Sorte provvida per taluni, sadica con altri; sardonica nel complesso. Il dottor Damiano Scaravaggi si era presentato al concorso pubblico chissà perché indetto dal Comune di Cremona per il posto di dirigente dei servizi sociali. Non a tutti è gradita tale creazione di un dirigente molto ben retribuito a tempo indeterminato, ma taluno proclamò: “Sia fatto il/la dirigente!”.
Lo Scaravaggi poteva vincere il concorso, poteva, ma non si è presentato alla prova orale! Pare per colpa di una febbre.
È diventato direttore dell’Ato poco dopo la guarigione! E Eugenia Grossi direttrice delle Politiche sociali.
I meriti del direttore Scaravaggi sono stati dimostrati nelle prove scritte, come anche quelli della dottoressa Grossi, già da anni dipendente dei servizi sociali.
Allora, quando su Cremonaoggi apparve il celeberrimo commento poi qui ribadito dal consigliere comunale Zaffanella (“tutti sanno già prima chi vincerà i concorsi pubblici”, e Cremona è in Italia) poteva anche stupire il balzo scaravaggesco dalle Politiche sociali all’Ato.
Sembravano due ambiti in competizione. Utenze staccate a bussare ai servizi sociali da un lato e bollette che rincarano dall’altro lato.
Ora, indipendentemente dai dirigenti, comunque dipendenti dagli indirizzi politici, l’Ato rincara, senza mai considerare i referendum, e i servizi sociali stentano a vedere il problema e a intervenire.
Le politiche di settori così lontani e così vicini (le sedi di Ato e servizi sociali distano circa 100 metri) convergono incredibilmente.