Lo sterco del diavolo non puzza. Questa è pare essere la regola aurea di certi ambienti che per anni hanno gradito, pretendendo o arrogandosi l'esenzione dalle tasse, quelle stesse che permettono di fatto la sopravvivenza del loro esercizio di potere.
Pare un discorso da complottista, me ne rendo conto e, considerando la mia nota avversione alla Religione, non tanto anticlericalismo fine a sé stesso od ostilità alla libertà di credo (ci mancherebbe!), quanto piuttosto alla forma di potere dell'organizzazione che si interpone tra l'uomo e la presunta divinità, comprendo bene gli eventuali dubbi del lettore su quanto sto per scrivere. In fondo, le mie, sono sempre state espressioni di opinione, in quanto tali opinabili e soprattutto di giudizi mai definitivi ma dettati da ciò che percepisco dall'osservazione del fenomeno in quel dato momento. Quindi, se da un lato ritengo doveroso riconoscere alle organizzazione di matrice cristiana l'impegno e i risultati raggiunti nel portare conforto a malati, poveri e deboli in genere, non posso non nascondere le mie perplessità sulle vere motivazioni che guidano i vertici di tali organizzazioni. In altre parole, non metto in dubbio e anzi ammiro il lavoro dell'operatore che lavora spesso nel volontariato per raccogliere fondi o vettovaglie, per distribuirle o per prestare assistenza, mentre ho seri dubbi, in alcuni casi addirittura certezze, che le vere motivazioni che spingono i vertici di tali organizzazioni siano volte all'arricchimento al fine di poter esercitare potere. Quale potere? Qualsiasi: dal controllo delle coscienze, all'influenza su sistemi economici e politici; in sostanza tutto ciò che permette il rafforzamento della propria lobby. Potrei partire da lontano, quando la Chiesa ancora vantava potere temporale e mirava ad avere il primato sulla politica europea e sosteneva economicamente le proprie velleità vendendo indulgenze o permettendo la venerazione di improbabili reliquie grazie alle quali furono costruite cattedrali e il relativo indotto. In realtà, senza andare molto l ontano, basta leggere ed interpretare le notizie che ci vengono propinate sui quotidiani nazionali più o meno quotidianamente. Così, mentre si discuteva di come la chiesa era in qualche modo riuscita ad esentare dal pagamento delle tasse gli immobili a non esclusivo uso commerciale, nei quali sono confluiti alberghi, convitti, ospedali e quant'altro, i vertici della CEI si dicevano pronti a far pagare chi aveva sbagliato (forti di una legge che li metteva dalla parte del giusto) mentre dall'altra scatenavano i propri giornali a difesa dei diritti acquisiti. Purtroppo per loro sull'Italia e sui suoi Governi pende un richiamo dell'UE, che vede nell'esenzione di cui sopra, un palese aiuto di Stato che inficiava il regime di libera ma soprattutto onesta concorrenza.
In Europa, è piuttosto evidente, la Lobby cattolica ha un peso decisamente inferiore rispetto a quello che può esercitare in Italia (vedasi ad esempio, il rifiuto di inserire le radici cristiane nella carta costituzionale del trattato) così, nel momento di estrema difficoltà del nostro Paese, il Governo, forte della copertura dell'Europa, ha cercando di reinserire la tassazione su tutte quelle attività che di fatto costituiscono lucro, e in quelle a non prevalente scopo di , una tassazione parziale riferita a ciò che risulta inerente alla sola attività lucrativa. Quando è divenuto chiaro l'obbligo del Governo di procedere in questa direzione però, il passo indietro della chiesa è stato piuttosto rumoroso e si è incarnato in una bella serie di proteste e piagnistei. E pensare che per qualche oscuro motivo, se mai pagheranno lo faranno dal 2013, a differenza dei normali cittadini, decisamente più vessati. Stranamente, ed è bene evidenziarlo, le proteste sono venute da un area particolare, quella dell'istruzione ove il mondo delle paritarie oltre a costituire evidentemente un'attività lucrativa (quanto lucrativa sarebbe da verificare), rappresentano per le istituzioni religiose un luogo di formazione delle coscienze di importanza strategica, ai giorni d'oggi, irrinunciabile. Già, perché la frequentazione scolastica, per quanto, è obbligatoria e, laddove non lo è più per legge (Istituti superiori) lo è divenuta per esigenze della moderna (e poco lungimirante) società. Obbligatoria, dicevo, a differenza della frequentazione delle istituzioni religiose classiche (chiesa, oratorio, catechismo), che avviene solo per scelta e soggetta al sentimento che lega l'italiano medio a tradizioni sempre più mutevoli e sempre meno comprensibili. Una tassazione sugli istituti privati religiosi, comporterebbe quindi un danno notevole giacché imporrebbe alla Chiesa una scelta dolorosissima: la rinuncia dell'aspetto lucrativo al fine di mantenere il controllo sulla formazione delle coscienze. Dovrebbe parimenti stupire il fatto che non si parli invece di sanità, dove i cattolici detengono un peso considerevole e dove il denaro fluisce in modo assai più copioso, nemmeno paragonabile, rispetto al mondo dell'istruzione. Ma il perché è presto detto. Nella Sanità è evidente che il controllo, tasse o non tasse, è garantito, anche attraverso scorciatoie e sentieri poco chiari per non dire assimilabili al modus operandi delle organizzazioni mafiose. Ho già riportato un esempio eclatante dei metodi utilizzati da Don Verzè e C. per tornare in possesso di un terreno sottoposto a regolare contratto di affitto, con tanto di intimidazioni, incendi dolosi e forse cosa più grave, la capacità di muovere la Guardia di Finanza a suo piacimento, per colpire gli avversari. In base a quest'ultima considerazione non è poi così assurdo supporre che la possibilità di influenzare i controlli delle Fiamme Gialle, possa essere stata a doppio senso, ovvero sia per colpire gli avversari che per proteggere i propri interessi. I quali, è bene ricordarlo, erano comunque ben tutelati, di riffa o di raffa (leggi: con accondiscendenza o tramite ricatto), anche a livello politico. Assai interessante da questo punto di vista il documento del Corriere, che pubblica alcuni stralci dello scambio epistolare tra il suddetto don Verzè e il Ciellino per antonomasia, allora (2001) come oggi presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni.
Scrive il primo:
Caro Roberto, come ti affermai anche quest'anno chiudiamo con un passivo di 35 miliardi (del vecchio conio, siamo nel 2001)... non costringermi a provvedimenti traumatici le cui conseguenze lascio alla tua immaginazione ...Anche la nostra immaginazione è dunque libera di vagare, sebbene trarre conclusioni sia quanto meno poco corretto. Tuttavia è difficile non credere che nei toni della lettera, non sia sottinteso una qualche forma di ricatto. Il metodo non è certo quello del buon pastore e se mi è consentito, neppure quello che applicherebbe un onesto e probo imprenditore.
Come sottolineano i due giornalisti del Corriere, già nel 2001 il S.Raffaele, gioiello della sanità cattolica, navigava in brutte acque ed era cosa risaputa sia negli ambienti bancari (l'articolo cita Geronzi), sia al livello politico (Formigoni). Perchè nessuno ha provveduto a porre freni al dissesto finanziario di Verzè, rimane un punto piuttosto oscuro, nella cui ombra non è difficile intravvedere i giochi di potere di cui si accennava poc'anzi.
A lasciare basiti tuttavia non sono le frasi di Verzè, non almeno dopo che il pentolone San Raffaele è stato parzialmente scoperto (personalmente sono convinto che vi sia molto altro), quanto la risposta di Formigoni:
Carissimo don Luigi, ritengo il tuo giudizio (...) un po' ingeneroso (...)l'istituto, pur non autorizzato, ha esercitato attività sanitaria in regime di accreditamento e di solvenza (...). Abitualmente in questi casi, prima si dispone l'interruzione delle attività e poi eventualmente si attiva l'iter per il rilascio dell'autorizzazioneNon è finita:
Nella fase di accreditamento di Ville Turro si è consentita la trasformazione di posti letto di psichiatria in riabilitazione (...) per ottimizzare la fatturazione delle prestazioni rese... La tariffa è più remunerativaPer riassumere, come riportano i giornalisti del Corriere: accreditamento non regolare di posti letto con il servizio sanitario, rimborsi discutibili, norme e regolamenti confezionati «sartorialmente» per fare guadagnare di più il San Raffaele. Oggi, come ovvio immaginare, Formigoni da una sua versione dei fatti attraverso un'intervista al compiacente quotidiano Libero. Purtroppo per lui però l'intervista lascia aperti molti punti. Innanzitutto salta subito all'occhio quanto la memoria del Presidente della Lombardia sia labile sulla missiva di cui sopra, mentre sia accurata nel ricordare come in realtà non abbia mai compiuto atti per aiutare il San Raffaele, nel mentre rimarca auto lodandosi con innata eleganza la sua bravura nel risolvere i problemi (di chi?) nel rispetto delle leggi (fatte ad hoc?). In sostanza Formigoni dichiara di non ricordare le minacce di Verzè nelle quali il prete richiedeva aiuti per coprire un buco di 35 miliardi delle vecchie lire e giustifica le eventuali elargizioni al San Raffaele come normale attenzione per una struttura di eccellenza. A ulteriore giustificazione Formigoni tira in ballo anche la ricerca, per la quale l'investimento di oggi frutterà probabilmente domani. Tuttavia è ben noto come la Regione Lombardia abbia distribuito a pioggia milioni di euro alla sanità, in gran parte in mano a CL, ed è assolutamente inconcepibile che la Regione non abbia poteri né debba assumere alcun dovere di verificare come vengano spesi i soldi elargiti. Se il governatore della Lombardia davvero non ha mai pensato di organizzare un organo di controllo per verificare le ingenti somme destinate alla sanità o è un totale incompetente o è in malafede. In altre parole, è un classico politico all'italiana. Formigoni comunque non spiega l'elenco riportato dal Corriere, piuttosto si limita a bollarlo come fango in quanto facente parte di atti processuali archiviati in quanto non ritenuti penalmente irrilevanti. Irrilevanti, forse, in tempi di vacche grasse, di certo conformi a leggi che egli stesso sottolinea "regionali" in sostanza fatte su sua indicazione. Interessante poi il fatto che nella sua lettera ci sia una prima parte scritta di suo pugno e una seconda, il famoso elenco, probabilmente scritta dai suoi funzionari: se nell'elenco dei favoritismi c'è qualche cosa che va al di là delle leggi nazionali (dettate da chissà quale lobby) e/o regionali (dettate da chissà chi) sicuramente dovrà risponderne il funzionario non certo lui. Inoltre tutto il ragionamento cade se partiamo che la lettera è una risposta ad una non ben precisata minaccia di cui Formigoni ha l'immaginazione per poter comprendere.
Insomma, ci sono momenti in cui verrebbe da sperare che l'Inferno cristiano non sia il frutto di fantasia.
La Chiesa, ci dicono, è fatta da uomini e quindi è, pur se santa, anche peccatrice.
Certo è che i peccatori se li scelgono bene...