Valery Kravcov è un deputato lettone, siede fra i banchi dell'opposizione nelle fila del partito filorusso di Saskanas Centrs (Centro dell'Armonia). Di origine russa, siberiana, ha da alcuni anni la cittadinanza lettone, vive in Lettonia, i suoi figli sono nati in questo paese. Ma ha un difetto, per il ruolo istituzionale che ricopre: non capisce la lingua lettone.
Il fatto curioso è che per ottenere la cittadinanza lettone bisogna passare un esame di lingua, che Kravcov ha passato. Ha insospettivo i più la circostanza che nel distretto di Liepaja, dove si è svolto l'esame, il funzionario che presiede la commissione è stato poi destituito per fatti di corruzione.
Così da novembre, da quando è diventato deputato, siede sui banchi del parlamento con la cuffietta per ascoltare la traduzione simultanea, non è in grado di pronunciare interventi, sia in aula che nelle commissioni si limita ad ascoltare e a votare.
I nazionalisti di Visu Latvijai! (Tutto per la Lettonia) hanno presentato contro Kravcov una mozione di espulsione dal Parlamento per manifesta incapacità di assolvere ai compiti di deputato, non conoscendo la lingua con cui vi si parla, e con cui si scrivono le leggi.
Ieri in Parlamento si doveva pronunciare sul voto: per la prima volta Valery Kravcov si è alzato dal suo banco, e tenendo in mano un foglio ha pronunciato, o meglio letto, un breve discorso in un lettone stentato ma passabile, difendendo le sue prerogative di deputato, assicurando sulla sua fedeltà alla costituzione e sul suo amore per la Lettonia, e promettendo che il suo lettone migliorerà. Ma ha anche messo tutti in guardia in un sussulto di orgoglio russo: "Un siberiano non si inginocchia mai". Intanto una telecamera indiscreta sbirciava sul suo foglio scritto in lettone, dove Kravcov aveva scritto in cirillico la pronuncia di molte parole.
I partiti di governo, pur contrari a Kravcov, si sono detti preoccupati per le ripercussioni che l'espulsione potrebbe causare nei rapporti con la folta minoranza russa, e nel caso in cui la questione venisse impugnata dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo, in un giudizio che potrebbe mettere in forte difficoltà il governo Dombrovskis.