Non sono e non sarò una fan di Amy Winehouse, ma mi piacciono le sue canzoni , la sua calda voce di artista di talento in un mondo di eccessi. Ha riportato in auge il genere soul, prima considerato solo dall'elite musicale, facendolo amare anche alle grandi masse e forse è stata una delle più grandi voci di questo inizio secolo.
Amy però non è soltanto musica, ma icona di stile, amava vestirsi (o per meglio dire addobbarsi) in maniera eccentrica, quasi a voler esternare a tutti i costi il suo modo di vivere così scanzonato.Chi uscirebbe mai di casa con i capelli così male cotonati e con addobbi di ombrellini da cocktail, o con foulard annodati in testa tipo donna delle pulizie? L'ho sempre guardata incuriosita, cercando di capire i riferimenti del suo stile Ha ostentato mises al limite dell'assurdo, spesso ricordando le pin-up anni '50, con vestitini succinti che si opponevano al suo corpo esile e martoriato da disturbi alimentari e droghe.Adoravo i suoi contrasti, i suoi abitini chic e stilosi abbinati a tutto il suo eccedente contorno! Karl Lagerfeld amava la sua pettinatura che spesso accostava a quella della grande Brigitte Bardot dei tempi d'oro, ma non era il solo nel campo della moda che la stimava, Fred Perry l'ha voluta come testimonial e stilista dedicandole una linea di abbigliamento da lei disegnata. Il suo essere senza limiti è stato un punto di forza per la sua creatività estrema, ma anche il motivo del suo malessere che l' ha portata alla morte. Se c'è ancora chi sostiene che "l'abito non fa il monaco", allora non conosce la storia di Amy e forse in un mondo così pieno di ostentazioni come quello in cui siamo abituati a vivere è cosa ormai sorpassata.
Lolli