un nuovo impulso, al già impressionante contributo del Forum, al fine di rafforzare la comprensione reciproca ed espandere la cooperazione tra Europa ed Asia.

In conclusione, qual è la vostra opinione sulle relazioni tra Italia e Mongolia? Ritenete che la preparazione del vertice ASEM potrebbe essere una buona occasione per rafforzarle?

Ci sono molte aree in cui Mongolia e Italia potrebbero conoscersi meglio. Per esempio, ci sono enormi potenzialità nei settori della moda, design, artigianato, storia, cultura, alimentazione e turismo. Tutte queste relazioni dovrebbero fiorire. La Mongolia ha un importante settore agricolo che produce materie prime che potrebbero essere lavorate e trasformate in prodotti competitivi a livello globale. Penso che le autorità dei due Paesi dovrebbero stimolare in qualsiasi modo iniziative al riguardo.
Il prossimo vertice ASEM nel 2016 in Ulan Bator è un punto prioritario dell’agenda di politica estera della Mongolia. Dobbiamo studiare attentamente la grande esperienza dell’Italia che ha presieduto con successo il precedente vertice a Milano. Penso che la Mongolia debba inviare una delegazione a Roma e Milano per studiare e approfondire in loco i dettagli dell’organizzazione dell’evento.
Infine, vorrei esprimere il mio apprezzamento e la mia gratitudine all’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie e al suo stimato Presidente Tiberio Graziani per l’amichevole collaborazione e il forte interesse per la Mongolia.


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